Umberto Bellocco Senior
Umberto Bellocco Senior

 

 

 

L'OSSERVATORIO ITALIANO

di Anonimo Napoletano

 

 

Due operazioni coordinate e scattate in sedici province italiane hanno portato, la prima a 65 provvedimenti cautelari – 47 in carcere, 16 agli arresti domiciliari e 2 sottoposti all’obbligo di dimora –  la seconda ad altri 13 arresti nella sola Brescia. Nel mirino la 'ndrangheta di Rosarno, con a capo la famiglia Bellocco, che aveva colonizzato il Nord Italia e stretto patti anche con il clan romano degli Spada, con base ad Ostia. Le accuse sono di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, estorsioni, usura e danneggiamenti aggravati dalle finalità mafiose, riciclaggio e autoriciclaggio, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Contemporaneamente sono stati sequestrati aziende e beni per quasi cinque milioni di euro. 

L’operazione, convenzionalmente denominata «Blu Notte», avviata dal settembre 2019 e conclusasi ad agosto 2020, ha delineato la struttura organizzativa della consorteria ai vertici della «società di ‘ndrangheta» di Rosarno, che vanta interessi in molte zone del Paese e che può contare su importanti ramificazioni all’estero. A capo della consorteria c'è stato per quasi 50 anni il vecchio patriarca Umberto Bellocco, classe ‘37, alias “Assi i mazzi”, morto il 22 ottobre 2022, al quale viene ricondotta anche la nascita della Sacra Corona Unita pugliese,  fondata nella notte di Natale del 1981 all’interno del carcere di Bari. Dopo la morte del ras, gli è succeduto l’omonimo nipote Umberto Bellocco del 1983, alias “Chiacchera”, figlio di Giuseppe Bellocco Giuseppe, classe ‘48, che ha dimostrato di avere la completa gestione del sodalizio e il conseguente controllo di tutti i consociati.

Umberto Bellocco Junior

Il boss comandava dal carcere - Il fatto di essere detenuto da molti anni non ha impedito a Umberto Bellocco di partecipare attivamente alle dinamiche criminali che hanno riguardato il sodalizio. Cosa resa possibile dalla detenzione illecita in carcere di telefoni cellulari, il cui approvvigionamento era favorito dal supporto di altri detenuti e dai familiari di questi, per lo più semiliberi e/o ammessi ai colloqui. Con questi espedienti il detenuto, dal carcere abruzzese di Lanciano (Chieti), ha potuto partecipare ai summit mafiosi, potendo espletare tutte quelle funzioni che gli sono state riconosciute in ragione del ruolo di capocosca. In tale modo le conversazioni con i soggetti ammessi a confrontarsi con il boss sono state utilizzate come strumento di persuasione, anche nei confronti di altri soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta. Gli approfondimenti investigativi hanno permesso di accertare, tra le altre cose, anche le responsabilità dei pregiudicati che hanno costituito la filiera necessaria a rifornire il Bellocco dei micro telefoni cellulari, delle sim-card e delle relative ricariche, strumenti indispensabili per la direzione da remoto della “cosca Bellocco”. 

Matrimoni per cementare alleanze -  I Bellocco, oltre a condurre una politica criminale attenta, specie nei confronti delle altre consorterie a loro storicamente alleate, hanno creato le condizioni per realizzare una serie di matrimoni tra i propri esponenti e quelli della cosca Pesce, in modo da rafforzare i rapporti relazionali tra le due espressioni di criminalità organizzata ritenute tra le più influenti del mandamento tirrenico della Provincia di Reggio Calabria. Ragione per la quale, in alcune fasi dell’indagine, gli esponenti dei Bellocco hanno apertamente manifestato la concreta possibilità di ottenere il sostegno anche dei vertici della cosca Pesce, dando prova di essere supportati, oltre che da questi ultimi, anche da altre realtà di pari livello criminale della Piana di Gioia Tauro. 

Ambulanze per trasportare droga nel lockdown - In un altro ramo dell'inchiesta “Blu Notte” è emerso che durante la prima emergenza Covid, mentre tutti erano chiusi in casa e si poteva uscire solo per lavoro o per motivi di salute, la droga non poteva fermarsi: perciò come copertura veniva trasportata con le ambulanze. Cocainamarijuanahashish erano le droghe che il gruppo di Giostra di Messina faceva arrivare dalla Calabria in Sicilia, tramite collegamenti con base operativa a Reggio Calabria e nelle roccaforti 'ndranghetiste di San Luca e Melito Porto Salvo. I fornitori per eludere i controlli delle forze dell'ordine e poter beneficiare, nel contempo, di un canale di passaggio prioritario sullo Stretto, provvedevano alla consegna dello stupefacente a Messina utilizzando appunto autoambulanze. 

Il filone imprenditoriale al Nord - Oltre alla droga, la 'ndrangheta si occupava anche di attività edili e immobiliari al Nord. Le indagini della Dda di Brescia hanno confermato la presenza della cosca Bellocco nelle province di Brescia e Bergamo, «delineandone assetti organizzativi, collegamenti con le omologhe strutture presenti in Calabria e attività delittuose principalmente legate all'infiltrazione dell'economia legale», spiegano gli investigatori. Nell'operazione sono stati individuati «i terminali calabresi (stanziali a Rosarno) della struttura criminale lombarda i quali concorrevano nella gestione delle molteplici attività economiche di interesse del sodalizio realizzate prevalentemente tramite un imprenditore» attivo tra Brescia e Bergamo nei settori edile e immobiliare. L'uomo avrebbe «fornito un fattivo contributo anche mediante la commissione di delitti tributari e di somministrazione fraudolenta di manodopera, attuati attraverso un articolato circuito di società cartiere deputate all'emissione di fatture per operazioni inesistenti».