Il lancio è avvenuto dalla piattaforma 40 della base di Cape Canaveral (Florida). È il 60° lancio del 2022 per l’azienda di Elon Musk, con un altro previsto entro la fine dell’anno. Sono stati lanciati, alle 10.34 ora italiana, con un razzo Falcon 9, i primi 54 satelliti della seconda generazione degli Starlink, i satelliti per l’Internet globale della SpaceX che hanno alimentato molte polemiche e sulla cui storia ci sono luci e ombre: se da un lato hanno permesso le connessioni Internet in Ucraina e dal 26 dicembre sono operativi in Iran “per promuovere la libertà di accesso a Internet e il libero flusso di informazioni”, come ha detto Elon Musk, dall’altro costellazioni così numerose in orbita costituiscono un serio ostacolo alle osservazioni degli astronomi. I numeri parlano da soli, considerando che con quest’ultima missione la SpaceX ha già lanciato 3.666 satelliti, dei quali circa 3.200 operativi. A questi si aggiungono anche i satelliti delle altre costellazioni, come quella di OneWeb che ne comprende già diverse centinaia. Inoltre l’azienda di Musk ha ricevuto il via libera dalla Commissione federale statunitense per le Comunicazioni al lancio di altri 7.500 satelliti di nuova generazione e che complessivamente sono 29.988 quelli previsti.

Gli Starlink di seconda generazione sono i primi a raggiungere una nuova orbita, a 530 chilometri dalla Terra, che aumenterà la capacità della rete e consentirà di aumentare il numero dei clienti, che attualmente sono circa 1 milione. Al momento, però, il via libera degli Stati Uniti a questa nuova schiera di piccoli satelliti riguarda i primi 7.500. La decisione sui restanti 22.488, come quella sulla possibilità da parte della SpaceX di utilizzare anche altre orbite, è stata invece rinviata, alimentando le polemiche sui disturbi causati da queste gigantesche costellazioni. “Trovare un compromesso tra le necessità di sviluppo tecnologico ed economico e le esigenze della comunità astronomica è possibile, ma richiede attenzione e qualche sacrificio da parte delle aziende”, dice all’Ansa Adriano Fontana, dirigente di ricerca presso l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf). “Queste ultime potrebbero spendere qualcosa in più per rendere i satelliti meno dannosi – spiega Fontana – ad esempio schermandoli o spegnendoli quando passano sopra i radiotelescopi”.

Da un lato, infatti, la rete Starlink sta giocando un grande ruolo in ambito internazionale, in particolare nei recenti conflitti. I dispositivi sono risultati fondamentali nella guerra in corso in Ucraina, permettendo di ristabilire contatti e comunicazioni interrotte dagli attacchi russi. Musk, inoltre, ha annunciato che cento satelliti sono ora operativi anche in Iran, per promuovere la libertà di accesso a Internet e le comunicazioni tra i manifestanti delle proteste. Il problema dell’elemento di disturbo e interferenza legato alle osservazioni astronomiche è destinato a peggiorare. “A risentirne di più sono gli osservatori che studiano grandi porzioni di cielo”, prosegue Adriano Fontana. “I telescopi ottici sono danneggiati soprattutto dal riflesso prodotto dalle componenti dei satelliti quando sono colpiti dalla luce del Sole, durante le osservazioni fatte all’alba e al tramonto. La presenza di così tanti satelliti, quindi, potrebbe impedire ad esempio lo studio dei pianeti più interni del sistema solare”.