Eccoci qua, ieri primo giorno di scuola a Montecitorio e Palazzo Madama. In mattinata hanno iniziato i senatori, nel pomeriggio i deputati. Gli eletti della nuova legislatura si presentano disciplinatamente in fila alla camera di elezione e procedono con fotografia, consegna del tesserino e creazione dell'indirizzo email istituzionale. Sono le prime cose da fare per diventare ufficialmente onorevoli. Giovedì le prime sedute di Camera e Senato. In cima all'ordine del giorno, dopo la proclamazione ufficiale dei 600 parlamentari eletti, l'elezione dei presidenti dei due rami: seconda e terza carica più importanti della Repubblica. Costituiti i gruppi politici, il Quirinale potrà procedere con le consultazioni. Ecco i prossimi passaggi, giorno per giorno.

Giovedì 13 ottobre: s'inizia ufficialmente la XIX legislatura della Repubblica Italiana a Montecitorio e Palazzo Madama. Entrambi i rami saranno presieduti provvisoriamente da due figure pro tempore. Al Senato spetta al membro anagraficamente più anziano dell'emiciclo: si tratta della senatrice a vita, classe 1930, Liliana Segre. In realtà il più anziano è il capo dello Stato emerito Giorgio Napolitano (del 1925), ma per ragioni di salute è improbabile che giovedì sia presente. Alla Camera la regola è diversa: si deve scegliere dalla rosa dei vicepresidenti uscenti dalla precedente legislatura dando priorità al più "anziano" di elezione. Cioè chi è stato eletto per primo alla Camera dei quattro nomi: Andrea Mandelli di Forza Italia, Maria Edera Spadoni del Movimento 5 Stelle, Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia ed Ettore Rosato di Italia Viva. A presiedere l'aula fino all'elezione del nuovo presidente sarà quest'ultimo, essendo stato eletto per la prima volta a Montecitorio nel 2003, tre anni prima del collega Rampelli.

Proclamati singolarmente gli eletti dei due rami, tocca eleggere i presidente degli emicicli. In entrambi i casi si tratterà molto probabilmente di un'elezione a velocità record. Al Senato della Repubblica è probabile che tutto si risolva già al primo colpo: basta la maggioranza dei membri dell'assemblea per avere la fumata bianca. Cioè 104 scranni (su un totale di duecento eletti e sei senatori a vita). E il centrodestra ce l'ha. Tutto dipenderà dalla velocità con cui, nelle prossime ore, dentro la coalizione di Meloni, Salvini e Berlusconi, si metteranno d'accordo sullo "spoil system". Comunque, qualora giovedì i duecentosei senatori non dovessero trovare la quadra, allora si procederà con una seconda votazione che probabilmente darà lo stesso esito. A quel punto il regolamento di Palazzo Madama prevede la classica notte 'che porta consiglio'. L'indomani, venerdì 14, sarà sufficiente una maggioranza assoluta dei presenti. Se sarà ancora fumata nera (molto improbabile), si procederà con una quarta e necessariamente ultima votazione: un ballottaggio tra il primo e il secondo arrivato durante la terza.

Alla Camera dei Deputati, come da tradizione, servirà qualche ora, forse un giorno, in più. Primo scrutinio, giovedì stesso: per essere eletto il candidato ha bisogno del sostegno di almeno due terzi dei membri dell'assemblea, cioè la stessa maggioranza iper-qualificata richiesta per la modifica della Costituzione senza rischiare un referendum confermativo. Servono minimo 267 voti per incoronare la terza carica dello Stato già al primo scrutinio. Improbabile che il centrodestra, che ha comunque il pallino dei giochi, troverà un nome sul quale far convergere i due terzi, gli mancano una trentina di scranni. A quel punto si procederà con una seconda e una terza votazione. Qui la maggioranza qualificata è più abbordabile: basteranno i due terzi dei votanti. Ma è probabile che la fumata bianca arrivi alla quarta, cioè venerdì, quando la maggioranza richiesta sarà quella assoluta dei membri dell'assemblea, cioè 201 (su un totale di 400). A quel punto, il centrodestra avrà i numeri.

A catena, dopo l'elezione delle due cariche più importanti, si procede con l'elezione degli uffici di presidenza: quattro vicepresidenti, tre questori e otto segretari. I primi hanno il compito di presiedere i lavori dell'assemblea quando il presidente (o la presidente) non sono presenti in aula. I questori devono vigilare sull'applicazione delle norme regolamentari durante i lavori. Attraverso gli assistenti parlamentari, devono anche garantire il mantenimento dell'ordine, dato che le forze dell'ordine non possono accedere alle aule se non dietro espressa autorizzazione del presidente. I segretari, invece, hanno compiti più protocollari e burocratici, legati all'ordine del giorno di seduta.

Intanto, mentre si procede all'elezione dell'ufficio di presidenza delle due camere, entro due giorni dalla prima seduta - quindi entro domenica - i parlamentari dovranno dichiarare ai segretari generali a quale gruppo vogliono aderire. Per la costituzione di un gruppo a Montecitorio occorrono minimo 20 deputati. Fino all'ultima legislatura, al Senato l'asticella era fissata a dieci, ma ora ne basteranno 6. Lunedì o martedì della prossima settimana, i nuovi presidenti di Camera e Senato convocheranno le prime riunioni, simultanee ma separate dei nuovi gruppi, che eleggeranno i propri presidenti. Cioè i rispettivi capigruppo.

A questo punto, i due rami parlamentari sono pronti ad accogliere un nuovo presidente del Consiglio. Essendo i gruppi (e i capigruppo) stabiliti, il presidente della Repubblica può procedere alle consultazioni per la formazione di un nuovo esecutivo. Mattarella potrebbe procedere alle prime convocazioni già martedì 18 ottobre. Però i tempi non sono certi. E potrebbero dilatarsi anche per un'ulteriore variante: il Consiglio europeo, cioè la riunione dei primi ministri degli Stati membri dell'Unione Europea, previsto per giovedì 20 e venerdì 21 ottobre. Insomma, se pensiamo alla formazione del nuovo governo – con ogni probabilità presieduto da Giorgia Meloni – le consultazioni si terranno durante i giorni centrali della prossima settimana, ma Mattarella non dovrebbe affidare l'incarico di presidente del Consiglio "con riserva" prima di sabato 22 ottobre (o al massimo venerdì in serata). Sarà Mario Draghi l'unico premier in carica durante il vertice europeo. Più per ragioni di correttezza e continuità istituzionale che per esplicito requisito disposto dalla legge.

Comunque, il nuovo (la nuova) premier avrà tutto il tempo necessario per presentarsi in Parlamento per la fiducia. Articolo 94 della Carta Costituzionale: "Il Governo deve avere la fiducia delle due camere. Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia". Certo, prima di farlo, però, Meloni dovrà non solo preparare il discorso di insediamento da leggere prima del voto di fiducia, ma anche sciogliere la riserva comunicando a Mattarella i nomi di coloro che faranno parte del Consiglio dei ministri. Ministri con e senza portafoglio. Per questi, però, dovremo attendere ancora un altro po'. Le trattative nel centrodestra tra Fdi, Lega e Forza Italia sono tutt'ora in corso. Entro fine ottobre avremo un nuovo esecutivo.