di ROBERTO ZANNI
È il mese del patrimonio e della cultura italiana negli Stati Uniti. Ottobre, dal 1989, celebra i risultati e i contributi degli emigranti italiani negli Stati Uniti, dei loro discendenti, in particolare nelle arti, scienze e cultura in generale. Un mese durante il quale vengono organizzati eventi che hanno lo scopo di educare la popolazione per quello che riguarda la nostra storia, in Italia, ma soprattutto all'estero negli States. Il momento culminante, almeno fino a qualche anno fa, era il Columbus Day, il secondo lunedì di ottobre, dedicato completamente a Cristoforo Colombo con parate che si svolgevano dalla California a New York. Quel giorno voleva ricordare, dalla scoperta dell'America, i contributi offerti, i sacrifici, tanti, di una comunità che oggi, nella sua interezza, sfiora i 16 milioni di persone secondo i dati del Census USA.
Ma con l'avvento dei falsi rivoluzionari della cultura, coloro che mirano solo a cancellare quello che è stato, per gli italoamericani diventa sempre più difficile poter ritrovarsi nelle strade delle loro città per celebrare la figura di Colombo, da sempre l'immagine, il simbolo dell'italianità fuori dall'Italia. Diventa anche interessante andare a leggere come il Census definisca gli italiani che, in particolare tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 arrivarono negli Stati Uniti. "Sebbene l'Italia come nazione unificata non sia esistita fino al 1861 - si legge - la penisola italiana ha inviato milioni di abitanti sulle coste del Nord America. Questi nuovi arrivati si consideravano napoletani, siciliani, calabresi o siracusani. Potevano non capirsi i dialetti degli uni con quelli degli altri, ma al loro arrivo negli USA divennero tutti italoamericani. Entro la fine del 20° secolo sarebbero stati pronti a cambiare ancora una volta il continente".
È stato così, perchè di italiani che hanno fatto la storia degli States ce ne sono in tutti i campi, dalla finanza alla sanità, un elenco lunghissimo anche se oggi la memoria, spesso corta, dimentica lo straordinario contributo offerto dagli emigranti che provenivano dall'Italia. Così, sminuendo e sacrificando una grande etnia, non c'è più negli Stati Uniti la libertà di poter celebrare il Columbus Day. Che adesso, contemporaneamente è anche Indigenous Day, un'altra delle tante assurdità targate Joe Biden. Non si tratta solo di statue abbattute, decapitate e fatte sparire. Così bisogna ricordare che accanto a città come New York e Chicago, che mantengono, per ora, la tradizione della parata per le proprie strade, altre invece l'hanno abolita almeno con il nome di Cristoforo Colombo, da San Francisco a Los Angeles, da Denver a Portland. E queste sono solo le più importanti tra le grandi città che hanno ceduto, senza nemmeno provare a difendere una antica e suggestiva tradizione.
Poi ci sono le piccole città, comunità dove il sopravvento l'hanno preso gli altri e non importa quello che pensavano gli italoamericani accanto a tutte quelle, stati compresi, che hanno proprio cancellato la festività federale. "Non dobbiamo mai dimenticare la secolare campagna di violenza, deportazione, assimilazione terrore condotta sulle comunità native e sulle nazioni tribali in tutto il nostro Paese" l'annuncio di Biden l'anno scorso, che forse nemmeno sa chi è stato Howard Zinn. Nato a New York il 24 agosto 1922 e morto a Santa Monica il 27 gennaio 2010 fu storico, saggista, ma soprattutto attivista divenuto celebre per la sua 'Storia del popolo americano dal 1492 a oggi' pubblicato nel 1980 compresa anche una edizione speciale per i più piccoli. In maniera da convincere tutti, non importa l'età.
Zinn si descriveva "qualcosa di anarchico, qualcosa di socialista" e riscrivendo la storia ha voluto farlo mettendo nel ruolo di protagonisti coloro che invece ne erano stati sempre esclusi. Intento più che nobile, ma portato avanti a suo beneficio, mettendo la propria di storia che aveva Colombo come il male impersonificato. Un lavaggio del cervello riuscito. Perchè malgrado diversi tentativi, libri, racconti, video, che hanno avuto l'obiettivo di ridare a Colombo quello che Zinn con una colpo di spugna aveva tolto, studiosi e organizzazioni italoamericane, non sono riusciti a smontare il castello di carta Zinn. Ci prova ancora oggi la NIAF, National Italian American Foundation, con una serie di conferenze all'interno delle università proprio durante l'Italian American Heritage Month, da parte del Dr. A. Kenneth Ciongoli e della Dr. Mary Grabar autrice del libro 'Debunking Howard Zinn. Exposing the Fake History That Turned a Generation Against America' cercando se non di riportare la verità, almeno di far pensare coloro i quali credono ciecamente alla versione, falsa, di Zinn.