di Matteo Forciniti

È stato un altro anno all'insegna del record quello raggiunto dalle esportazioni in Uruguay durante il 2022 che hanno toccato il valore più alto mai registrato. Secondo il rapporto pubblicato dall'istituto Uruguay XXI il 2022 ha avuto -includendo le zone franche- una crescita del 16,5% per un totale di 13.356 milioni di dollari superando ulteriormente il record del 2021. 

A favorire il Paisito è stato un contesto internazionale caratterizzato dall'aumento dei prezzi che si è avuto in particolare tra i mesi di gennaio e agosto. Molto diversa è stata invece la parte conclusiva dell'anno con l'ultimo quadrimestre che ha segnato un brusco arresto. In questo periodo c'è stata una diminuzione del 12% rispetto allo stesso periodo del 2021 caratterizzato dalla limitazione della domanda cinese, il motore trascinante dell'intera economia nazionale.

La Cina infatti continua ad essere il principale socio commerciale dell'Uruguay rappresentando il 28% del totale con 3.675 milioni di dollari. La novità si è avuta con l'Unione Europea che ha superato il Brasile  piazzandosi al secondo posto con il 15% e un valore di 1.950 milioni. Al quarto posto, nonostante il contesto di crisi, c'è stata l'Argentina che ha raddoppiato la sua presenza seguita poi dagli Stati Uniti.

Fedele alla sua tradizione degli allevamenti, la carne si conferma ancora e forse per l'ultima volta il prodotto uruguaiano più venduto nel mondo mantenendosi stabile: lo scorso anno ha avuto un valore 2.557 milioni con il 20% del totale. Al secondo posto c'è stata la soia -14% del totale- che ha vissuto un vero e proprio boom  che occorre ciclicamente con 1.922 milioni e una crescita del 116% rispetto al 2021. La cellulosa è scesa invece al terzo posto della classifica dei prodotti totalizzando esportazioni per 1.818 milioni, quasi il 13% del totale: la metà di tutta questa cellulosa prodotta è stata comprata dall'Unione Europea che ha incrementato la domanda. A seguire, tra i beni esportati, ci sono stati poi: latticini (7%), concentrato per la preparazione di bibite (5%), legna e riso (4% ciascuno), sottoprodotti della carne e veicoli entrambi al 3%. In realtà, la trasformazione economica dell'Uruguay da tempo è già in atto e si prevede che già dal prossimo anno la forestazione e l'industria della cellulosa arriveranno al primo posto tra i beni più venduti come era stato già nel 2018. Le previsioni per il 2023 indicano infatti che le vendite di cellulosa raddoppieranno e supereranno la carne mentre la soia dimezzerà la sua partecipazione.

"Le pressioni per l'aumento dei prezzi delle materie prime sono state più intense e persistenti rispetto a quello che si prevedeva" si legge nel rapporto di Uruguay XXI. "Il 2022 si è concluso con una decelerazione generalizzata dell'economia mondiale e del commercio internazionale. Il panorama globale si è deteriorato e le stime di crescita -tanto per l'attività economica come per il commercio mondiale- sono state ulteriormente riviste. Con un contesto internazionale incerto e con i prezzi delle commodities inferiori alla media del 2022, oltre a una situazione regionale di decelerazione economica, si stima che nel 2023 le esportazioni uruguaiane arriveranno a quasi 13.000 milioni di dollari con una leggera riduzione del 2% rispetto all'anno precedente".