Mariuccia Piceda

DI MATTEO FORCINITI

All’Italia ha dedicato gran parte della sua vita e con l’Italia è morta Mariuccia Piceda, un punto di riferimento per la collettività di Carmelo, cittadina del dipartimento di Colonia in Uruguay. Il destino ha voluto che la sua morte arrivasse in concomitanza dei 150 anni della Società Italiana Vittorio Emanuele II, una delle associazioni più antiche del paese da lei guidata per un lungo periodo fino al 2012.

Donna di grande cultura e di straordinaria tenacia, Mariuccia è stata l’ultima ambasciatrice dell’Italia a Carmelo, una delle ultime rappresentanti di un’immigrazione che sta ormai scomparendo. Ma oltre a trasmettere l’amore per le sue radici ha saputo anche denunciare i problemi con grande lucidità quando occorreva farlo senza mai nascondersi dietro l’ipocrisia dominante: neanche l’incarico ufficiale di corrispondente consolare esercitato per alcuni anni era riuscito a corromperla per farle nascondere la realtà.

In Uruguay ci era arrivata da bambina nel dopoguerra proveniente dalla Liguria come aveva raccontato diverse volte intervistata da Gente d’Italia: “Siamo arrivati in Uruguay da Varazze, provincia di Savona, il 2 novembre del 1948. Mi hanno tirato fuori all’età peggiore, mi hanno tolto da una grande famiglia da parte di mamma e papà. Ho pianto qui perché non avevo la mia famiglia, i miei amici d’infanzia. Dissi che a diciotto anni, quando ero più grande, sarei tornata in Italia. Più tardi ho conosciuto Juanucho Pegazzano -suo marito- e ho dimenticato tutto”.

A Colonia così come in altre zone del paese l’estrazione della pietra e l’industria cantieristica erano in pieno sviluppo fino al ventesimo secolo. Uno dei “cantieristi” si chiamava Silvio Piceda giunto a Carmelo come specialista nell’arte della costruzione navale. Così lo ricordava con grande orgoglio la figlia: “Era lui che faceva la chiglia delle navi, è il mestiere più rispettato in campo navale, è un’arte, non un mestiere. E papà aveva inventato il sistema per montare il legno che serviva affinché, quando le barche venivano varate, con motori molto pesanti, non si smontassero. Sai che gli italiani vanno pazzi per le linee e l’estetica, hanno dovuto rinunciare alla linea a causa dei motori pesanti. Così papà e la squadra del famoso cantiere Baglietto hanno realizzato un inserto in legno che era millimetrico e aveva molta elasticità, e poi i tedeschi lo hanno preso come parte della loro tecnologia. Serviva loro per armare le torpediniere, affinché i loro telai non si disfacessero quando i siluri sparavano”.

La notizia della morte di Mariuccia Piceda è stata accolta con grande dolore a Carmelo. Numerosissimi sono stati i messaggi di cordoglio in città per colei che era considerata la “signora della cultura” apprezzata da tutti che ha portato la Società Italiana a rinviare i festeggiamenti per il grande anniversario. Ma oltre alla Vittorio Emanuele II, la Piceda è stata una grande protagonista anche della Progenie d’Italia, l’associazione di Colonia Estrella dove ha partecipato attivamente negli ultimi anni seguendo sempre la passione per le sue origini e per la cultura.