di ROBERTO ZANNI
Ora che il CGIE (Consiglio degli Italiani all'Estero) aggiungiamoci anche un finalmente, ha messo in moto il proprio motore cosa ci si può aspettare? Le richieste dei connazionali all'estero sono tante, variegate, obiettivamente non è semplice sintetizzare problematiche che arrivano da ogni parte del mondo. Un lavoro però che non spaventa, anzi non vede l'ora di ricominciare, Michele Schiavone, rieletto alla segreteria, un figura non solo di grande spessore, esperienza e carisma, ma soprattutto rassicurante: di lui gli italiani, ovunque si trovino, si possono fidare.

- Segretario, ma come ci si sente ad avere il 'peso' di oltre 6 milioni di italiani sparsi nel mondo?

"Per prima cosa non sarà mai un peso, siamo tutti volontari, un impegno assunto da anni che porta a dialogare con tanti nostri connazionali, alcuni dei quali impegnati nel CGIE, altri nei comitati per gli italiani all'estero, nelle associazioni negli enti, per cui l'obiettivo è legato soprattutto a riportare i nostri connazionali a recitare ruoli più ambiziosi, da protagonisti. È ciò per cui siamo impegnati affinchè gli italiani all'estero non siano solo fruitori di servizi, attraverso interventi dello Stato, bensì dovrebbero, finalmente essere valorizzati attraverso la loro professionalità, specificità, tutti gli ambiti della vita produttiva, sociale, culturale. È questo il senso per cui sono altamente onorato di poter svolgere questo compito e cerco di farlo con la massima dedizione".
AMBASCIATORI ALL'ESTERO? CONCETTO SUPERATO
- Una domanda difficile: qual è per lei il primo problema da risolvere per chi vive fuori dall'Italia?
"Questo è un passaggio molto particolare, non esistono più certezze come sono state vissute nel passato, oggi la vita sociale, professionale è dettata da ritmi esagerati, con l'evoluzione che stiamo vivendo i connazionali all'estero dovremmo garantire una emancipazione al fine di raggiungere i traguardi che si sono posti ai quali dovremmo aggiungere che sono italiani a tutti gli effetti come garantisce la Costituzione che tra l'altro all'articolo 35 fa riferimento alla possibilità di emigrare, questo però non vuol dire che chi parte non debba più tornare. Si dovrebbero creare condizioni davvero favorevoli con l'uso anche di strumenti nuovi, come oggi possono essere i social, affinchè ci si possa sentire parte integrante, protagonisti, rappresentati senza tornare al solito riferimento di 'ambasciatori all'estero', concetto ormai superato, ma invece protagonisti di realtà ovunque essi decidano di trasferirsi e vivere contribuendo al progresso e allo sviluppo dei Paesi di residenza. Tra le priorità penso si debba compiere uno sforzo affinchè questa narrazione venga aggiornata e integrata da un discorso pubblico italiano. D'altra c'è un forte sbilanciamento tra la questione immigratoria e migratoria, con quest'ultima emarginata in quanto ogni anno, ci riferiamo all'ultima decade, c'è stato un esodo di 130, 140.000 cittadini che si sono trasferiti all'estero. Recuperare la fiducia e soprattutto permettere loro di interagire con il nostro Paese rappresenta una priorità. Bisognerebbe anche creare condizioni legislative al fine di permettere loro di sentirsi cittadini italiani a pieno titolo".
PUNTARE SU COMITES, MEDIA, CAMERE DI COMMERCIO, PATRONATI
- Ora quali saranno i primi passi che il nuovo CGIE si sente in grado di svolgere da subito?
"Noi siamo un organo consultivo del Governo e come è già successo presentiamo delle proposte di legge e in questo momento abbiamo la convinzione di essere a un giro di boa: si devono creare condizioni affinchè i rappresentanti possano essere maggiormente riconosciuti. Da quando si sono insediati i parlamentari delle circoscrizioni estero, la rappresentanza di base, cittadini, enti, gradualmente hanno perso di peso decisionale, ma soprattutto di spinte al fine di rinnovare le stesse rappresentanze sul territorio e rappresenta un problema quando si pensa alle distanze che esistono ora tra le generazioni motivo per il quale il nostro lavoro deve puntare anche a creare condizioni più favorevoli riguardo alla vita, sociale, lavorativa, produttiva, culturale all'estero offrendo loro anche un sostegno reale, e mi riferisco a risorse finanziarie, per poter svolgere le proprie funzioni. Mi riferisco in particolare ai Comites, ai media, alle camere di commercio, patronati e anche a un rimodellamento dei servizi pubblici, cioè consolari, in quanto in tante parti del mondo è diventato estremamente difficile ottenere in tempi ragionevoli documenti personali a cominciare dal passaporto senza dimenticare comunque che le stesse difficoltà si affrontano anche in Italia in quanto la Pubblica Amministrazione è in sofferenza. Ma il nostro impegno, in questo inizio di consigliatura, dovrebbe portarci - e ci siamo già orientati - a centrare questi traguardi. Con pragmatismo si deve far sentire la presenza delle istituzioni vicine alle nostre comunità, ovunque esse siano attraverso le quali poi l'Italia può promuovere cultura, investimenti, per creare nuove opportunità di crescita. Tutto questo credo debbano essere i ruoli e gli obiettivi che il CGIE deve porsi per poi aiutare il Governo e le diverse amministrazioni nel coinvolgimento dei nostri connazionali all'estero che, lo ripeto, hanno gli stessi diritti di chi vive in Italia".
- E un organismo che finora ha fallito è stato il Comites, cosa si può fare per recuperarlo?
"Ci sono i presupposti per rendere più attivi questi istituti di rappresentanza di base nei territori. Serve una programmazione, forte comunicazione sostenuta attraverso i nostri canali. Come CGIE, a cominciare dalla pandemia, abbiamo sollecitato la creazione di web-radio proprio per creare, per avvicinare e ascoltare le nostre comunità. Io sono convinto che la riforma di Comites e CGIE dovrà essere approvata entro la fine di questa legislatura, sono state già presentate delle proposte. Servirà da parte del Governo, ma anche dalla nostra, associazioni, mondo organizzato, insistere affinchè questa rappresentanza non sia vista solo come un luogo dove si riunisce un comitato, bensì vissuta e partecipata".
MA SE I COMITES SONO QUELLI DI LAMORTE...
- Ma proprio quando lei parla di maggior interazione, comunicazione, attività e contatto dei Comites con la comunità italiana, quello di Montevideo, guidato (dall'interno e dall'estero) da Aldo Lamorte si è reso protagonista dello scandaloso 'parere', in combutta con l'ambasciatore Giovanni Iannuzzi, che ha privato almeno per il momento 'Gente d'Italia' del contributo governativo che spetta per legge…
"Ho seguito e conosco bene la situazione sia di 'Gente d'Italia' come di altre testate che hanno avuto le stesse difficoltà e problemi. La legge va cambiata. Quella attuale non è  trasparente e soprattutto non aiuta lo sviluppo dell'imprenditoria perchè con pareri espressi in maniera non vincolante non si possono assumere decisioni drastiche. Il mondo imprenditoriale è anche uno dei tanti soggetti di produttività culturale. Come capitato a Montevideo, per la vostra testata, le stesse problematiche sono emerse in Australia, Argentina e credo anche in Spagna tant'è che l'Ufficio per l'editoria del Consiglio dei Ministri più volte ci ha sollecitati a esprimere pareri riguardo a questi atteggiamenti. La questione comunque è riconosciuta e si dovrà superare  e la prima azione da proporre è la ricomposizione della Commissione  di rappresentanza del CGIE all'interno degli uffici della Presidenza del Consiglio dei Ministri, responsabile per l'editoria e l'informazione. Infatti una rappresentanza a conoscenza del funzionamento del mondo dell'editoria e imprenditoria nel mondo, delle realtà territoriali e anche della qualità dei prodotti anche se, sia chiaro, questa non rientra tra i requisiti per l'erogazione dei contributi alle testate giornalistiche, che si deve basare su elementi generici a cominciare dalla lingua, che in gran parte deve essere ovviamente quella italiana. A mio parere si deve avviare un percorso di riorganizzazione, attraverso un convegno, cosa che faremo, proponendo modifiche alla Legge Crimi che, diciamo, ha sconvolto il mondo dell'editoria soprattutto per quello che riguarda l'estero".
I CONSIGLIERI NON RAPPRESENTANO INTERESSI PERSONALI
- E alla fine di questa interessante chiacchierata non può mancare il suo prezioso parere sull'elezione di Aldo Lamorte a segretario proprio della cruciale Prima Commissione 'Informazione e Comunicazione'.
"La nomina di per sè al momento non è stata ancora applicata in quanto Lamorte non era presente all'Assemblea Plenaria, si dovrà verificare la consistenza e la disponibilità e anche se ha dato il suo assenso la questione al momento, per quello che è di mia conoscenza, non ha influenza sui lavori della Commissione che tra l'altro ancora non sono stati avviati. Lamorte come gli altri 63 consiglieri ha un compito, non possono esserci pregiudiziali tuttavia è importante che venga svolto da ogni rappresentante come prevede la Costituzione perchè se così non fosse si troverebbe completamente fuori ruolo, questo è il fondamento. Bisognerà vedere come Lamorte si comporterà nei lavori della Commissione che, ripeto, devono ancora prendere il via".
- In ogni caso la nomina a segretario resta
"Il nuovo CGIE si è riunito di fretta - conclude il segretario generale - i consiglieri poi si sono rinnovati per i due terzi, in molti non si conoscevano e si è cercato nel breve tempo a disposizione di comporre le Commissioni e ovviamente e il CGIE, anche a causa di risorse finanziarie ridotte, quest'anno non avrà tanta agibilità e a malapena dovrebbero esserci le condizioni per riunirsi una sola volta come Comitato di Presidenza, che è un gruppo ristretto. Io sarei più propenso a vedere all'opera quello che è il programma di lavoro della Commissione e dell'esecutivo e la nostra attenzione deve fermamente  essere focalizzata sul fatto che ogni rappresentante deve svolgere le proprie funzioni consapevole del fatto che non rappresenta interessi personali, bensì una comunità e su questo non si deve derogare se dovesse succedere qualcosa, ma questo ovviamente riguarda tutte le commissioni: tutti devono lavorare per favorire il progresso delle comunità italiane all'estero".
Cosa che comunque il signor Lamorte finora non ha fatto...