Guillermo Ochoa (Depositphotos)
di ROBERTO ZANNI
"Gracias Guillermo Ochoa por ayudar a construir nuestra historia de grandeza, siempre serás una Águila desde la cuna. Te deseamos éxito en tu siguiente reto en Europa".  È il messaggio d'addio dell'America, uno dei club più importanti e titolati del Messico al suo portiere, in partenza per una nuova avventura in Europa: dopo Ajaccio, Malaga, Granada, Standard Liegi -Francia, Spagna, Belgio - ecco l'Italia, appena ingaggiato dalla Salernitana.
E se i Mondiali sono appena finiti, l'Argentina spopola in tutto il mondo, guardando indietro non si può dimenticare la prodezza di Memo Ochoa: Messico-Polonia, incontro sullo 0-0, rigore del grande bomber Lewandowski, ma un guizzo del portiere del Tri, la mano allungata e partita salvata. Memo Ochoa, pur con il suo Messico eliminato nella fase a gironi, è stato uno dei migliori portieri visti in Qatar. Alla quinta Coppa del Mondo, la terza da titolare in maniera consecutiva, 37 anni, 'el Conejo' com'è conosciuto Ochoa, ancora una volta è stato un punto fermo della sua nazionale.
Forse l'ultimo Mondiale? Beh el Conejo promette già di pensare al prossimo ciclo, che vedrà il Messico con un nuovo ct. Ochoa, nato a Guadalajara il 13 luglio 1985 può già finora essere definito il miglior portiere nella storia calcistica del Messico? Sì anche se la concorrenza è prestigiosa: nella storia del Messico infatti si sono avvicendati nella porta della nazionale nomi importanti da Jorge Campos a Oswaldo Sanchez, da Oscar Perez ad Antonio Carbajal. Ochoa non è un numero 1 che si distingue in particolare per le uscite, ma tra i pali diventa di una sicurezza disarmante. Freddo, anzi glaciale quando si trova gli attaccanti davanti.
Terzo portiere in Germania nel 2006, vice in Sudafrica quattro anni dopo, da quando fu Miguel Herrera a dargli il posto da titolare a Brasile 2014, capace di fermare la Seleçao, nessuno è più riuscito a metterlo in panchina, la nazionale del Messico da quel momento è stata tutta sua. Quattro anni fa, Russia 2018, è stato determinante nella vittoria contro la Germania e in panchina c'era il ct Juan Carlos Osorio. Col Tata Martino (appena dimessosi) ha mantenuto il suo ruolo parando poi un rigore a un Mondiale, contro la Polonia, cosa che non capitava da 92 anni, c'era riuscito Oscar Bonfiglio nel 1930 in Uruguay, avversario del Messico l'Argentina. E curiosamente quando ha giocato ai Mondiali non aveva contratto, in quanto non si era accordato ancora con il suo ultimo club appunto l'America di Città del Messico.
E vista la situazione, viste le prove offerte ecco che la Salernitana, in cerca di un portiere a causa dell'infortunio a Luigi Sepe, ha pensato di far del Memo Ochoa l'ottavo messicano nella storia del campionato italiano dopo Miguel Layun, Hector Moreno, Carlos Salcedo, Rafa Marquez, Joahn Vasquez e Hirving Lozano senza dimenticare il pioniere Pedro Pineda un'apparizione lampo nella rosa del Milan era il 1991, ma senza mai esordire. Adesso ecco Ochoa a Salerno non lontano dal suo compagno di squadra in nazionale, Lozano che gioca nel Napoli.
Arriva il portiere messicano dopo l'exploit ai Mondiali e con una leggenda che l'ha accompagnato durante la sua carriera e partita dalla Grecia dove chissà perchè cominciarono a dire che soffriva di polidattilia, malattia genetica che gli faceva avere sei dita in una mano, ecco spiegato il motivo dei suoi exploit. In rete cominciarono a circolare anche foto ritoccate, ma la storia era una delle innumerevoli fake news che si trovano muovendosi per internet. Quello che invece è vero è di Ochoa se ne parla soprattutto ai Mondiali: in Brasile, in Russia e ora in Qatar. E come era successo otto anni fa anche questa volta el Conejo era senza contratto, che ha poi trovato in Italia, a Salerno.