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Franco Esposito

Scioperano le low cost, va al tappeto il turismo. Atterrato e prono, quasi un abbraccio con il rischio di una nuova crisi. Il ridimensionamento dei voli economici in Italia e all'estero è rappresenta una seria minaccia. L'ombra che si allunga sul futuro del settore turistico. Come da precise preoccupanti indicazioni provenienti dall'ultima domenica nera negli aeroporti italiani. Migliaia di turisti sono rimasti a terra. Inevitabile ormai la crescita esponenziale delle richieste di danni alle compagnie aeree, cause di rimborsi per viaggi prenotati, pagati, e non effettuati. A fine estate il conto potrebbe salire a sette miliardi.

Le associazioni dei consumatori già hanno annunciato raffiche di ricorsi. La guerra è puntualmente riesplosa in questo mese di luglio scandito da scioperi, agitazioni, e soprattutto da cancellazioni: 615 cancellati domenica. Una moria. In arrivo un'ondata di richieste di rimborsi. É andata così: quattro ore di sciopero, dalle 15 alle 18, hanno indetto piloti e assistenti di volo di Ryanair, EasyJet, Volotea, Malta Air, Crowlink. Totalmente imitati, per filo e per segno, dai controllori di volo Enav e dai lavoratori delle imprese degli esercizi aeroportuali in diversi scali.

Gli scioperi a carena hanno causato una sorta di tsunami. Chiari, precisi i segnali: facile prevedere un'estate caldissima sul fronte del traffico aereo. In particolare quello delle low cost. Clamoroso l'impatto sulle entrate della compagnie aeree: almeno cinque miliardi di mancati introiti, fino a settembre. Due quelli degli indennizzi da pagare ai passeggeri per ritardi e cancellazioni. Gli indennizzi, già a giugno, avevano raggiunto quota 500 milioni.

Centoventidue dei 583 voli cancellati sono di Ita. Poco male in questo caso: la compagnia ha riprotetto i passeggeri su altri voli. Il cinquanta per cento ha potuto viaggiare domenica. Cento voli sono stati cancellati negli scali di Fiumicino e Ciampino, ottanta a Napoli Capodichino, altrettanti negli scali milanesi i Linate e Malpensa, settantanove a Bergamo Orio al Serio, 63 a Bari Palese e Brindisi, trenta a Catania Fontanarosa, ventinove a Venezia Tessera, venti a Firenze, Torino, Palermo, Olbia.

Il problema di vastità evidentemente globale ha riguardato anche gli scali di Cagliari Elmas, con quattordici cancellazioni, Genova, Alghero, Lamezia Terme, Pisa, Trieste, Verona, Treviso, Comiso. “Così è inaccettabile”, protesta il presidente della Commissione Trasporti alla Camera, Raffaele Paita. “É inaccettabile soprattutto per i cittadini, sottoposti a disagi incredibili, a cui si aggiungono il malfunzionamento o le scarse informazioni fornite dalle compagnie aeree in sciopero”.

In favore degli utenti danneggiati dallo sciopero del settore aereo è intervenuto il Codacons: attivata una piattaforma mirata all'aiuto dei cittadini nella gestione delle pratiche di rimborso e risarcimento. “Ricordiamo che anche in caso di sciopero le compagnie sono tenute a riconoscere ai passeggeri vittime del volo cancellato l'assistenza e l'indennizzo previsti dal regolamento europeo 261/04”.

Codacons ha presentato un esposto ad Antitrust, Commissione Europea, Enac e alle Procure della Repubblica. Il documento riguarda i disservizi che stanno vessando milioni di italiani, Analogo esposto ha presentato all'Antitrust l'Associazione Nazionale Consumatori. “Alcini vettori aerei starebbero ostacolando il diritto dei viaggiatori a rimborsi e indennizzi previsti dai regolamenti”.

L'azione truffaldina è stata denunciata anche dal presidente Enac e da quello della Commissione parlamentare di inchieste sui consumatori, Simone Beldelli. Questo tipo di comportamento, decisamente non lineare, arreca un evidente danno economico agli utenti. Potrebbe inoltre rappresentare una pratica commerciale scorretta. “Con eventuali conseguenze penalmente rilevanti”.

Le regola da applicare è univoca. I passeggeri che non riescono a raggiungere le mete di villeggiatura a causa degli scioperi hanno diritto a chiedere ad agenzie di viaggio, tour operator e strutture ricettive il “rimborso integrale di quanto pagato per servizi non goduti”. Ma c'è dell'altro: la tutela di consumatori/utenti o quella dei diritti dei lavoratori dell'intero settore turistico/ristorazione/commercio, abituato ad un flusso turistico molto alto grazie anche all'apporto delle compagnie low cost. Vettori che consentono spostamenti in aereo con poche decine di euro.

Se dovessero fermarsi (o scegliere la crescita delle tariffe, per venire incontro all'aumento delle retribuzioni dei propri dipendenti), quale piega prenderebbe questa maleodorante vicenda? Si registrerebbe – inevitabilmente e fatalmente – la contrazione del numero dei passeggeri. Ne sarebbe certamente danneggiata l'intera filiera turistica.