DI MATTEO FORCINITI

Un giorno a Punta del Este con l'intendente, poi a Montevideo con il sottosegretario agli Esteri e via in attesa del prossimo incontro. È ricca di impegni l'agenda dell'ambasciatore d'Italia in Uruguay Giovanni Iannuzzi che ricorre il paese a caccia di selfie per testimoniare quanto dura sia la vita del diplomatico.

Eppure, al di là delle relazioni bilaterali tra i due paesi, l'ambasciatore non si degna di spendere neanche una parola sull'emergenza delle cittadinanze negate che rischierebbe di rovinare il racconto di una realtà perfetta dove tutto funziona alla perfezione. 

Mentre il rappresentante dell'Italia in Uruguay va in giro sorridente a distribuire sorrisi e frasi di circostanza con l'ossessione per il commercio, oggi ci sono tantissimi uruguaiani a cui si sta negando il loro diritto alla cittadinanza italiana vista l'impossibilità di ottenere turni sul sistema on line che spesso implicano un'attesa tra i due e i tre anni. Il motivo, si sa, è l'assenza di personale di fronte a una domanda molto alta. A Montevideo come altrove la situazione è molto grave tanto che in Italia stanno crescendo i processi contro la mancanza di appuntamenti e per molte persone l'unica strada per vedersi riconoscere un diritto è quello di ricorrere a un giudice a patto di spendere migliaia di euro.

In Uruguay c'è un clima pesante: da tempo un gruppo di cittadini riuniti sui social si sta organizzando per cominciare a portare avanti azioni di protesta di fronte a un panorma scoraggiante nonostante le promesse che avevano accolto l'inaugurazione, sette mesi fa, della nuova sede consolare costata all'incirca due milioni di dollari. Una prima azione di protesta si è concretizzata venerdì mattina con la consegna di una lettera alle autorità consolari per denunciare il problema e sollecitare soluzioni al riguardo. "Questo è stato solo il primo passo, se non ci sarà una soluzione torneremo" hanno promesso questi cittadini che chiedono soltanto di essere ascoltati per poter esercitare un diritto.

E adesso cosa farà l'Ambasciata di fronte a queste richieste a parte ripetere la solita cantilena? Verrà orchestrata qualche altra operazione -come in passato- per ripulirsi l'immagine di fronte all'indignazione generale che circola in Uruguay?

Viene da pensare a quanto fatto nel 2021 subito dopo il caso Luca Ventre, il connazionale morto in circostanze misteriose dopo aver scavalcato il cancello della sede e su cui al momento ha trionfato l'impunità in entrambi i paesi. Ebbene, soltanto pochi mesi dopo quel polverone mediatico che si era sollevato in Italia, l'Ambasciata decise di rifarsi l'immagine contrattando un'agenzia di comunicazione arrivando a spendere la bellezza di 15.494 dollari

Ovviamente oggi il caso è molto diverso anche se siamo in presenza di una vera e propria emergenza che preoccupa tanta gente e che dall'alto si sta cercando di tappare. Per tanti discendenti dei nostri emigrati la vita oggi è sospesa in un limbo: il ritardo del documento italiano  può voler significare rinviare un trasferimento, un progetto familiare in cui a essere coinvolte sono intere famiglie alla ricerca di un futuro migliore proprio come facevano i nostri connazionali nei secoli scorsi. Ecco perché da parte della rappresentanza diplomatica ci si aspetterebbe un minimo di impegno.