DI MATTEO FORCINITI

 

 

Il commercio sta diventando una vera e propria forte ossessione per le istituzioni italiane in Uruguay. Senza voler sminuire la sua importanza a livello economico, questo sembra essere l’unico vero impegno concreto portato avanti dall’Ambasciata d’Italia che non perde occasione per promuovere i prodotti italiani e il Made in Italy. La tendenza è cominciata diversi anni fa e ormai si sta consolidando. Su tutto il resto è calato invece il silenzio, come se non esistesse altro che i prodotti gastronomici, oltre l’industria.

Lo abbiamo visto bene durante il periodo delle ultime elezioni italiane e lo continuiamo a vedere ancora oggi: la figura dell’ambasciatore è stata ridotta praticamente a puro strumento di marketing a servizio del beneficio di imprese private. Durante il periodo cruciale delle votazioni, anziché fomentare la vita democratica di una comunità il rappresentante dello Stato italiano in Uruguay ha ritenuto più opportuno andare in giro a cercare di far vendere un po’ di pasta, con tutto il dovuto rispetto per le eccellenze italiane apprezzate in tutto il mondo. 

Perché si concentrano gli sforzi solo sul commercio quando ci sono anche altre tematiche ugualmente importanti? Perché il commercio ha preso il sopravvento su tutto? Perché non si riesce a capire che esistono altre cose come i diritti che non potranno mai essere monetizzati? E se la stessa energia si fosse spesa nel chiedere giustizia per la morte di Luca Ventre rimasta ancora impunita? Oppure per la promozione della cultura e della lingua italiana? Gli esempi che si potrebbero fare sono davvero tanti e tutti davvero sconfortanti.

Gli scambi commerciali tra Italia e Uruguay in realtà non sono frequenti né mostrano  grandi numeri come ci raccontano le  tabelle ufficiali. L’export italiano nel paese sudamericano è diminuito fortemente anche con la pandemia a partire dal 2020 e non si è ancora ripreso del tutto. Nel 2019 il valore era di 239,79 milioni di euro mentre nel 2021 ha raggiunto i 206,95 milioni di euro. Tra gennaio e agosto del 2022 il totale è stato 178,53 milioni di euro. A soffrire di più, in quest’ultimo periodo, sono stati i prodotti farmaceutici che sono passati da 118,23 a 67,59 milioni di euro. Vanno un po’ meglio invece i prodotti uruguaiani in Italia che nel 2021, con 333,64 milioni di euro, hanno di poco superato le cifre del 2019 con la crescita più evidente nei prodotti alimentari. Tra gennaio e agosto di quest’anno il valore è stato di 299,32 milioni di euro.

I bisogni reali dei connazionali che vivono in Uruguay però sono altri come dimostrano i numerosi messaggi che riceviamo giornaliermente a Gente d’Italia oppure le continue lamentele che circolano all’interno delle associazioni, tra i patronati oppure sui social utilizzati come valvola di sfogo: il tema di principale preoccupazione all’interno della comunità continua ad essere quello dei servizi consolari nonostante da quattro mesi sia entrata in funzione una nuova cancelleria che non ha risolto magicamente i problemi come qualche politico prometteva alla ricerca del facile consenso.

L’unica conseguenza positiva di questo mega investimento costato quasi 2 milioni di euro è stata la nuova sala d’attesa oggi molto più spaziosa, comoda e ospitale con i visitatori. Del resto non è cambiato ancora niente; senza un intervento diretto del Ministero degli Esteri con un reale potenziamento e un aumento del personale questa sede diventerà una cattedrale nel deserto.

E intanto le file di attesa per il rilascio dei passaporti aumentano….stesso discorso per le cittadinanze…..