di Giorgio Oldoini

Elezioni 2022, – 20 giorni. Nel mirino il reddito di cittadinanza. In passato, i più importanti eventi sociali erano influenzati dai filosofi. La rivoluzione per proteggere il diritto di proprietà si deve a Locke, il padre della costituzione americana. La Rivoluzione della classe borghese si basa sugli scritti di Voltaire. Marx è stato il bagaglio ideologico dei "proletari" sparsi nel pianeta. In Italia riesce difficile individuare uomini politici che abbiano studiato i "sacri testi" del passato oppure qualche programma elettorale che possa definirsi "liberista" o "socialista" secondo i principi fondanti.

Ciò spiega le assurde promesse elettorali e perché i liberali più accesi invocano l'intervento dello Stato in economia, mentre i partiti un tempo di sinistra vorrebbero limitarlo. L'unica domanda che si pongono i moderni partiti è la seguente: cosa pretende la gente dalla classe politica? In linea generale, una gran parte della popolazione chiede un migliore tenore di vita con il minor sacrificio individuale per l'attuale generazione. Non importa se tale obbiettivo lo raggiungi con il libero mercato o attraverso l'intervento dello Stato, grazie ai profitti delle imprese o al sussidio statale. Non importa se il governo si indebita scaricando il debito pubblico sui nostri nipoti o imponendo alla classe "proprietaria" (il vecchio "ceto medio") il peso di un esproprio patrimoniale.

Questo tipo di qualunquismo politico è molto pericoloso, perché non è possibile conseguire obbiettivi economici e sociali senza una strategia generale. La guerra in Ucraina e la divisione tra blocchi che ne è derivata, ha sconvolto i principi del libero mercato. Il caposaldo del globalismo consiste in ciò: ogni paese ha interesse a specializzarsi nelle produzioni a più alto valore aggiunto e ad acquistare i prodotti nella parte del mondo in cui costano meno. Ma se un paese come la Russia sospende le forniture di gas all'Europa per fini politici, si determina una situazione di ricatto permanente che impone regole diverse da quelle del libero mercato. Ovviamente, sullo stesso piano si pongono le sanzioni del mondo occidentale nei confronti della Russia, peraltro responsabile di un'invasione di impronta sovietica.

In questo braccio di ferro, destinato a durare, prevarranno le nazioni in grado di essere auto-sufficienti nella produzione dei beni essenziali, come avviene nei periodi di guerra. L'Europa, considerata come entità geopolitica unitaria, deve rivedere le regole del libero mercato, mettendo in prima fila l'interesse dei singoli stati membri a sfruttare al massimo le proprie risorse interne. Ad esempio, l'Italia importa il grano duro dalla Russia/Ucraina e dal Canada. I più bassi costi di questi paesi dipendono dall'uso dei glisolfati, dal minor costo della mano d'opera e dalle produzioni su vasta scala. La nostra produzione nazionale è stata contenuta a seguito delle politiche restrittive europee e alla riduzione dei terreni destinati all'agricoltura.

È dunque l'Europa a rimetterci se uno stato membro acquista da paesi extraeuropei materie prime che potrebbe produrre al proprio interno. La stessa cosa si verifica per il comparto energetico. La sostituzione dell'energia tradizionale con quella green potrebbe andar bene se l'Europa fosse è in grado di produrre energia per tutti i paesi membri. Il ricatto russo dimostra che questo non è possibile. Spetta a ciascun paese estrarre al proprio interno e nell'interesse di tutti, le fonti energetiche a disposizione. Il che impone all'Italia di sfruttare i giacimenti di gas dell'Adriatico, di acquistare "rigassificatori" e di piazzare impianti a Piombino e Ravenna.

Del resto, una revisione delle regole del libero mercato, l'hanno fatta gli Usa, grazie al rientro delle produzioni (il cosiddetto "reshoring") delle imprese dislocate in Asia. Questa politica ha rilanciato i livelli produttivi con benefici effetti sul fattore lavoro. Gli Usa riescono tuttora a ridurre la disoccupazione al 3,5% contro il 7% "europeo", l'8,1 in Italia (con il 23% fra i giovani).

Negli Usa esistono principi "filosofici" rimasti intatti a distanza di secoli, che tuttora condizionano le politiche relative al lavoro. I testi scolastici riportano l'aneddoto delle tribù indiane così pigre che "non seminano nulla ma sperano che le altre divideranno con esse la loro produzione. Poiché in questo modo gli industriosi non godono dei frutti del loro lavoro più di quanto ne godano i pigri, essi ogni anno coltivano sempre meno". L'aneddoto delle "tribù oziose" è entrato nel DNA degli americani e questo spiega perché la riforma di sanità e previdenza proposta dai democratici ha trovato i più duri contrasti da parte delle organizzazioni dei lavoratori che non intendono subire trattenute sui salari a vantaggio di classi ritenute improduttive. Il reddito di cittadinanza imposto dai 5 Stelle non potrebbe mai avere una qualche attuazione negli Usa, laddove si fa una netta distinzione tra povertà e pauperismo: "La povertà è un male cui non si può sfuggire, cui molti sono spinti dalla necessità. Il pauperismo è la conseguenza di errori di ostinazione, di una sfacciata indolenza, di consuetudini viziose. È una miseria della natura umana, l'effetto deplorevole di principi e morali sbagliate".

La categoria dei poveri diventa così una classe di vagabondi, fuorilegge e derelitti senza voglia di lavorare. È evidente che considerare ineluttabile l'esistenza di un certo numero di sacrificati significa rimuovere il problema. La concezione etica della "società" raggiunta in Europa è certamente preferibile a quella americana e il nostro Stato sociale dev'essere mantenuto ad ogni costo. Proprio per questo bisogna snidare le "tribù oziose".