Venezia (Depositphotos)

Franco Esposito

I residenti l'abbandonano. Se ne vanno, le voltano le spalle.  Venezia si sta svuotando. In città è guerra, esplosa non all'improvviso. Il Comune non regolamenta da mesi, schiacciato tra i comitati civici e gli interessi immobiliari. B&B e affitti brevi, l'amministrazione comunale pensa solo a far cassa. Il Governo centrale, attraverso un  emendamento, questa estate ha autorizzato la città a darsi un nuovo regolamento. 

Serve a cosa? O meglio, dovrebbe servire a cosa? A limitare e gestire gli affitti turistici attraverso il varo di limiti specifici alle locazioni brevi per i soggetti che svolgono questo tipo di attività in relazione a una sola unità immobiliare. E di mutare la destinazione d'uso per gli immobili che superino i 120 giorni annuii di locazione turistica. 

Ma da quando il Comune ha avuto il potere di agire, da tre mesi, non ha ancora mosso dito. Secondo l'Osservatorio Ocio, a Venezia i proprietari gestiscono il 33% degli annunci, mentre in soli due decenni i posti per turisti sono raddoppiati negli anni dal 1997 al 2007 e poi raddoppiati di nuovo nell'ultimo decennio. I residenti in città al 10 agosto sono 49.997. Per la prima volta Venezia è scesa al disotto della soglia psicologica dei 50mila, in un'area che ne contava 58.200 dieci anni fa e oltre 160mila nei primi anni Cinquanta. 

A Venezia, in queste settimane, la partita in gioco è decisamente inedita. Al centro di tutto opera un nuovo potere, unico in Italia: speranza per alcuni e per altri la paura di perdere investimenti e profitti. Il turismo è ripartito, tornano le crociere. Un nuovo hotel da 400 stanze presto aprirà al Tronchetto; un altro, forse, a San Pietro in Castello. A fronte di un impressionante declino, causato dalla  crescita esponenziale delle locazioni e dalla turistificazione debordante dell'economia locale. 

La situazione è fuori controllo. Eppure l'amministrazione comunale, da mesi, si occupa di un altro regolamento. Quello del "contributo d'accesso". Venezia col ticket. Secondo i piani della Giunta, "per gestire i flussi turistici, chi entrerà in Laguna dovrà pagare un ticket da 3 a 10 euro, a seconda dei giorni". 

Un sistema globale. La misura dovrebbe entrare in vigore a gennaio. Ma il rinvio appare certo, inevitabile. Da due mesi, il regolamento che la prevede non è stato ancora calendarizzato. In mezzo a un crescendo di dubbi e contestazioni, sia dell'opposizione sia della maggioranza, che domanda "esenzioni per i veneti, residenti, studenti, funerali, matrimoni, amici e parenti". 

Il sindaco Bagnaro vuole che si paghi per entrare a Venezia. La stessa soluzione ricorderete, era stata proposta nel 2019. Altri dettagli sono emersi e diffusi ad agosto. Un sistema di controlli a campione con Q-code con nove squadre di controllori, ottenibile con un'app. Si paga la tassa o si inseriscono i dati che permettono l'esenzione. Il ritardo di Venezia è totale. Impossibile, al momento, trovare l'accordo con il Garante della privacy e alcuni vettori che avrebbero dovuto applicare il contributo come sovrattassa. La protesta dei residenti è compatta. 

IL 25 settembre a Rialto erano 500: chiedevano l'abolizione  del regolamento. Ribolle di rabbia Venezia: il 9 novembre è in programma una nuova manifestazione. "É chiaro a tutti che non si tratta di una misura in grado di gestire i flussi turistici, ma soltanto di un modo discutibile per fare cassa", accusano gli attivisti della compagnia Alta Tensione Abitativa. "Il Comune farebbe bene a concentrarsi sulle locazioni turistiche". Come prevedono il decreto e  l'emendamento Pellicani. Quel testo "permette al Comune di varare limiti alle specifiche locazioni, nel rispetto dei principi di proporzionalità, trasparenza e di non discriminazione e di rotazione". 

Il nuovo grave problema di Venezia che si svuota nasce da una proposta di legge presentata a marzo dal comitato Ata. Il sindaco Bagnaro ammise: "queste idee sono anche le mie. O la sinistra ha scoperto il mio programma o sono diventato io un uomo di sinistra". La sintesi non sarà facile. I comitati sostengono che non si possa governare il fenomeno turistico senza intaccare la grande rendita immobiliare e la speculazione. "I beni privati non si toccano", si oppongono piccoli e grandi affittuari, organizzati contro qualsivoglia regolamento, assistiti da politici importanti. Il neo eletto senatore Raffaele Sperazon a far loro da megafono. 

Il tema ella decrescita demografica è stato sempre minimizzato dalla Giunta Comunale. "L'anagrafe non tiene conto di chi dimora in città per motivi di studio o di lavoro, ma non ha la residenza". Ma nella condizione attuale pare non ci sia nessuno disposto all'avventura nella ricerca di affitti a lungo termine disponibili in Laguna. I pendolari che frequentano il centro storico sono circa 30mila. 

A Venezia il dibattito assume aspetti inattesi qua e là perfino grotteschi. I contrari alle regolamentazioni turistiche si organizzano in manifestazioni di piazza. Ai margini della città ancora non invasa dai turisti, il progetto di una nuova struttura ricettiva ha incontrato l'opposizione di cittadini che hanno raccolto 1.100 firme in pochi giorni. Le commissioni comunali sono state costrette a incontrarli. Una battaglia di pigmei contro i giganti. L'inedita protesta ha avuto come oggetto una questione precisa: evitare che uno storico palazzo già sede del patriarcato, poi caserma, abitato oggi da otto famiglie, venga trasformato in foresteria con il trasferimento coatto degli inquilini. Come previsto da una delibera comunale passata in sordina. L'immobiliare Ardea ha sborsato 25 milioni, raccogliendo il pieno avallo del Comune. 

Nell'ambito di una evidente trasformazione in atto da tempo, i residenti diventano i veri ospiti di Venezia. La città si sfolla, va sottosopra, e il mondo procede alla rovescia.