Mancava solo l’ufficialità. Che è arrivata ieri. Elly Schlein si candida alla segreteria del Partito democratico durante l’incontro ‘Parte da noi’ in quel di Roma: “La visione del futuro che parte da noi parte da tre sfide cruciali: diseguaglianze, clima e precarietà. Le Destre non ne parlano, è come se vivessero in un altro Paese”, ha detto. “Se lo facciamo insieme io ci sono, non mi tiro indietro, costruiamo insieme questa candidatura per dimostrare che io posso diventare la segretaria del nuovo Pd. Insieme a voi voglio diventare la segretaria del nuovo Pd”. Nel corso del suo intervento, la Schlein ha detto che “parte da noi una storia nuova che possa costruire l’alternativa che merita questo Paese. “Siamo qua per far partire un percorso collettivo per un contributo alla ricostruzione di un nuovo Pd di cui abbiamo bisogno”, ha proseguito. “Questo processo costituente è un’occasione” ha detto la deputata dem. “Portiamo le nostre proposte. Non siamo qua per fare una partita da resa dei conti identitaria, ma per fare il nuovo Pd, tenere insieme la comunità e salvaguardare il suo pluralismo, le sue diversità, ma senza rinunciare a una identità chiara, comprensibile e coerente”. “Siamo qua per ascoltare le elettrici e gli elettori. Siamo qui per ascoltarvi. Dite la vostra. In queste settimane mi metterò in viaggio, con lo zaino e il taccuino. Quello che siamo stati fino a qui non basta. Si parla tanto di nomi, ma bisogna far contare di più la base”. Non sono mancate le critiche nei confronti della premier Giorgia Meloni: “Non tutte le leadership femminili sono femministe, non ce ne facciamo niente di una premier donna che non aiuta le altre donne, che non ne difende i diritti. Nella manovra si restringe opzione donna e si differenziano le donne sulla base dei figli. Mi auguro che Meloni voglia ritirare la querela a Saviano, non si possono colpire gli scrittori e le scrittrici”. Nel corso del suo intervento, l’ex vicepresidente della regione Emilia-Romagna, guidata da Stefano Bonaccini, che con Giorgio Gori correrà per la segreteria Dem, ha scaricato sul leader di Italia Viva Matteo Renzi le responsabilità del suo addio al Pd. “Renzi sostiene di averci messo lui in Parlamento, in realtà lo hanno fatto le 53mila preferenze di chi mi chiese di partecipare. A Renzi va un altro merito, quello di avermi spinto fuori dal Pd e dalla sua gestione arrogante e incapace di fare sintesi, dopo aver calato dell’alto riforme mai votate dalla direzione e aver umiliato chiunque avesse un’idea diversa dalla sua. Ha ridotto il Pd in macerie e poi se n'è andato". "Io - ha aggiunto - mi rimetto in viaggio, per riascoltare la base, i circoli. La fase costituente non può finire con le primarie, anche dopo servirà il coraggio di cambiare. Serve una cosa nuova, perché quello che siamo stati fino a qua non basta. Non sprechiamo la Costituente, è una sfida, non la vince chi si candida ma una comunità, bisogna valorizzare una nuova classe dirigente, con amministratrici e amministratori".