Di Matteo Forciniti
Il commercio è diventato la vera grande ossessione delle istituzioni italiane in Uruguay. La promozione del made in Italy ha ormai preso il sopravvento su tutto anche a costo di far sparire le pressanti esigenze di una comunità inquieta che da tempo chiede a gran voce servizi consolari efficienti anche se non viene ascoltata.
Qual è oggi il ruolo dell'Italia in Uruguay oltre al marketing? Per capire come stanno davvero le cose abbiamo parlato con alcuni rappresentanti della collettività che stanno vivendo questo periodo con amarezza e preoccupazione.
"La promozione del made in Italy va benissimo a patto però che non vengano dimenticati i connazionali residenti nel territorio a cui bisogna garantire servizi consolari efficienti e rapidi" afferma Alessandro Maggi, consigliere del Comites per la lista Unitalia. "Il problema è che qui si sta facendo solo questo, il made in Italy si è imposto praticamente su tutto, anche sui diritti degli italiani che continuano a patire la situazione estremamente critica dei servizi consolari e noi che lavoriamo nei patronati questo lo vediamo quotidianamente".
Secondo il responsabile del patronato Inas a Colonia tutti gli sforzi sulla promozione del commercio e del made in Italy sono importanti e necessari ma -allo stesso tempo- "ci si aspetterebbe un analogo impegno nel cercare di risolvere le principali preoccupazioni della gente: il sistema di prenotazione on line qui non funziona, la gente è stufa di non poter trovare appuntamenti. Da troppo tempo c'è una legge dello Stato italiano -quella sul riconoscimento della cittadinanza per sangue- che qui non non viene rispettata senza alcuna conseguenza. Questa è una cosa gravissima e dovrebbe essere la principale preoccupazione delle nostre autorità che invece pensano ad altro. L'ambasciatore dice che oggi la priorità sono solo gli italiani che hanno la cittadinanza ma questo è inaccettabile dato che esiste una legge che riconosce la nazionalità ai discendenti per sangue".
"Sappiamo tutti che il problema dei servizi consolari è la mancanza di personale" insiste l'ex presidente del Comites ricordando il la questione più importante. "Il principale colpevole di questa situazione è il Ministero degli Esteri che non ha mai affrontato seriamente il problema. Le responsabilità vengono dall'alto, i funzionari della cancelleria consolare fanno l'impossibile ma qui abbiamo un problema strutturale che è stato completamente rimosso con altre cose come la cucina e il commercio".
Maggi si sofferma poi sulle recenti proteste organizzate nei giorni scorsi da un gruppo di cittadini in attesa di ottenere un turno al consolato, un segnale importante che deve essere ascoltato: "Non è vero che tutti quelli che cercano il passaporto lo fanno solo per viaggiare, qualcuno ci sarà anche ma è una minoranza. C'è tanta gente che ha un bisogno disperato del documento e chiede, semplicemente, che gli venga riconosciuto un diritto. Quella che stiamo vivendo in Uruguay è una protesta democratica e importante che va sostenuta. La contestazione è necessaria affinché si possa fare pressione all'Ambasciata per chiedere un servizio consolare adeguato alla quantità di persone residenti". "Purtroppo" -conclude amaramente- "è in casi come questi che si sente enormemente la mancanza del Comites, l'organismo che dovrebbe difendere i diritti degli italiani in Uruguay e che invece si trova in altre cose avendo altri interessi da perseguire".