Luciano Spalletti (Depositphotos)
di Mimmo Carratellli
L'altra volta che andammo in Scozia, più di cinquant'anni fa, fu a Edimburgo. Bazzicavamo nella Coppa delle Fiere. Non colpi memorabili, ma trasferte allegre. Era il Napoli del petisso Pesaola e di quell'allegrone di Josè Altafini. Avevamo giocato a Fuorigrotta contro l'Hibernian: 4-1, tre gol di Canè, uno di Altafini. Gli scozzesi dell'Hibernian ci presero in giro. Promisero, e ne erano sicuri, che a Edimburgo, nel match di ritorno, ci avrebbero dato cinque gol eliminandoci. 
Non fu una barzelletta. A Edimburgo, giocammo con Zoff; Nardin, Pogliana; Zurlini, Panzanato, Bianchi; Canè, Juliano, Orlando, Montefusco (Girardo), Barison. L'Hibernian ci affondò 5-0. Vennero avanti come ossessi. Disse Pesaola: "Per forza, il campo era in discesa". La risata cancellò la batosta. Questi erano i tempi. 
Non sarà una barzelletta stavolta contro i Glasgow Rangers. Il Napoli gioca per l'ottava volta in Champions. Si fa sul serio. 
Negli anni di De Laurentiis, il Napoli ha incontrato i club più forti d'Europa: Chelsea, Bayern, Porto, Borussia Dortmund, Real Madrid, Benfica, Manchester City, Arsenal, Paris Saint Germain, Barcellona, Liverpool. 
Ma ora c'è un altro Napoli in campo, il Napoli della rifondazione dopo il tramonto della squadra creata da Benitez. Non c'è più nessuno dei protagonisti delle passate esperienze. È cominciata un'altra storia al secondo anno di Spalletti. Ed è cominciata, in Champions, col "botto" contro il Liverpool, disintegrato al "Maradona". Un avvio entusiasmante che fa presagire il passaggio agli ottavi. Però è una storia ancora tutta da scrivere nel girone con Liverpool, Ajax e Glasgow Rangers. 
Questa trasferta a Glasgow, secondo turno di partite dei gironi, impone al nuovo Napoli di confermare l'eccellente inizio. I Rangers, nel primo turno, sono stati stritolati ad Amsterdam dall'Ajax (0-4). Nonostante una partita difensiva, gli scozzesi hanno ceduto di schianto alla superiore tecnica degli olandesi. 
La qualità tecnica, che nel Napoli c'è, è la "chiave" azzurra per "aprire" il match di Glasgow. 
Ovviamente, sul loro campo, il fantastico Ibrox Stadium, vietato ai tifosi napoletani, 51mila posti, sulla riva di un fiume, un terzo anello aggiunto nel 1995, e con il loro pubblico ardente, i Rangers non daranno facilmente campo. Sono una squadra rocciosa e di grande orgoglio, ripetutamente campione di Scozia, 117 trofei nazionali ed europei e una storia di 150 anni. Come il Napoli, risorto da un fallimento. 
Il tecnico olandese van Bronchorst ama muovere i terzini Tavernier e Barisic in un 4-2-3-1 aggressivo, punta terminale Kent, piccolo e agile (1,72), accompagnato dal croato Colak (1,89), centrocampo retto dal finlandese Kamara. 
Ma se ha visto come è crollato il Liverpool al "Maradona" sarà meno audace e baderà a non dare profondità al Napoli. Non potrà però rinunciare all'ardore dei suoi giocatori battaglieri spinti dal tifo martellante dell'Ibrox. È quello che il Napoli aspetta per colpire di rimessa. 
Perdurando l'indisponibilità di Osimhen, dovrebbe essere Simeone il centravanti azzurro (Raspadori in panchina), attaccante d'area di rigore capace di far saltare il dispositivo difensivo scozzese in combutta con Kvaratskhelia e col sostegno di Zielinski che promette (finalmente) un'annata sfolgorante. 
Torna Lobotka a pieno regime, perno insostituibile del gioco azzurro, sabato con una sventagliata a Lozano ha aperto il fronte d'attacco dando il là al gol decisivo contro lo Spezia. 
Il Napoli dovrà superare il... muro del suono dell'Ibrox, capace di stordire qualunque avversario. Le condizioni ambientali saranno fortemente avverse. Lo stadio farà molta pressione in campo. Evitare di farsene condizionare. 
Poi, il gioco azzurro farà la sua parte. Badando solo alla Champions, senza pensare alla trasferta di domenica in campionato col Milan, il Napoli può fare risultato a Glasgow. Ha le armi per colpire e in difesa torna Kim.