Il silenzio di Jair Bolsonaro contraddice le promesse della vigilia. L'ex presidente si era impegnato a riconoscere l'esito del ballottaggio presidenziale in Brasile. Così mentre la notizia della vittoria di Luis Inacio Lula da Silva - 50,9% contro 49,1% - fa il giro del mondo, lo sconfitto non ha ancora concesso pubblicamente la vittoria.

Il silenzio non fa altro che far ribollire social e piattaforme di messaggistica, dove si moltiplicano le denunce di presunti complotti ai danni del capo dello Stato - che legalmente resta in carica fino a fine anno - e gli appelli a reagire da parte dei suoi sostenitori. Stando a quanto riferiscono i maggiori media brasiliani, Bolsonaro non ha chiamato il suo sfidante per congratularsi. Dopo ore di sostanziale isolamento, sempre secondo le ricostruzioni fornite dalla stampa brasiliana, i primi collaboratori stretti sarebbero arrivati nella sua residenza dell'Alvorada questa mattina. Fra questi il figlio Flavio Bolsonaro e il tenente colonnello Mauro Cesar Cid, fra le persone più vicine al presidente. Secondo il settimanale Metropoles, invece, Bolsonaro avrebbe riconosciuto la sconfitta al voto di ieri solo al presidente del Tribunal superior elettorale (Tse) e giudice della Corte suprema Alexandre de Moraes.

Tante le voci che circolano nelle chat, dalle accuse di frode elettorale - nel mirino il sistema elettronico più volte oggetto delle accuse di Bolsonaro - fino all'invocazione dell'articolo 142 della costituzione. Nell'interpretazione di alcuni supporter del presidente, permetterebbe l'intervento delle forze armate a garanzia dell'ordine nazionale e sarebbe stato quindi da applicare nel contesto elettorale di questi giorni. Questa lettura dell'articolo, che è effettivamente relativo al ruolo dell'esercito nell'ordinamento del paese, è stata più volte smentita da esperti e dall'associazione brasiliana degli avvocati e dalla Camera dei deputati.

Sospetti di brogli vengono lanciati da Steve Bannon. "Non è possibile che il risultato delle urne elettroniche sia corretto, è necessario controllarle una per una, anche se ci volessero sei mesi. In questo periodo il presidente (Bolsonaro) non dovrebbe accettare di lasciare" il governo, ha dichiarato l'ex stratega di Donald Trump secondo l'agenzia brasiliana Folhapress. Bannon non ha precisato se ha parlato con Bolsonaro o con suo figlio Eduardo, responsabile per la comunicazione del leader di destra, ma ha detto di essere "sicuro che stanno ascoltando la mia voce". Secondo l'equipe di Lula, esperti legati a Bannon si sarebbero recati a Brasilia per collaborare alla recente campagna elettorale di Bolsonaro.

Intanto si segnalano blocchi lungo le autostrada da parte dei camionisti fedeli al presidente uscente Bolsonaro in almeno 11 Stati del Brasile per contestare il risultato elettorale. Secondo un rapporto diffuso questa mattina dalla Polizia stradale federale, ci sono 70 posti di blocco registrati a Rio Grande do Sul, Santa Catarina, Paranà, Minas Gerais, San Paolo, Rio de Janeiro, Mato Grosso, Mato Grosso do Sul, Rondônia, Parà, Goias e nel Distretto federale. I camionisti hanno usato i tir per bloccare le corsie e, in alcuni casi, sono stati anche bruciati degli pneumatici.