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di Fabrizio Pagani

Il dato sul PIL italiano nel terzo trimestre è molto buono, migliore delle aspettative: +0,5% sul trimestre precedente e 2,6% in termini tendenziali. Si tratta del settimo trimestre consecutivo di crescita per l'economia italiana. Come scritto su queste paginequalche settimana fa, la nostra impressione, anche aneddotica, è sempre stata di un'attività economica robusta negli ultimi mesi. A parte le ovvie considerazioni sul caro energia, manager e imprenditori rimangono positivi e non manifestano particolari preoccupazioni per una decelerazione significativa di produzione, esportazioni e investimenti. Ne sono testimonianza i dati di luglio e agosto sulla produzione industriale, anche se un qualche rallentamento è in corso. Le operazioni straordinarie nel settore del middle market sono continuate a ritmo sostenuto. Il mercato del lavoro è rimasto solido durante l'estate: in un paio di giorni avremo i dati di settembre. Sul lato dei servizi, la forza della stagione turistica, uno dei principali artefici di questi ottimi dati, è sotto gli occhi di tutti. Si è trattato di una stagione ricca e lunga, che, complici anche le nuove tendenze nel turismo globale, sembra continuare nella stagione post – estiva.

Questi numeri hanno smentito molte previsioni, che vedevano il terzo trimestre in flessione. Le previsioni ufficiali, incluse quelle del governo, sono state forse troppo condizionate dai dati internazionali, in un momento in cui l'Italia – non succedeva da tempo – sta performando meglio di altri Paesi europei. Certe analisi e forecast del settore privato sono invece spesso negative in maniera strumentale, al fine di sostenere richieste di categoria o a facilitare posizionamenti di varia natura.

Sulla base di questi dati, due le considerazioni: una sull'outlook dei prossimi mesi e l'altra di finanza pubblica.

Il dato del terzo trimestre porta per il 2022 a una crescita acquisita - la variazione annuale qualora il quarto trimestre fosse piatto - del 3,9%. Si tratta di un numero significativamente più alto di quello previsto dal governo nella Nadef, che attesta la crescita al 3,3%.

Tutti concordano che nei prossimi mesi il rallentamento si accentuerà e anche l'economia italiana subirà le conseguenze di almeno due potenti fattori di rallentamento. Da un lato, la politica monetaria di rialzo dei tassi della Bce comincia a produrre effetti importanti sul credito. Il recente Bank Lending Survey della Bce segnala già in corso una stretta creditizia importante da parte delle banche dell'Eurozona sia vis-a-vis sia corporate che famiglie. Dall'altro, è indubbio che vi sia anche un rallentamento del commercio internazionale. Uno dei leading indicators di UniCredit prevede una contrazione del commercio internazionale annualizzata dell'8% per i mesi invernali, dovuta soprattutto alla decelerazione cinese.

Il quadro macro si sta quindi sicuramente complicando. Tuttavia, la nostra sensazione è che gli effetti si vedranno sull'economia italiana soprattutto a inizio anno prossimo e che potremmo avere un quarto trimestre 2022 ancora positivo. Finire l'anno con una crescita attorno al 4% avrebbe sicuramente un effetto positivo di trascinamento sul 2023. E arriviamo qui ai temi di finanza pubblica.

Il Governo Meloni potrebbe proiettare una crescita per il 2023 all'1%: un dato ambizioso, ma non più irrealistico. Si tratta sicuramente di un numero superiore al tendenziale del Governo Draghi dello 0,6 e ben più alto delle previsioni delle varie organizzazioni internazionali. Una robusta crescita nei prossimi mesi aprirebbe spazi di bilancio significativi per la politica economica, in particolare se si decidesse di alzare l'indebitamento netto dal 3,4% del tendenziale fino attorno al 4,5%. La Commissione europea, i partner comunitari, gli investitori e le agenzie di rating stanno assumendo che il nuovo governo voglia sfruttare questi margini di manovra fiscale, ma saranno, singolarmente e collettivamente, attenti a controllare la composizione della spesa.

Su questo si gioca la Legge di Bilancio 2023 e la stabilità economica del Paese.