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Gli Stati Uniti d'America sono la più antica democrazia del mondo, nata dalla lunga concertazione di 13 Colonie, che non avrebbero potuto essere più diverse l'una dall'altra. Scrivere la Costituzione fu un'impresa titanica, per accontentare gli Stati più piccoli e meno popolosi, che volevano essere protetti con la definizione di un'assoluta uguaglianza con gli Stati più estesi e ricchi, non solo di abitanti. Ne è nato un compromesso costituzionale che sta resistendo da duecentoquarantasei anni, ma già da molto tempo mostra le sfilacciature interpretative di articoli ad ampio respiro, innegabilmente troppo datati. Basti pensare a quello che consente la creazione di "milizie" e ai loro membri permette di portare armi, giustificato per molti anni dalle guerre, dalla conquista delle terre dell'Ovest, dai pericoli della vita di frontiera e dalle ricorrenti battaglie che hanno portato allo sterminio di intere tribù e popoli di indiani americani. Tuttavia, questa norma, valida per le realtà di allora, è ormai applicata come se garantisse a qualsiasi cittadino il diritto di comprarsi e usare mitragliatori automatici, che sputano cento proiettili al minuto. A ogni nuova strage nelle scuole, nei grandi centri per gli acquisti, per strada o dovunque altro, si levano le voci dei parenti sconvolti, nascono nuove associazioni a favore di una regolamentazione più rigida, incluso l'obbligo di ottenere in tutti gli Stati il porto d'armi al termine di un'indagine approfondita, prima di poter acquistare un'arma protettiva, ma non certo quelle di uso bellico. Ogni volta i candidati democratici si esprimono a favore delle restrizioni. Ogni volta la National Rifle Association, NRA, che si autodefinisce "la più antica organizzazione per i diritti civili", forte di milioni di membri, foraggia le campagne elettorali dei conservatori affinché non si ponga alcun limite al cosiddetto diritto di difendersi di ogni cittadino, con i risultati che la cronaca nera narra troppo spesso, con dovizia di particolari. Non contenta, la NRA sta lottando per ottenere un emendamento alla Costituzione che sancisca questo diritto una volta per sempre e già 25 Stati su 50 e il Distretto di Columbia, che contiene la capitale, hanno aderito. Un altro punto chiave nel 1776 fu quello di concordare il meccanismo di elezione del Presidente degli Stati Uniti. La complicatissima procedura, che vige ancora adesso, è nata quando non esistevano alfabeto morse, telefoni, televisioni, internet e così via. La diffusione di notizie era affidata a giornali locali e la corrispondenza era consegnata da messaggeri a cavallo. Perciò si era reso necessario istituire la figura dei grandi elettori, nominati dai Governatori, che, dopo la verifica dei risultati delle votazioni nel proprio Stato, avevano l'incarico di farne fede a Camera e Senato, recandosi, anche loro a cavallo o in carrozza, alla capitale. Ma anche in questo caso sono passati duecentoquarantasei anni. Incredibile ma vero, almeno una elezione, quella di George Bush figlio, è stata molto probabilmente scippata ad Al Gore, con ricorsi, ritardi e riconteggi in Florida. E un'altra, quella di Joe Biden, è stata messa in pericolo da una serie di tentativi da parte di Donald Trump, culminati con l'assalto al Campidoglio degli USA il 6 gennaio del 2021, nel tentativo di costringere i grandi elettori e lo stesso Vice Presidente a dichiarare il falso. Dalla sera di martedì scorso, 8 novembre, è in corso lo spoglio dei voti per l'elezione dei Governatori di 36 Stati e di 34 Senatori, oltre all'intera Camera dei Deputati. Gli Stati sono sovrani nel determinare la configurazione dei Collegi elettorali, le formalità per la registrazione al voto e il controllo del voto in presenza, nonché la concessione del voto anticipato ai seggi e di quello per corrispondenza, l'absentee ballot, richiesto dal singolo cittadino. Anche queste diversità derivano dal principio della libertà degli Stati di decidere le proprie questioni interne, compresa la maniera di gestire le elezioni, senza il massiccio intervento del Governo nazionale. Perfino in materia di concessione del suffragio alle donne, gli Stati si sono distinti fra loro. Il primo a sancirlo fu il Wyoming, il meno popoloso degli USA, nel 1869. Lo Stato di New York fu il centro attivo delle rivendicazioni delle suffragette, che portarono il 18 agosto del 1920 all'approvazione del XIX emendamento alla Costituzione, che recita: "Il diritto di voto dei cittadini degli Stati Uniti non potrà essere negato o disconosciuto dagli Stati Uniti o da uno degli Stati a motivo del sesso. Il Congresso ha facoltà di porre in essere la legislazione opportuna per dare esecuzione a questo Articolo". Le donne americane votarono per la prima volta nel 1926. Il numero dei votanti, nella tornata elettorale di quest'anno in USA, è stato superiore al solito. Sappiamo già che in Georgia, Stato chiave per le presidenziali del 2024, la dichiarazione del vincitore è stata rinviata al ballottaggio che avrà luogo il 6 dicembre. Potranno votare soltanto i cittadini che si erano registrati entro il 7 novembre, vale a dire il giorno prima del "martedì elettorale". Si va al ballottaggio perché nessuno dei due candidati dei partiti maggiori ha raggiunto il 50% dei voti, richiesto per l'elezione in questo Stato. Il Senatore democratico in carica, e pastore battista, Raphael Warnock ha ottenuto il 49.2% delle preferenze, il contendente repubblicano, già giocatore professionista di football, Herschel Walker il 48.7%. Il restante 2.1% dei voti è andato all'imprenditore indipendente Chase Oliver. I risultati al Senato in Georgia, Arizona e Nevada decideranno la maggioranza politica al Senato. Il partito democratico ha bisogno di vincere in due dei tre Stati per mantenere il controllo del Senato. A un ultimo aggiornamento di venerdì mattina, alla Camera i repubblicani avevano ottenuto 211 seggi contro i 197 dei democratici. Per avere questa maggioranza occorre vincere 218 seggi. L'onda rossa prevista da Trump non si è materializzata. Ricordiamo che in USA il rosso è il colore del partito repubblicano, il blu quello del partito democratico. Ci vorranno settimane di tempo per avere il quadro definitivo dei risultati. E speriamo che stavolta non ci siano assalti al Campidoglio di Washington o a qualcuno di quelli dei 50 Stati dell'Unione.   

(Carlo Cattaneo)