di MIMMO CARRATELLI

Intanto, non è un tassello da niente avere trovato un allenatore che ha accettato la panchina azzurra senza porre condizioni in perfetta sintonia con De Laurentiis, dettaglio di non poco conto.
Per Rudi Garcia si parla di “seconda scelta”. Ma le “prime scelte”, se vogliamo considerarle tali, avevano più di un problema ad accettare l’invito di De Laurentiis.
E ognuno di loro aveva carattere e limiti che sarebbero potuti risultare dannosi per il Napoli. Grande presunzione, soprattutto. Buoni successi (Luis Enrique col Barcellona di Messi, Iniesta e Neymar!) e flop clamorosi, Galtier (calciatore nel Monza nel 1997) un guastatore al Paris Saint Germain.
La scelta di Rudi Garcia obbedisce al sano realismo di De Laurentiis che, ormai da vent’anni nel calcio, ha già sgamato i trucchi e i bluff di un mondo pompato esageratamente dai media.
Garcia non sarà un allenatore glamour, di quelli messi continuamente in vetrina da giornali e tv, ma è una persona onesta e un tecnico competente, oltretutto già con una esperienza italiana, alla Roma per due campionati e mezzo, due secondi posti, sette anni fa.
Garcia arriva e accetta la partenza di Kim e il “problema” Osimhen (cessione possibile, rinnovo contrattuale complicato).
Non c’è da stupirsi di queste situazioni in un calcio italiano razziato dalla Premier, che deve vendere per comprare sopraffatto dai debiti e che non attira più campioni, ma solo i loro figli, i figli di Weah, i figli di Thuram, domani i figli di Osimhen.
Il Napoli non ha debiti, ma non può sballare una conduzione giudiziosa svenandosi per un fuoriclasse che neanche si vede.
De Laurentiis ha vinto uno scudetto risparmiando sugli ingaggi e sugli stipendi, l’esatto contrario dei costosissimi scudetti con Maradona finiti col fallimento.
Il principale obiettivo di De Laurentiis è non fallire, rischiando oltretutto in proprio.
Tenendo fede a questo sacrosanto principio, De Laurentiis ha sempre allestito un Napoli di vertice, sempre presente in Europa (9 Champions e 10 Europa League). E, in maglia azzurra, son passati fior di giocatori, da Lavezzi e Hamsik a Osimhen e Kvaratskhelia.
Il Napoli è quello che è. Ha una struttura agile, ma non potente. Non è accompagnato da una struttura esterna determinante (giornali e televisioni). Non ha rapporti positivi col cosiddetto Palazzo.
In queste condizioni, dopo vari tentativi con qualche torto subito, è sbocciato uno scudetto stravinto sul campo e solo sul campo.
Si riparte da zero perché, come s’è detto, il Napoli non ha una forte struttura portante da garantire un ciclo vincente.
Con sano realismo, dopo il campionato vinto, De Laurentiis riparte senza squilli.
Garcia o non Garcia, il punto è: il Napoli dello scudetto ha ancora “fame”, voglia di lavorare duro, tenere ancora a mente il gioco di Spalletti ma con una ossessione dei dettagli che potrebbe mancare, ha ancora energie intatte o energie logorate dalla strepitosa conquista dello scudetto?
La prima valutazione di Rudi Garcia, a Dimaro, sarà questa: che forza, determinazione, continuità e feeling col nuovo allenatore ha il Napoli campione d’Italia?
I giocatori “sentiranno” l’orgoglio dello scudetto sulle maglie per puntare di nuovo al titolo di campioni d’Italia?
Verranno poi alcuni problemi evidenziati dall’ultima parte del campionato vinto.
De Laurentiis è “innamorato” del 4-3-3 e Garcia ha lo stesso “gusto” tattico.
Ma gli avversari hanno imparato come fronteggiare il Napoli creandogli difficoltà sempre più evidenti: non tanto il giocatore da piazzare su Lobotka, fonte del gioco azzurro, ma una “gabbia” per annullare Kvaratskhelia con marcatura doppia e anche tripla così dimezzando della metà la pericolosità degli attacchi del Napoli.
Lo ha fatto con successo anche il Milan, in piena umiltà, nei quarti della Champions. Kvaratskhelia non ha più visto la porta nelle ultime undici partite di campionato dopo 12 gol nelle precedenti 23 presenze.
C’è da variare il modulo di gioco? A prescindere se Osimhen resta o andrà via per una proposta indecente, Garcia comincerà col 4-3-3.
Non vuole stravolgere la squadra campione d’Italia, ha detto. Ma forse qualche nuovo accorgimento deve metterlo in cantiere per restituire a Kvaratskhelia la scintilla del gol e per avere in campo Raspadori, un talento che non può essere confinato per un altro anno in panchina.
Il 4-2-3-1 sarebbe la soluzione per avere Raspadori nel ruolo in cui rende meglio: alle spalle della prima punta. Il ragazzo emiliano è venuto con grande entusiasmo a Napoli. È tempo che l’entusiasmo venga premiato.
Se la squadra non avrà esaurito energie e voglia di vincere nello scudetto conquistato, Garcia sarà facilitato nel cercare soluzioni alternative.
Intanto, il “panorama” delle grandi non sembra esaltante.
Il Milan perde Tonali, l’Inter rischia di perdere Brozovic, la Juventus fatica a trattenere Rabiot. La sensazione è che sarà un campionato in cui il Napoli potrà fare la sua parte e, se resta Osimhen, potrà fare ancora una parte da protagonista.
Ma non è pensabile che Inter (12 sconfitte), Juventus (10) e Milan (8) ripetano il flop dell’annata appena conclusa.