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di Antonio Saccà

Suggerisco una nuova disciplina, la psicopolitica, la psicologia applicata particolarmente alla geopolitica, credo manchi. Esattamente, bisogna rendersi conto di mutamenti psicologici, atteggiamenti, comportamenti mutati, mutati mentalmente, proprio psicologicamente, comportamenti, dicevo, stati d'animo, reattività. Il mutamento essenzialissimo, che però non mi pare percepito, è che a differenza del passato, coloro i quali possiedono una potenza nucleare enorme come la Russia, la Cina non sono disposti a cedere agli Stati Unitiperfino a costo della guerra mondiale. Cina e Russia non riconoscono agli Stati Uniti, non ne riconoscono il diritto alla supremazia, pur riconoscendone la forza.

La distinzione è madornale. Ed è in questo l'elemento psicologico che cambia le sorti dell'umanità. Se non prendiamo atto di questa situazione psicologica modificata, questo rifiuto del Padre, non comprendiamo la realtà presente e i rischi enormi, imparagonabili, della realtà presente. Vi è, insisto, una variazione psicologica che potrebbe scatenare la guerra: il risarcimento da parte russa e cinese nei confronti del dominio statunitense, del dominio occidentale, e non soltanto da Russia e Cina. Dobbiamo renderci consapevoli che sembra giunta l'ora della rivolta verso il Padre. Non siamo ancora capaci di avere uno sguardo mondiale. Il mondo si è ampliato.

Vi è un vastissimo pianeta oltre l'Occidente, e molte vie che non possiamo controllare, e se volessimo controllarle dovremmo fare guerra a mezzo mondo, che non è disposto a cedere. Questa la novità non ancora percepita psicologicamente oltre che politicamente. Non siamo i padroni del mondo, non controlliamo il mondo, e se volessimo farlo susciteremmo guerra totale, perché gli altri non sono disposti a cedere. Non sono disposti a cedere! Al dunque, siamo nell'impossibilità di ottenere un dominio se non con una guerra assoluta, perché gli altri non cederanno. La obiezione più accecata, questa: allora, dobbiamo cedere noi? Ecco un altro guasto psicologico, porre la situazione nelle forme paranoiche, vittoria-sconfitta.

È questo atteggiamento psicologico più che politico a devastare la comprensione. Se la pacificazione, qualche compromesso, qualche rinuncia sono blasfemia, e chi osa proporli è un vile o un traditore o un vile traditore, il cerchio paranoide è saldato, siamo nella sfera semi psicotica. Il risultato, la vittoria? Nemmeno a pensarci: la distruzione, economica e forse guerresca. Vediamo i risultati di questo periodo di conflitto, per gli Stati Uniti l'aver sostituito i rifornimenti russi, per l'Europa pagandoli assai maggiormente, il resto è distruzione, umana, economica, mentale. Qualcuno crede che gli Stati Uniti riusciranno a dominare il mondo? Delirio. Sono curiosissimo di conoscere che avverrà se la Turchia consentirà alla Russia passaggi di rifornimenti energetici, giacché il vero motivo della guerra fu impedire il gasdotto Russia-Germania. Che avverrà quando la Russia otterrà il passaggio?

Se lo distruggessero sarebbe la guerra mondiale e si chiarirebbe la vera causa della guerra! Allora? Finché non si stabilisce una saldatura mentale definitiva che cercare accordi è un disonore (certo, valutare gli accordi), se ci inchiodiamo all'idea che mai, mai e dopo ancora mai dobbiamo cercare di considerare possibili compromessi, sarà la distruzione. Quello che è psicologicamente inaccettabile più che politicamente è assistere alla devastazione mentale, vale a dire: ma quale risultati ritenete di ottenere continuando come nel presente se abbiamo a che fare con soggetti che hanno vie di scampo e potremmo tentare di dominare solo con la guerra assoluta, non essendo disposti gli altri a cedere? Subito, il riflesso condizionato: allora dovremmo cedere noi! Ma no!

Ritroviamo il possibile, il possibile, fondamento dell'esistenza. Tra cedere da vinti, vincere, tentare compromessi vi sono sfumature più variate dei tramonti. Ma che è mai questa fissità! Il cerchio che si richiude: ogni accordo è una sconfitta, quindi non bisogna accordarsi. Oppure: la Russia è aggressiva, non bisogna accordarsi. Oppure: difendiamo i valori occidentali e non possiamo venire a patti con un tiranno. Intanto, ostracizzando la Russia paghiamo le energie moltiplicate, il che fa gustosa pietanza a chi suscita l'avversione alla Russia. Ma questo è volgare materialismo, sospettare che lo scontro con la Russia serva a farci acquistare dagli Stati Uniti! Ma no, siamo difensori della libertà e dell'Ucraina! Giusto. Ma se gli speculatori non si arricchissero eviteremmo un altro sospetto di "materialismo".

Arricchire gli speculatori è pure esso materialismo. Inoltre: qualcuno ha idea di un punto di arrivo di questo conflitto che non devasti Ucraina, Europa, Russia? Il controllo del mondo gli Stati Uniti non lo otterranno. Ed ancora. Se la Russia troverà vie nuove per i suoi trasporti a che varranno le sanzioni? Distruggeremo questi nuovi passaggi? Ma ci rendiamo conto che avanzare nel conflitto è avanzare nella limpida, categorica, radicale distruzione? Oltre il continuo professionismo di appartenenza e gli atti di fede abbiamo scampo per la vita? Permettete: non siamo in una guerra di religione in cui vi è il Dio europeismo, il Dio atlantismo, siamo nella prassi politica. Vale a dire: europeismo, atlantismo, prassi politica. Senza idee fisse. Sì, ormai la guerra è diventata un blocco mentale. Consiglierei un Ministero dei Comportamenti capace di rompere quel che il sociologo Vilfredo Pareto definiva la "persistenza degli aggregati".

I riflessi condizionati limitiamoli ai cani, noi siamo uomini, non è che a dire Russia dobbiamo mostrare i denti e rizzare il pelo. Del resto, inutile illudersi. Russia e Cina esistono e come diceva Georg Wilhelm Friedrich Hegel, "ogni reale è razionale", se qualcuno, qualcosa esistono bisogna fare i conti. La guerra è "una" possibilità. Volete che sia anche l'ultima? Certo, certo, senza disonore! Ma, così per dire: siete certi che la Crimea vorrebbe tornare ucraina e noi lottiamo per la sua liberazione? Per dire!