Il 40% delle diagnosi di diabete di tipo 1 nei bambini arriva in ritardo, quando compare un episodio di chetoacidosi, uno squilibrio metabolico grave che porta in Pronto Soccorso e può lasciare danni permanenti.

Il ritardo può incidere anche sull'aspettativa di vita, che può essere ridotta di 16 anni se la malattia insorge prima dei 10 anni e non è controllata opportunamente. In vista della Giornata Mondiale del Diabete, che si celebra domani 14 novembre, la Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (Siedp) fa il punto sull'importanza della diagnosi precoce del diabete di tipo 1 e sull'urgenza dell'attivazione dello screening per la patologia.

L'Italia è il primo Paese al mondo ad avere istituito uno screening del diabete di tipo 1, grazie alla legge 130/2023 promulgata lo scorso 15 settembre. "È urgente e necessario che vengano emanati al più presto i decreti attuativi per individuare i bambini e i ragazzi ad alto rischio, prima che si arrivi a uno scompenso che può mettere in pericolo perfino la vita", dice Valentino Cherubini, presidente Siedp e direttore della Diabetologia Pediatrica agli Ospedali Riuniti di Ancona.

"Se la malattia ha un insorgenza precoce e compare nei bimbi al di sotto dei 10 anni d'età, causa una perdita di 16 anni di aspettativa di vita. Tuttavia, se diagnosticata in tempo, curata e ben controllata da adulti l'aspettativa di vita è la stessa della popolazione senza diabete", sottolinea il diabetologo. Lo screening potrà consentire inoltre di utilizzare terapie - non ancora disponibili in Italia - in grado di ritardare la comparsa della malattia.

L'incidenza del diabete di tipo 1 è in crescita da tempo a un tasso del 3-4% annuo e ha subito un'impennata nei due anni di pandemia: di circa il 14% nel primo anno e del 27% nel secondo.

In aumento anche il diabete di tipo 2, una malattia che fino a qualche tempo fa era tipica dell'età adulta e che oggi anche a causa di sovrappeso, obesità, stili di vita scorretti cresce anche negli under-20.