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di Elena Fattori

I sondaggi, è noto, danno stime di orientamento dell’elettorato che non sempre sono state confermate nella realtà. Tuttavia, essi sono stati la base sulla quale i partiti hanno costruito le loro liste plurinominali, e ingaggiato trattative in seno alla coalizione di cui hanno deciso di fare parte per spartirsi i posti sicuri nei collegi uninominali. Tanto che i collegi uninominali, nelle trattative, sono stati classificati in fasce in base alla probabilità di elezione. Di recente, you trend ha pubblicato una ricerca (in epoca precedente al periodo di silenzio elettorale sui sondaggi) in cui valuta la probabilità di elezione dei singoli candidati alla Camera e al Senato, stilando un elenco delle persone poste in posizione eleggibile.

I candidati non presenti nell’elenco hanno una probabilità stimata di elezione inferiore allo 0.4%. Quello che colpisce, scorrendo la lista, è la preponderanza degli uomini rispetto alle donne, facendo supporre che la maggior parte delle donne candidate ricada nella categoria non eleggibile o con scarsissima probabilità di essere elette. Nonostante la legge elettorale imponga delle precise quote di genere, nonché l’alternanza di genere nei collegi plurinominali, esistono vari metodi che consentono di relegare le donne in posizioni non eleggibili. Il primo meccanismo riguarda i collegi plurinominali, ove, candidando come capolista la stessa donna in 5 collegi, essa verrà eletta, eventualmente, solo in un collegio, facendo scattare negli altri 4 i candidati secondi in lista  che, per il meccanismo di alternanza di genere, saranno degli eletti di sesso maschile. Il secondo metodo per escludere le donne, ma rispettare formalmente le quote di genere, è assegnare agli uomini collegi uninominali sicuri e alle donne quelli perdenti.

Per verificare come si sono organizzate le liste elettorali in questa tornata in relazione all’equilibrio di genere mi sono presa la briga di analizzare i dati forniti da Youtrend per la Camera dei deputati in maniera sistematica, suddividendoli per partito o coalizione. La mia è una analisi del tutto amatoriale e mi perdonerete per eventuali piccole imprecisioni, ma lo scenario che ne esce è estremamente inquietante. Se andiamo ad analizzare la totalità dei dati notiamo subito, che le donne nell’elenco stilato da Youtrend, e quindi con una qualche probabilità di essere elette, sono in numero inferiore rispetto agli uomini (41% rispetto a 59%). Ma se andiamo a decomporre questi numeri nelle quote a varia probabilità di essere eletti notiamo come le donne nelle posizioni ad ALTA probabilità di elezione scendono al 30% del totale e la parità di genere si raggiunge solo nelle posizioni a bassa probabilità di elezione (51% uomini, 49% donne). L’andamento indica chiaramente come si siano prediletti gli uomini nelle posizioni alte o medio alte per lasciare spazio alle donne solo nelle posizioni dove, via via, la probabilità di elezione diventa più bassa. Ma andiamo ad analizzare le scelte dei singoli partiti e delle coalizioni.

Per quanto riguarda i partiti maggiori, quelli presumibilmente a doppia cifra elettorale. La maglia nera della presenza di donne in posizioni ad alta probabilità di elezione spetta a Fratelli d’Italia con una percentuale di donne del solo 30%. Il che suggerisce che, nonostante sia l’unico partito guidato da una donna, poi la rappresentanza femminile in parlamento non è tenuta in grande considerazione. La maglia rosa per la maggiore presenza di donne in posizioni “alte” spetta sorprendentemente alla Lega, con un 42%, segue il Pd con il 37% e ultimo il Movimento 5 stelle con il 36%. Per quanto riguarda i partiti che non raggiungono la doppia cifra elettorale ma sono stimati sopra il 3%, la maggiore presenza femminile in posizioni ad alta probabilità di elezione si trova in Forza Italia con il 38%, seguita da Azione/IV con il 33%. La maglia nera per la presenza di donne in posizioni con una certa probabilità di elezione spetta alla lista Sinistra Italiana/verdi. Sebbene per questa lista non siano previste posizioni con alta probabilità di elezione, vista l’esigua cifra elettorale, in posizione medio alta troviamo un 80% di uomini, e solo il 20% di donne, peggio addirittura di Fratelli d’Italia nonostante i due partiti che compongono la lista si siano spesi spesso in dichiarazioni contro le discriminazioni di genere.

Passando ai collegi uninominali, notoriamente oggetto di trattative estenuanti in seno alle varie coalizioni per accaparrarsi quelli più sicuri, la situazione peggiora. Nella coalizione di centro destra i tanti collegi uninominali ad alta probabilità di elezione sono assegnati per l’86% a uomini e solo al 14% a donne mentre i pochi collegi a bassa probabilità di elezione spettano in totalità alle donne. I pochi collegi uninominali sicuri per la coalizione di centro sinistra sono al 100% maschili e la parità di genere si ha soltanto nei collegi a bassa probabilità di elezione.

Sono solo previsioni, che probabilmente verranno smentite dalla realtà, ma rimane che nelle intenzioni di tutte le forze politiche ci sia stato, nella composizione delle liste, una volontà di privilegiare la rappresentanza maschile ed emarginare quella femminile. Tendenza del tutto trasversale e del tutto indipendente dalle dichiarazioni elettorali. La strada per le donne nella vita pubblica è ancora in salita ripida e il soffitto di cristallo più solido che mai.