Putin
Vladimir Putin (foto: Depositphotos)

di Arianna Francesca Brasca

Secondo l'agenzia stampa pro-Cremlino "Victory of the Russian Federation", le autorità russe stanno costruendo il più grande centro di educazione giovanile militare del Paese.

Il centro d'insegnamento Avangard, nella regione di Vologda, dovrebbe inaugurare il suo primo campo di addestramento nel 2023, con 5.000 bambini e adolescenti a varcare le sue porte ogni anno. L'obiettivo è preparare i giovanissimi al servizio militare, puntando sulla leva patriottica e sull'allenamento intensivo. I centri educativi fanno parte, infatti, degli sforzi del Cremlino per allevare una nuova generazione di cittadini fedeli alla leadership e un esercito giovanile in rapida crescita. Ma non è finita qui.

All'inizio del settimo mese di guerra e in concomitanza con il ritorno in aula di alunni e insegnanti, Putin ha ribadito la posizione che identifica il patriottismo come l'idea nazionale della Russia: i nuovi emendamenti in materia di educazione cercano di aggiungere "un senso di cittadinanza e rispetto per la memoria dei difensori della Patria e le conquiste degli eroi sul suolo ucraino".

L'estate degli studenti e delle studentesse russe appena terminata è stata scandita da post di reclutamento apparsi sui social, dai preparativi, ancora poco chiari, dei referendum nei territori controllati dalle forze armate del Cremlino, e dall'annuncio d'importanti modifiche all'insegnamento nelle scuole e nelle università, con l'introduzione dell'alzabandiera ogni lunedì mattina, del canto dell'inno, di nuovi elementi nelle ore dedicate alla storia, come "storia della guerra" e di un curriculum inedito per l'ora di attualità, chiamata "Chiacchiere sulle cose importanti".

Ad aprire le danze è proprio il leader di Mosca, seduto davanti a un gruppo di bambini durante il loro primo giorno di ritorno a scuola nella regione di Kaliningrad, mentre illustra l'urgenza dell'invasione del vicino. "Una ricca enclave anti-russa si è radicata sul territorio ucraino, minacciando il nostro Paese", ha detto Putin. "I nostri ragazzi, impegnati nei combattimenti, stanno proteggendo sia gli abitanti del Donbas che la stessa Russia". Agli studenti russi di terza elementare verrà detto che la felicità della madrepatria è più preziosa della vita e che non è spaventoso morire per la madrepatria, oltre a conoscere eroi nazionali come il cosmonauta sovietico Yuri Gagarin. "Siamo il più grande Paese. Non perché viviamo meglio di chiunque altro. Non perché abbiamo la più alta aspettativa di vita", ha detto Solovyov, che è diventato uno dei volti della propaganda russa in tempo di guerra. "Un russo è sempre pronto a morire per un obiettivo più alto".

L'altra faccia di questa medaglia è che da febbraio, numerosi insegnanti in tutta la Russia hanno subito ripercussioni per le loro opinioni contro la guerra. Anche perché per le leggi sulla censura approvate a marzo, coloro che criticano l'invasione russa dell'Ucraina rischiano il carcere fino a 15 anni. La Russia's Teachers Alliance, un sindacato di opposizione legato al critico del Cremlino Alexei Navalny, ha incoraggiato genitori e insegnanti a boicottare le "conversazioni importanti" in una lettera aperta pubblicata la scorsa settimana. "Il vero patriottismo non è instillato in un'atmosfera di odio, paura e coercizione", riporta la lettera. "C'è un'enorme differenza tra patriottismo e militarismo aggressivo, insegnate loro [ai bambini] a vedere questa differenza".

Gli incontri (ri)educativi hanno dunque l'obiettivo di diffondere uno specifico frame cognitivo circa l'"operazione militare speciale" in Ucraina, così come la semantica del "morire per la madrepatria". Si inaugura, allora, un anno scolastico dove sarà dura la resistenza ai tentativi di catechizzare professori e alunni.

Se l'isolamento delle sanzioni è l'unica soluzione che siamo stati in grado di pensare come alternativa alle armi, così non può essere per l'istruzione. L'idea che sta passando, e che noi stiamo concedendo spedendo la Russia nel dimenticatoio, è quella d'istituire un sistema educativo esclusivo, puramente e rigidamente russo. "Questa è la Russia, voi non capite", sarà sempre la loro risposta. A pagare le conseguenze di questo immobilismo, rabbioso e incancrenito, che diluisce le voci dei singoli nella cacofonia della propaganda, saranno proprio gli studenti e i docenti, vittime collaterali di un conflitto che rischia ormai di normalizzare la tragedia.