“Il giorno è arrivato, la Missione di supporto e assistenza dell’Aiea a Zaporizhzhia (Isamz) è in viaggio. Dobbiamo proteggere la sicurezza e l’incolumità dell’impianto più grande dell’Ucraina e dell’Europa. Orgoglioso di guidare questa missione, che sarà all’impianto di Zaporizhzhia entro la settimana”. Con questo tweet il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, ha annunciato la partenza del team di esperti incaricati di valutare le condizioni della centrale nucleare ucraina, il cui sito è stato bersaglio di numerosi attacchi nelle ultime settimane che fanno temere una catastrofe nucleare.

Il dirigente dell’Agenzia dell’Onu da tempo chiedeva di poter compiere un sopralluogo nell’impianto per scongiurare rischi, dopo che a marzo le truppe russe ne hanno preso il controllo. L’impianto tuttavia è ancora diretto dallo staff ucraino, come ha chiarito Grossi.

Quanto alla responsabilità degli attacchi, scambi di accuse tra Mosca e Kiev. Sul suo canale Telegram, Vladimir Rogov, membro dell’amministrazione militare-civile regionale di Zaporizhzhia, stamani ha affermato che “l’intensità dei bombardamenti contro la centrale nucleare di Zaporizhzhia e Energodar da parte di militari ucraini è aumentata del 70%”, sostenendo che tra il 22 e il 28 agosto, l’esercito ucraino ha bombardato l’impianto e la vicina città di Energodar 38 volte, rispetto i 23 attacchi registrati tra il 15 e il 21 agosto.

La visita dell’Aiea è stata sollecitata lo scorso 23 agosto dal rappresentante dell’Ucraina al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Sergiy Kyslytsya, il quale ha chiesto una “missione permanente” in attesa che le autorità riprendano il controllo di quei territori. Stamani dal G7 sono intervenuti sulla partenza dello staff – composto da 14 esperti, di cui fa parte anche un italiano – dichiarando: “Riaffermiamo che la centrale nucleare di Zaporizhzhia e l’elettricità che produce appartengono di diritto all’Ucraina e sottolineiamo che i tentativi della Russia di scollegare la centrale dalla rete elettrica ucraina sarebbero inaccettabili”.

Anche da Mosca sono intervenuti sul tema, approfittando della Giornata internazionale contro i test nucleari di oggi. Il ministero degli Esteri ha diffuso un appello nel quale si esprime “preoccupazione” per il fatto che gli Stati Uniti non abbiano ancora siglato il Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari (Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty, Cntbt), e in cui “invita tutti i Paesi che non l’hanno ancora fatto a firmare e ratificare il documento”.

Adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1996, il Trattato – che vieta test ed esplosioni nucleari sia per scopi civili che militari – è stato firmato da 170 Paesi ma non è ancora entrato in vigore perché, tra le clausole, prevede la ratifica di 44 Stati, cinque dei quali ancora non hanno proceduto. Si tratta, oltre che degli Stati Uniti, di Cina, Egitto, Iran e Israele. Invece, Corea del Nord, India e Pakistan non lo hanno ancora firmato“.