Esattamente due anni fa, il 28 febbraio 2021, 'La Gente d'Italia' riprese le pubblicazioni cartacee, e uscì in edicola con una dichiarazione dell'ambasciatore d'Italia a Montevideo, Iannuzzi (che vedete in allegato) dove tra l'altro diceva: "Si tratta di un momento felice, perché la voce raccolta direttamente nella comunità italiana, l'informazione ampia con una finestra aperta in particolare sull'attualità italiana, arricchiscono la presenza dell'Italia in Uruguay e nella correttezza rendono un servizio utile e apprezzato al nostro Paese...."

Bene pochi mesi dopo ecco il suo dietrofront: nella relazione inviata al Dipartimento per l'Editoria Iannuzzi scrive che questo giornale non rende un servizio utile e molto apprezzato al nostro Paese. Confermando il suo grande e vero obiettivo, insieme al suo grande amico Aldo Lamorte: far tacere per sempre 'La Gente d'Italia'.

E diciamocela tutta: la battaglia, queste due persone, l'hanno vinta. Ma la guerra, scusate il termine, no. Non sarà di certo un ambasciatore prossimo alla pensione e persona accusata di brogli elettorali a chiuderci la bocca. Figuriamoci. Il nostro giornale ha quasi 25 anni di vita e, guarda caso, ha sempre ottenuto i contributi pubblici destinati, per legge, a media come questo. Ora, improvvisamente, ecco la grande vergogna firmata da questa coppia: 'La Gente d'Italia' non serve a niente. Certo, perché non scriviamo della grande biciclettata o della gustosa spaghettata organizzata dall'Ambasciata, ma osiamo formulare delle critiche, come per esempio parlare dello spreco relativo alla costruzione della nuova cancelleria consolare laddove ci permettevamo di suggerire più che altro l'assunzione di più personale affinché le pratiche importanti, come quelle relative ai passaporti o ala cittadinanza, potessero essere più snelle e non giacere per mesi, mesi e ancora mesi su scaffali pieni di polvere (ma costruire è meglio di assumere...). O di chiedere celerità affinché si venisse alla verità della morte di Luca Ventre, un connazionale morto all'interno dell'ambasciata laddove cercava solo protezione. O forse diamo fastidio perché abbiamo denunciato i brogli elettorali cominciati con il senatore Cario (rimpiazzato giustamente da Fabio Porta) e proseguiti con Lamorte che si filma votando in nome di un altra persona? Insomma, notizie, queste, che reputiamo di certo più importanti rispetto alle cosiddette marchette che l'ambasciatore manda per far vedere quanto è bello e quanto e bravo. Ma la cosa buffa è che noi notizie anche di colore e che reputiamo di interesse per la comunità italiana, le pubblichiamo tranquillamente come siamo pronti a dimostrare e dimostreremo nelle sedi opportune, nelle aule dei tribunali, dove tutti noi giornalisti che hanno lavorato a 'La Gente d'Italia' (oltre che all'editore e direttore) porteranno questi due signori. Documenti alla mano. Per far vedere quali sono le 'personalità' che hanno dovuto giudicare il nostro lavoro (infrangendo anche una legge costituzionale ma questo lo vedremo poi...) che il Dipartimento per l'Editoria si è fermato al parere negativo di Iannuzzi e del Comites (e non di tutta la maggioranza...). Bene, anzi male. Ma state certi che dimostreremo come l'ambasciatore e Lamorte hanno 'giocato' contro il bene della collettività italiana. Ripetiamo. Con documenti alla mano e mail che testimoniano come abbiano deciso di far tacere uno strumento di democrazia solo per un interesse becero: far sì che le critiche di un giornale, sentinella del territorio, non possano avere più spazio.

Ma, cari Lettori, vi pare normale che il nostro giornale debba essere stato giudicato da una persona (Iannuzzi) che pur di farci chiudere perché non propenso alle critiche prima dice una cosa e poi si contraddice, oppure da una persona accusato di brogli elettorali (ricordiamo che c'è un video che conferma questo broglio), come Aldo Lamorte. Ma non finisce qui. Ricordiamo chi è, Lamorte, riconducendo il rapporto che ha con noi. Anni addietro questa persona acquistò alcune pagine pubblicitarie de 'La Gente d'Italia' (che noi conserviamo gelosamente), regolarmente andate in stampa e distribuite. Se uno più uno equivale a due, ciò significa che questo giornale esiste e ha anche un ruolo importante nella comunità. Oppure no? Andiamo avanti con il racconto. Cosa fa poi Lamorte? Non paga il dovuto. E non stiamo parlando di chissà quali cifre. Inutile dire che tra 'La Gente d'Italia' e Lamorte nasce un contenzioso, dato che ci aspettiamo il dovuto. Campa cavallo che l'erba cresce. Niente da fare. Cosa succede poi? Che Lamorte dice che questo giornale non esiste, è un fantasma. Ma come? Compri la pubblicità su un giornale che non esiste? Strano, ci viene da pensare. E poi ancora giù con questa pantomima che 'La Gente d'Italia' non ricopre un ruolo d'interesse. Certo, se è per gli interessi di Iannuzzi e di Lamorte, è vero: non interessiamo. Perché a noi piace utili alla gente, non ad altre cose.

Ecco, cari Lettori. Vi abbiamo spiegato, per sommi capi, la situazione. A giudicare un giornale come il nostro sono stati un ambasciatore che cambia opinione in base al vento che gira ( o forse per altri calcoli politici che a noi sfuggono....) e a un politico accusato di brogli elettorali, cui ancora aspettiamo i soldi della sua campagna pubblicitaria. Ma noi siamo forti, più di tutto e di tutti, perché qualche anno fa, qui a Montevideo, venne a premiarci di persona il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E a Iannuzzi e Lamorte ricordiamo le Sue parole: "Sono lietissimo di consegnare questo simbolo per ringraziare del grande contributo che la testata Gente d'Italia fornisce al rapporto affettivo, culturale di conoscenza economica di collegamento con l'Italia, è un lavoro, un'opera di grande importanza per due ragioni, primo perché la stampa è un elemento fondamentale della libertà, della democrazia e chi collabora a un giornale conferisce a tutta la collettività un grande contributo che rassicura, che garantisce la circolazione delle idee, garantisce la conoscenza degli avvenimenti, consente che si svolga un giudizio e quindi garantisce il sostegno la libertà e la democrazia, e in secondo luogo perché questo lavoro viene svolto per tenere il collegamento intensamente alto con l'Italia. Di questo ringrazio molto il direttore Mimmo Porpiglia e tutto il corpo redazionale che vi lavora. Grazie molto per quello che fate". Frasi dette dal capo dello Stato, per Lui esistiamo, altroché. Ciaone, Iannuzzi, Lamorte e compari di merenda del Comites. Anzi, arrivederci. Dove? Nelle sedi competenti, documenti, mail e rassegne stampa alla mano che racconteranno il vostro operato, fatto di capriole e giravolte La battaglia l'avete vinta (causando non pochi danni a tutte le persone che lavorano al giornale, ma che vi renderanno conto di tutto... civilmente e penalmente), ma per il nostro de profundis è presto. Tempo al tempo. Non penserete mica di averci chiuso la bocca?
IL COMITATO DI REDAZIONE
STEFANO CASINI
MATTEO FORCINITI
ROBERTO ZANNI