È nato il nuovo governo. Abbiamo appiccicato a tutti i portoni d'Italia e del mondo il fiocco rosa di accoglienza della prima donna Presidente del Consiglio dei Ministri. Gli italiani all'estero che l'hanno sostenuta hanno inneggiato, quelli di segno contrario hanno fatto di necessità virtù, come si diceva un tempo. Si sono consolati in parte nell'illusione che la Premier avrebbe agito seguendo la tradizione del MSI, poi AN, poi Fratelli d'Italia, nei confronti dell'emigrazione, malgrado la sua compagine abbia subìto una batosta nella circoscrizione estero, in cui sono stati eletti 7 parlamentari del PD su 12 e soltanto uno di FdI.

L'Italia fuori d'Italia si aspettava che la Signora Presidente seguisse la linea tracciata dal vecchio leone Mirko Tremaglia, che degli emigrati aveva fatto l'amore e la bandiera della sua vita. L'attesa per i contenuti della legge di bilancio è stata quindi abbastanza serena. Le notizie diffuse dalla stampa sono, per ora, necessariamente imprecise perché il quadro definitivo delle spese di Stato si decide nella notte dei lunghi coltelli, prima delle votazioni in aula. Tuttavia, quello che abbiamo saputo ha fatto rizzare i capelli sulla testa anche a chi non li ha.

Facciamo qualche esempio. L'IMU sulla prima (di solito unica) casa in Italia dei non residenti è pagabile in toto, in ogni caso, anche da parte dei pensionati, che erano stati salvati da uno dei governi precedenti. Non basta, su quella stessa casa, gli AIRE e gli italodiscendenti pagheranno tutte le tasse sulla spazzatura e l'intero canone RAI, anche se non vi passeranno più di un mese l'anno. I tagli poderosi al bilancio del Ministero degli Esteri, che è costituito almeno all'80% da spese obbligatorie, ricadranno su una serie di questioni che toccano direttamente gli italiani all'estero: la diffusione dell'insegnamento di lingua e cultura italiana, i servizi consolari, già in ginocchio per mancanza di personale.

Non conosciamo le cifre allocate all'assistenza diretta e indiretta per le fasce deboli della comunità, già in passato del tutto inadeguate. Non sappiamo quindi se basteranno alla copertura delle aree di crisi, che si stanno moltiplicando in tutti i continenti dove i nostri concittadini si sono sparsi in un crescendo di nuove scelte geopolitiche. Temiamo che anche questi fondi siano stati decurtati. Tagli pesanti alle dotazioni per i Com.It.Es. il cui numero è ulteriormente cresciuto e al CGIE che continua testardamente a difendere i diritti di tutti, cercando di coprire ognuna delle diverse esigenze, armonizzandole in proposte uniche a governo e parlamento.

Di queste e altre criticità si stanno interessando alla Camera anche i quattro eletti PD che rappresentano le quattro ripartizioni elettorali estere. In particolare, stanno chiedendo: "il ripristino della Commissione per la stampa italiana all'estero, che costituiva un importante supporto" nella definizione dei criteri e l'assegnazione dei contributi. Questa Commissione, più volte ricordata e auspicata dal CGIE, avrebbe potuto sanare lo squallido attacco che mette in pericolo la continuità della pubblicazione  di Gente d'Italia. Ci resta solo l'auspicio che la rete universale di italiani e italodiscendenti trovi dei solidi supporti nelle Commissioni parlamentari di Bilancio.

Nel suo lungo intervento di fronte alle Commissioni Esteri di Camera e Senato, il Vice Premier e Ministro degli esteri Antonio Tajani ha affermato: "Promuovere la lingua e la cultura italiana all'estero significa anche valorizzare il nostro saper fare e stile di vita, il nostro modello di società fondato su pace, dialogo e sviluppo condiviso". E ha proseguito dicendo: "Un altro tema importante che sta particolarmente a cuore del sottoscritto e di tutto il governo, sono i sei milioni di cittadini italiani che vivono all'estero, oltre a quelli d'origine italiana. Continueremo a lavorare affinché rappresentino sempre di più una risorsa per il nostro Paese".

Ormai gli italiani all'estero sono stati promossi a detentori del solo dovere di sostenere l'Italia, cosa che fanno comunque, senza che a ciò corrisponda il godimento di tutti i diritti sanciti dalla Costituzione. Secondo le agenzie di stampa, Tajani ha anche sottolineato la necessità di potenziare il numero del personale dei consolati per migliorare l'erogazione dei servizi ai connazionali. Siamo sicuri che il Ministro Tajani conosca il detto: "Put your money where your mouth is", vale a dire: "Finanzia congruamente le promesse che fai a parole". Finora, l'impegno elettorale di ripristinare il "Ministero" degli italiani nel mondo è morto sfrigolando nella pozzanghera delle affermazioni mai trasformate in realtà.

Un'ultima nota. Come hanno fatto molti parlamentari in tutte le legislature dalla fine del 1997 in poi, l'unico eletto all'estero per Fratelli d'Italia ha presentato la proposta di riaprire i termini per le domande di riacquisto della cittadinanza da parte di chi l'ha perduta in virtù della maledetta legge 555 del 1912. Mozione davvero encomiabile e sostenibile, se nel testo non ci fosse la incomprensibile e illogica limitazione di questa nuova finestra di opportunità al 2027. L'iter dei progetti di legge è lungo e complicato. Se l'attuale maggioranza dovesse appoggiarlo, potremmo sperare in un'approvazione entro il 2024 o giù di lì, il che ridurrebbe i tempi di applicazione a tre anni, sia pure prorogabili, come avvenne alla legge 91 del 1992, ma sempre insufficienti a informare quell'ampia fascia di nostri ex connazionali che, nella maggior parte dei casi, non sono più giovanissimi e non se la vedono facilmente con i social e i vari strumenti elettronici. Se anche l'informazione raggiungesse ogni destinatario della norma, come faranno a espletare tutte le pratiche i Consolati, sottostaffati e in costante emergenza di erogazione dei servizi? E cosa succederà ai figli di queste persone? Verrà loro concessa retroattivamente la cittadinanza, cancellando il limbo di °non italianità" del padre o della madre che non hanno potuto trasmettergliela jure sanguinis? Vedremo. E riparleremo, separatamente, di lingua e cultura.

(Carlo Cattaneo)