ROMA – Le Commissioni Esteri e Lavoro della Camera dei deputati hanno avviato l’esame della risoluzione presentata da Fabio Porta (Pd, ripartizione America meridionale), in qualità di primo firmatario, sulla stipula di nuovi accordi bilaterali di sicurezza sociale e l’aggiornamento di quelli in vigore. Illustrando il testo, Porta ha sottolineato come l’obiettivo della risoluzione sia di esortare e impegnare il Governo a riprendere l’attività negoziale per il rinnovo e la stipula delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale, anche a fronte di una sensibile ripresa della mobilità internazionale delle persone, sia in entrata che in uscita. Ricorda infatti che per tutelare i diritti previdenziali dei lavoratori italiani emigrati, nel corso degli anni il nostro Paese ha stipulato numerose convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con i Paesi di maggiore emigrazione e che tali convenzioni hanno garantito loro la parità di trattamento in materia di sicurezza sociale, l’esportabilità delle prestazioni previdenziali e, soprattutto, la totalizzazione dei contributi ai fini del perfezionamento dei requisiti contributivi minimi previsti dalle varie legislazioni per la maturazione di un diritto a prestazione. “Tuttavia, da più di vent’anni lo Stato italiano ha praticamente sospeso i negoziati con i Paesi di emigrazione italiana per la stipula e il rinnovo delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale – segnala Porta, ricordando come tali convenzioni siano state stipulate, tranne alcune eccezioni, negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. “Le più recenti – osserva il deputato, – sono quelle con la Croazia del 1999 e i rinnovi con l’Australia del 2000 e con il Canada del 2015.

La stragrande maggioranza delle intese in vigore è quindi obsoleta nello spirito, nei contenuti e nella forma, e – sostiene Porta – non può più tutelare adeguatamente diritti e interessi o doveri dei futuri pensionati, perché non risulta adeguata alle evoluzioni e agli aggiornamenti, talvolta radicali, delle legislazioni e dei sistemi previdenziali dei Paesi contraenti. Per Porta dunque ciò non consente di esercitare una doverosa tutela dei diritti e un rigoroso controllo dei doveri socio-previdenziali delle vecchie ma anche delle nuove migrazioni di cittadini, i quali si recano a lavorare all’estero, anche per lunghi periodi, dove versano i contributi e pagano le tasse, e i quali rischiano poi di non essere adeguatamente tutelati negli ambiti previdenziale, fiscale e sanitario.

Vi sono inoltre convenzioni bilaterali di sicurezza sociale già firmate dall’Italia con i Paesi di vecchia emigrazione (come quella con il Cile) e di immigrazione (come le Filippine e il Marocco) mai ratificate dal Parlamento italiano e alcuni Paesi di emigrazione italiana e con grandi collettività residenti in Italia – come l’Ecuador, il Perù e la Colombia – che da anni chiedono la stipula di convenzioni in materia di sicurezza sociale, senza alcun esito positivo.

Per Porta è “un ineludibile dovere civile continuare a riconoscere alla nostra vecchia emigrazione il contributo storico dato in momenti difficili al Paese, e allo stesso tempo garantire tutela e solidarietà a coloro i quali sono costretti nuovamente a lasciare il Paese perché in serie difficoltà, a partire proprio dalla tutela previdenziale e sanitaria”. Per questo la risoluzione in esame intende “sollecitare, responsabilizzare e impegnare il Governo ad istituire un tavolo tecnico che veda la presenza dei rappresentanti dei Ministeri competenti, dell’Inps e dei patronati nazionali, con il preciso compito di monitorare lo stato delle convenzioni di sicurezza sociale vigenti, di verificare la loro compatibilità con le modifiche intervenute nel nostro sistema previdenziale e la eventuale conseguente necessità di rinegoziazione”. Si ritiene inoltre opportuno verificare a fronte dell’aumentata mobilità internazionale di lavoratori e lavoratrici – sia in uscita che in ingresso in Italia – la necessità di stipulare nuovi accordi bilaterali di sicurezza sociale, completando il quadro giuridico di salvaguardia dei diritti socio-previdenziali, e aggiornare quelli in vigore, a garanzia di una più adeguata ed efficace tutela previdenziale.  L’introduzione di un quadro di tutele ampio ed organico è necessario – conclude Porta – per garantire una effettiva mobilità circolare, e misure efficaci di integrazione e regolarizzazione dei migranti. Il seguito dell’esame è stato quindi rinviato ad altra seduta.