Palazzo Chigi, sede del governo (foto Depositphotos)

Magnis itineribus, dicevano i latini, quando l'esercito era costretto a spostarsi rapidamente. A marce forzate diremmo noi. Ai lavori forzati direbbero i deputati della maggioranza e dell'opposizione che da parecchi giorni fanno nottata nella sala del Mappamondo. Propongono emendamenti. Bocciano emendamenti. Ripropongono gli stessi emendamenti lievemente modificati. Se sono dell'opposizione ma, per qualche miracolo, la loro logica viene riconosciuta, la maggioranza li approva al ribasso. Alcune modifiche proposte dalla stessa maggioranza, se dimostrano palesi miraggi di gloria personale, non vengono bocciati, ma "accantonati", anche nel caso in cui provengano da esponenti del partito della Presidente del Consiglio. Chi la dura la vince. La vincono ogni tanto anche gli onorevoli eletti all'estero che, abituati a saltare manciate di fusi orari, come da ragazzini saltavano alla corda, rimangono svegli nelle notti che qualcuno chiamava dei lunghi coltelli. La maggioranza si difende opponendo la "strategia del sonnellino" a turno, al fine di mantenere un gruppo sveglio e combattivo in costante cambiamento. Abbiamo detto che questo succede nella sala del Mappamondo, situata al quarto piano di Montecitorio, dove si riunisce in questi giorni, meglio sarebbe dire in queste notti, la Commissione Bilancio della Camera, che sarà la prima a dibattere e votare il testo della finanziaria uscita dai duelli in punta di fioretto o dagli scontri con i guantoni da boxe. Domanda: perché si è reso necessario occupare una sala così grande? La risposta ce la danno due articoli del regolamento interno della Camera. Nella versione pubblicata nel 1992, ancora in vigore su questa specifica materia, l'articolo 80, comma 2, a proposito dell'esame di ogni legge, compresa la finanziaria, in sede referente, recita: "Ciascun deputato può trasmettere alle Commissioni emendamenti o articoli aggiuntivi ai progetti di legge e chiedere o essere richiesto di svolgerli davanti a esse". Nuovi emendamenti o emendamenti respinti in Commissione possono essere presentati in Assemblea, durante il dibattito sulla normativa in questione. All'articolo 38, il Regolamento stabilisce inoltre che: "Ogni deputato può partecipare, senza diritto di voto, alle sedute di Commissione diversa da quella alla quale appartiene previa comunicazione al presidente della Commissione stessa da parte del Gruppo di appartenenza". In questa finanziaria, la fascia di cittadini più colpita è quella degli italiani all'estero, che subiscono un taglio di oltre 50 milioni di Euro relativi a ogni aspetto o esigenza della loro vita fuori dai confini. Perciò, come al solito, si è scatenata la battaglia fra i parlamentari "esteri" per attribuirsi il merito di alcuni emendamenti approvati in Commissione Bilancio, in particolare quello relativo all'assunzione di nuovi funzionari alla Farnesina (si parla di cifre che vanno da 400 a 520 persone) e all'adeguamento dei salari dei contrattisti. Con mossa tipica del MAIE, un suo senatore si è attribuito questo successo nel suo ramo del parlamento. Peccato che verbali, registrazioni e documentazione ufficiale non rechino alcuna traccia di una tale proposta presentata dal MAIE. L'emendamento proviene invece dal lavoro dei 4 deputati PD, eletti nelle 4 ripartizioni della circoscrizione Estero, che hanno ottenuto anche 4 milioni di Euro per finanziare la rete delle Camere di Commercio nel mondo al servizio del Made in Italy e hanno sostenuto la necessità di istituire di nuovo la Commissione Nazionale sull'Editoria, per proteggere e garantire il diritto all'informazione di chi vive fuori d'Italia. Li nominiamo in ordine alfabetico per ringraziarli tutti: Nicola Carè (Australia, Africa, Asia, Oceania e Antartide), Christian Di Sanzo (America Settentrionale e Centrale), Fabio Porta (America Latina) e Toni Ricciardi (Europa), che hanno monitorato nelle lunghe ore di dibattito, dalla sera all'alba, in Commissione Bilancio alla Camera, gli sviluppi della situazione, come testimonia anche un articolo del Corriere della Sera che ne riproduce i selfie. Non sappiamo cosa avverrà in Aula, quando la Finanziaria sarà sottoposta al dibattito dell'Assemblea prima di essere inviata al Senato per l'approvazione finale. Non c'è dubbio che sul testo venga posta la fiducia, certamente scontata vista la maggioranza di cui gode il Governo in carica. Rimane la speranza che un sussulto di intelligenza politica costringa la maggioranza a prendere in considerazione il fatto che su 12 eletti all'estero soltanto due appartengono alla compagine di Governo: uno a Fratelli d'Italia e l'altro alla Lega. Se questo ripensamento avesse luogo, gli iscritti AIRE e le collettività di nuovo o antico insediamento potrebbero ottenere un congruo finanziamento alla diffusione dell'insegnamento della lingua e della cultura italiane che trainano il Sistema Italia; la cancellazione dell'IMU sulla loro prima casa in Italia, nonché la riduzione delle tasse sulla spazzatura e del canone RAI vista la limitata fruizione; il diritto di ottenere appuntamenti per il passaporto oppure per il riconoscimento della cittadinanza entro qualche settimana e non parecchi anni; un'informazione quotidiana che non sia asservita al politicamente corretto dei vincitori di turno né messa in pericolo da censori locali che vorrebbero trasformarla in un pedissequo strumento di osanna ai poteri che sono o credono di essere. Possa l'avvento del Bambino Gesù – così fragile e bello, simbolo dell'eterna rinascita dell'uomo dai baratri di guerre e lotte intestine, di asservimento agli idoli della dittatura e del denaro, della corruzione e falsità di troppi che siedono su troni di momentaneo trionfo – ispirare le menti e i cuori di chi approverà la legge di bilancio per il 2023, ricordando che la stessa Costituzione stabilisce che tutti i cittadini sono uguali, a prescindere da qualunque differenza personale, inclusa quella della residenza fuori dalla patria. Questo è il nostro augurio di felicità e serenità a tutti coloro che ci leggono e alle loro famiglie.  Buon Natale!

(Carlo Cattaneo)