Scarabocchi senza valore artistico, graffi di vernice che rimandano a Tag di profili social, banali dichiarazioni d'amore e slogan privi di senso.

Sui muri di Venezia è in aumento il fenomeno dei vandali dello spray, che usano la città sulla laguna solo per ottenere, poi, qualche minuto di celebrità sul web.

Non sono i murales, bellissimi e colorati, che firme della street art hanno lasciato in questi anni solo in luoghi di minor pregio storico, e comunque non sui monumenti. Si tratta di tagger, gente dallo spray facile, che pur di violare la legge - scrivere sui muri è vietato se non se ne ha l'autorizzazione - si accontenta di una firma all'acrilico per segnare il proprio passaggio. Scarabocchi che risolvono facilmente il dilemma su queste forme espressive: è arte di strada, o imbrattamento? Sono migliaia le scritte e i ghirigori che deturpano le calli, i ponti e i muri dei palazzi veneziani. Secondo l'associazione 'Masegni e Nizioleti' - citata da La Nuova Venezia - si tratta per l'80% di stranieri. In alcuni casi, attraverso il profil social cui rimandavano i tag, si è riusciti ad individuarli e a denunciarli.

È il caso di 'McBello', un giovane di Francoforte che ha lasciato scritte in tutta la città, oppure di una ragazza francese che aveva riempito i muri di Cannaregio con stelle azzurre. Il fenomeno è in crescita. Dall'inizio del 2023, riferisce sempre l'associazione, sono stati 12 gli interventi di ripulitura dei muri compiuti dai tecnici della municipalizzata Veritas, in alcuni casi con i restauratori, perché la vernice aveva deturpato punti delicati, fregi in pietra d'Istria, una statua in bronzo.

La mappa dei vandali dello spray è lunghissima. Solo immaginando un itinerario tra l'Arsenale e il ponte di Rialto si incontrano muri tappezzati di scarabocchi al Ponte degli Scudi, a Santa Maria Formosa, sulla chiesa di Santa Maria Mater Domini, sul Ponte di Sant'Antoni, in calle Santa Giustina, sul Fontego dei Tedeschi, su una vera da pozzo del 1500 in campo Sant'Angelo - qui un maialino stampato a matrice -, davanti al palazzo dell'Agenzia delle Entrate. Un itinerario più interno rispetto alle 'tangenziali' dei turisti, ma importante, perché conduce, a piedi, dalla stazione ferroviaria fino ai siti espositivi della Biennale, come le Corderie e i Giardini, a Castello.

Sul muro della salizzada della chiesa di Sant'Antonin, in direzione San Marco, è tutto un ghirigoro di punti e virgola, simili ad omini in corsa. In una palazzina gotica, che confina con il ponte dei Scudi, gli schizzi di vernice salgono fino al primo piano e continuano nella calle sottostante. Su di un civico di calle Santa Giustina, un bombolettaro ha addirittura 'decorato' l'intera facciata con una vescica che spara ghirigori. Insomma, gli scarabocchi - com'è stato per i primi writer degli anni Sessanta - potranno anche essere una forma di "sovversione critica" che usa gli spazi urbani. Ma fanno una bella differenza con i messaggi universali lasciati nelle città dagli artisti del graffito. Come il 'Bambino migrante', con giubbotto di salvataggio e torcia di segnalazione in mano, dipinto nottetempo da Banksy su un muro a pelo d'acqua di un edificio in Rio Novo.