Pino Munno

 

 

 L'OSSERVATORIO ITALIANO

di Anonimo Napoletano

 

 

 

Il sindaco di Rende Marcello Manna e l'ex assessore comunale Pino Munno, finiti nel blitz di di carabinieri e finanza (il primo cittadino ha avuto un divieto di dimora, l'assessore gli arresti domiciliari) erano già stati arrestati lo scorso primo settembre perché indagati nell'inchiesta “Reset” della Dda di Catanzaro. Secondo i pm, i due amministratori avrebbero agevolato il gruppo criminale che fa capo ad Adolfo D'Ambrosio per ottenere in cambio sostegno elettorale. Manna era finito ai domiciliari e poi scarcerato dal Riesame. Per Munno invece il Tribunale della libertà aveva riconosciuto il quadro indiziario sostituendo i domiciliari con il divieto di dimora nella provincia di Cosenza.

Nonostante ciò, anche dopo questa seconda tegola giudiziaria sul capo, il primo cittadino non demorde e si difende a spada tratta: «Non mi dimetto nella maniera più assoluta», ha detto all'Agi il sindaco Marcello Manna. Intanto, però, oltre al divieto di dimora nel Comune, notificatogli dal Gip di Cosenza, il prefetto, Vittoria Ciaramella, ha anche sospeso Manna dal suo incarico di primo cittadino ai sensi 11 del decreto legislativo 235 del 2012, che disciplina la cause di “sospensione e decadenza di diritto degli amministratori locali in condizione di incandidabilità”. Manna, che è anche presidente dell'Anci Calabria e presidente dell'Ato di Cosenza, il giorno dopo l'ordinanza cautelare ha normalmente partecipato a un'assemblea dei sindaci dell'Anci. E poi ha sferrato un duro attacco agli inquirenti che indagano su di lui, accusandoli di aver spettacolarizzato l'inchiesta: «Lo sfregio perpetrato nei confronti della città di Rende, attraverso la spettacolarizzazione di una operazione senza eguali, non fa onore a nessuno, tantomeno a chi l'ha eseguita. Imbarazzante l'immagine di chi, mentre avrebbe dovuto notificare con la sobrietà e la riservatezza dovute, ha pensato bene di mettersi in posa e fotografarsi dinanzi la casa comunale. Chi ha il potere di controllo dovrebbe verificare tali vili atti». 

«Vediamo che certa politica domenicale giustizionalista e garantista, che nulla a che fare con la serietà della democrazia - prosegue Marra in una nota alla stampa - si agita nel chiedere dimissioni senza aver letto un rigo degli atti processuali. Fortunatamente, però, e si evince dagli innumerevoli attestati di stima e vicinanza giunti, la maggiore parte delle persone sa che l'avvio di un processo non coincide con una sentenza di condanna. Siamo onorati e fieri di far parte di una formazione civica politica e amministrativa coesa che si indigna per quello accaduto e, allo stesso tempo, continua alacremente a lavorare per il bene di questa città. Anche questa volta sarà chiarita la vicenda. Proveremo che non è stato commesso nessun illecito amministrativo, tantomeno penale». E il primo cittadino interdetto ventila anche gravi ipotesi di condizionamento delle indagini: «Non vogliamo pensare – scrive Manna - al disegno di qualcuno che pensa di voler porre fine a questa esperienza amministrativa. Questo giustizialismo non appartiene alla città di Rende, la nostra comunità non merita politicanti di mestiere, ma chi si spende per il bene comune».