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Franco Esposito

Francobollatore implacabile ai tempi in cui lavorava con il pallone nel campionato di serie A, si è ritrovato francobollato dall'usuraio di un clan camorristico. Abituato da calciatore ad incastrare i più forti attaccanti avversari, è rimasto incastrato dal business sporco terra di sfruttamento della camorra. Capitano del Napoli fino a quando, in maniera spontanea, non decise di consegnare la fascia a Diego Armando Maradona. "Sei il nostro condottiero, è giusto che sia tu a guidarci, non io". 

Giuseppe Bruscolotti meglio conosciuto come Peppe. Il soprannome, poi. per dire della sua solidità, come calciatore e come persona. Un hombre vertical, il popolare mai dimenticato "palo 'e fierro". Titolare prima di un ristorantre nella zona di Posillipo, poi gestore di una sala corse in viale Augusto, a Fuorigrotta, e infine di un'agenzia di scommesse, dopo aver vinto con il Napoli uno scudetto, è una delle vittime "dei cravattari" sanguisughe, implacabili nell'applicazione di tassi d'interesse che finiscono per annientare chi colpito dalla sventura è ostretto a ricorrere all'usura. 

Partita dalle rivelazione di un pentito, Gennaro Carra, l'inchiesta sull'usura si è conclusa con unn'autentic retata di crevattari. Undici arresti, colpito il clan Baratto-Volpe, noto dagli anni Ottanta per fatti di camorra, racket prestiti a strozzo contro decine di famiglie. Soprattutto imprenditori e commercianti. Le manette sono scattate nel quartiere di Fuorigrotta. Anch'esso piombato in una crisi economica profonda in seguito allo scoppio della pandemia. Niente affari legali, c'è chi si è dovuto rivolgere alla camorra. Gli arrestati sono figure note a polizia e carabinieri. Tutti con precedenti e qualcuno già in carcere per reati di usura, droga e associazione camorristica. 

L'ordinanza firmata dal gip Leda Rossetti contiene una spacevole, disgustosa sorpresa, di uno squallore infinito che indigna. La presenza per presunta collusione del carabiniere Giuseppe Bucolo, della compagnia di Bagnoli. Avrebbe ricevuto 500 euro alla settimana in cambio di informazioni top secret. "Convocò me e Vincenzo Cutolo, per mostraci un fascicolo con una sessantina di nomi, segno che ci sarebbe stata una retata", ha rivelato Gennaro Carra, ex boss del Rione Traiano, cognato di Salvatore Cutolo detto "Borotalco". 

La centrale dell'usura era ubicata in una tabaccheria di via Leopardi, a Fuorigrotta, riconducibile alla famiglia di Antonio Volpe, ucciso il 15 febbraio 2021, a due passi dal negozio. Oltre trenta commercianti sono finiti nel baratro costruito dai cravattari. Distrutti, praticamente uccisi da tassi di ineresse del quaranta per cento. All'ex capitano del Napoli veniva applicato uno sconto del venti per cento e pagamenti molto dilazionati. Nella misura di 5mila euro ogni versamento. "Glielo dobbiamo, è stato il capitano del Napoli", spiegava al telefono Antonio Volpe, interecettato.   

Interrogato in Procura, Peppe Bruscolotti ha confermato le rivelazioni del camorrista pentito. "Conoscevo Antonio Volpe da trent'anni, da quando ero giocatore professionista, mi sono rivolto a lui per aiutare una mia conoscente, che ottenne un prestito di 40mila euro per una sua agenzia di viaggio. Quando lei non riuscì più a sostenere le rate, Volpe mi chiamò e mi disse che avrei dovuto accollarmi il debito. Successivamente quando il mio ristorante cominciò a non girare più bene, mi sono rivolto a lui per un prestito da 65mila euro". 

Il lockdown ha avuto effetti letali sul commercio a Fuorigrotta. Un dramma anche per casalinghe e impreditori di fronte al capo della cosca camorristica. Commercianti e artigiani sono finiti nella morsa del racket. E gli istituti di credito con i loro percorsi lunghi e complessi non aiutano le persone in difficoltà. Attualmente la crisi minaccia 20mila imprese. Dall'ex calciatore Bruscolotti, poi imprenditore nel campo della ristorazione e successivamente delle scommesse, agli insospettabili, tutti colpiti dal micidiale virus dell'usura.  E quando monta il numero di chi non riesce a pagare la rata disumana, i clan non usano mezzi termini."Ora ci saranno suicidi", senza alcuna forma di pietà. 

Lo hanno detto anche a Giuseppe Bruscolotti. "Io lasciato solo dalle banche ho commesso un grave errore". In un'intervista al Mattino la sintesi del dramma personale che lo ha riportato sulla bocca dell'intera città. "Ci sono momenti difficili nella vita che ti costringono a  fare passi sbagliati. Sono solo una vittima. Non lo rifarei mai più. E penso ai tanti oggi ancora in difficoltà". 

Il pentito ha fornito inoltre particolari del tipo "vidi Bruscolotti consegnare una busta nelle mani di Volpe, vidi sbucare dalla busta 5mila euro. Volpe mi disse che per lui c'era un tasso del venti per cento, dimezzato in quanto ex capitano del Napoli". Un passaggio inquietante, come inquietante (tenero eufemismo) sono il passato del carabiniere Bucolo e del pentito Carra. Il b appartenente all'Arma venne coinvolto in un brutto fatto di cronaca. il 24 settembre 2015. Impegnato con un collega in un'operazione antiracket, il sovrintendente Nicola Barbato venne raggiunto dai colpi di pistola  di un affiliato, Raffaele Rende. Secondo il pentito, Giuseppe Bucolo avrebbe occultato l'arma da fuoco prima nascondendola, poi consegnandola ad Antonio Volpe. 

Il ristorante, la sala corse, l'agenzia di scommesse Eurobet. Attività finite a buone donne. Peppe Buscolotti è distrutto, lui campione di lealtà nel campo di calcio c'è finito dentro con tutte le scarpe. Ora è un uomo alle prese con il suo dramma. "Credevo che fosse tutto possibile. Circostanze esterne hanno complicato la situazione. Alla fine si commette un passo sbagliato. É capitato a me".