di Matteo Forciniti

Rischiano seriamente di essere rovinati dall'umidità i dipinti dell'artista italiano Antonio Buscaglia che si trovano all'interno della basilica di Paysandú in Uruguay. Come raccontato recentemente da El País, in questo periodo la Parroquia de Nuestra Señora del Rosario y San Benito de Palermo sta affrontando dei lavori di restauro generali che però sono insufficienti per garantire la salvaguardia delle pitture che restano a forte rischio: secondo i calcoli dei restauratori dello studio Collet Lacoste, serve un milione di dollari per salvare questi bellissimi affreschi sul soffitto della chiesa dato che richiedono una manutenzione speciale.

In base a quanto ha raccontato il parroco, l'attuale fondo che è alimentato dalle donazioni copre circa il 40% delle spese stimate e ci sarebbe già un accordo preliminare per l'arrivo di studenti ed esperti del Politecnico di Valencia per poter completare i lavori.

Su Antonio Buscaglia si conoscono poche informazioni. Si sa che viveva a Buenos Aires quando fu assunto nel 1898 per tornare a lavorare in Uruguay. La chiesa di Paysandú era stata eretta per la prima volta nel 1860 per opera dei fratelli Poncini (Francisco e Bernardo), architetti italo svizzeri che si erano formati all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante i bombardamenti brasiliani del 1864 la chiesa fu quasi completamente distrutta e venne poi ricostruita nel 1873 mantenendo lo stile neoclassico italiano. Qualche anno più tardi il parroco Dámaso Moreira decise che era arrivato il momento di decorare in grande la nuova costruzione con l'opera di Buscaglia che si concluse ufficialmente nel 1900 dopo tre anni di lavori.

Per realizzare le sue decorazioni, l'artista utilizzò i mezzi che poteva avere a disposizione all'epoca come la tecnica della tempera all'uovo, uno dei più antichi ed efficaci metodi per la preparazione dei colori per la pittura usato già dagli artisti italiani del Quattrocento. Il tuorlo d'uovo, infatti, utilizzato  come legante per pigmenti in polvere, possiede naturalmente un ottimo potere legante ed essiccativo dovuto alla sua particolare composizione. I restauratori hanno spiegato che questa tecnica "ha conferito ai dipinti dei toni dorati molto particolari e una luce speciale" anche se -questa l'altra faccia della medaglia- tutto ciò fa sì che il lavoro di restauro sia estremamente complesso e costoso e al momento sembra davvero molto difficile da realizzare: che fine faranno questi dipinti? Se li porterà via l'umidità con il trascorrere del tempo?

La chiesa, dichiarata "basilica minore" dal Papa Pio XII nel 1949, gode però di uno status speciale in Uruguay che potrebbe far ben sperare: a partire dal 1997 è considerata un monumento storico nazionale. In passato, il Ministero dei Trasporti e delle Opere Pubbliche è intervenuto per salvaguardare altri beni considerati a rischio e oggi Paysandú spera che anche la basilica -fedele testimone della sua storia- possa essere presto salvata.