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di ROBERTO ZANNI
Ci si sta riavvicinando ai numeri registrati prima del Covid. Lo ha rivelato Enac, l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile che ha reso note le cifre del traffico aeroportuale relativo al 2022. Il primo dato, il più significativo, riguarda i passeggeri che sono stati 164,5 milioni, il doppio rispetto al 2021 e così è stato anche ridotto il gap rispetto alla pre-pandemia, ora siamo sotto solo del 15%.
Un balzo in avanti che conferma in maniera assoluta il trend consistente di crescita che si era già registrato nel 2021. Passeggeri, ma anche le merci che con l'1,7% in più guardando l'anno precedente, hanno fatto anche meglio rispetto al 2019 dell'1,3%. C'è poi un dato assolutamente significativo e che riguarda le direttrici di traffico (di linea e charter): infatti il Nord America in compagnia del Nord Atlantico ha fatto un balzo in avanti addirittura del 364,9%, in pratica quasi quadruplicato il movimento di passeggeri rispetto all'anno precedente.
Si tratta del maggior incremento registrato prendendo in esame i flussi di traffico con origine-destinazione l'Italia verso le principali aree geografiche mondiali. Un aumento enorme che ha contribuito in maniera sostanziale a rendere il 2022 un trampolino di lancio assolutamente unico per raggiungere nuovamente i picchi che erano stati toccati fino al 2019, prima dell'arrivo del Covid.
Cifre, quelle complessive, che sono state commentate ovviamente con grande soddisfazione dai vertici dell'Enac. "L'andamento del traffico passeggeri registrato sugli scali italiani nel corso del 2022 - ha commentato il presidente Pierluigi Di Palma - dimostra la consistente ripresa del settore che in questo modo ha già recuperato oltre l'85% del traffico pre-pandemia, peraltro in un momento in cui, all'impatto del Covid, si sono sommati gli effetti del conflitto russo-ucraino. Ciò non di meno, il settore ha saputo reagire e i dati dimostrano come sia forte e consistente la domanda di trasporto. È compito dell'Enac vigilare affinchè tale domanda venga accolta attraverso l'utilizzo di dotazioni infrastrutturali, mezzi e carburanti di nuova generazione e sempre più performanti sotto il profilo dell'impatto ambientale".
E se la crescita è stato notevolissima sulla direttrice Nord America-Nord Atlantico, non da meno si sono rivelate anche altre rotte: infatti, sempre in percentuale, Medio Oriente e Asia del Pacifico ha segnato un +276,7% seguite da Africa e Oceano Indiano con +169,9%. Le regioni dove invece più lento appare il recupero del gap con il periodo pre-pandemia sono in primo luogo Caraibi e Sud America (con una differenza ancora del -64,7%), ma anche Medio Oriente e Asia del Pacifico (-50%) nonostante per quest'ultima regione si sia assistito a un notevole recupero l'anno scorso. Complessivamente il traffico internazionale Extra UE è comunque guidato dal Regno Unito con 11,9 milioni di passeggeri dopo la riclassificazione avvenuta dall'1 gennaio 2021 in seguito agli effetti della Brexit.