Il tribunale tedesco ha disposto l'estradizione per Filippo Turetta.

Lo si apprende da fonti informate. La decisione sarà comunicata al ministero della Giustizia che chiederà al ministero dell'Interno di disporre il trasferimento in Italia di Turetta.

Filippo Turetta ha dato il proprio consenso a venire consegnato alle autorità italiane, riferisce una nota della Polizia tedesca recapitata stamani all'avvocato italiano del giovane, Emanuele Compagno.

Dato che Filippo Turetta ha accettato una procedura semplificata di consegna all'Italia, non è più necessaria una decisione della Corte di Appello di Naumburg, la quale peraltro ha confermato la detenzione in carcere del giovane in attesa di un suo trasferimento alle autorità italiane sulla base del mandato di arresto europeo, aveva spiegato in un comunicato lo stesso Tribunale superiore regionale (Oberlandesgericht, Olg, corrispondente a una Corte d'appello italiana).

Nell'auto di Turetta un coltello, guanti e un cellulare

Un coltello da cucina con una lama di dodici centimetri, probabilmente l'arma del delitto, un paio di guanti e un telefono cellulare, sono stati rinvenuti dalla polizia tedesca nella borsa di Filippo Turetta, all'interno della Punto nera fermata lungo l'autostrada vicino a Lipsia. Lo riferiscono i quotidiani locali e nazionali. Nella vettura sarebbero state individuate anche tracce di sangue, presenti anche sulle scarpe e sui vestiti del 22enne. Sarebbero stati trovati infine circa 300 euro in contanti; altri accertamenti sono in corso sull'eventuale acquisto di una scheda Sim straniera per poter utilizzare il telefonino senza venire tracciato.

 

Giulia Cecchettin "ha lottato 25 minuti", chiesta la consegna di Filippo Turetta. Il gip: "Può uccidere altre donne"

Giulia Cecchettin ha lottato per quasi 25 minuti, ha cercato di correre; accoltellata, inseguita e buttata a terra dal suo carnefice, ha battuto la testa sullo spigolo di un marciapiede.

Agonizzante è stata buttata dentro la Punto nera che ha vagato tra Veneto e Friuli, infine abbandonata dentro un bosco, con sopra un sacco di tela. Così viene ricostruita, nell'ordinanza di custodia cautelare del Gip di Venezia, il femminicidio di Giulia Cecchettin, morta per mano di Filippo Turetta nella notte di sabato 11 novembre. In otto pagine il giudice ripercorre gli orari di una doppia aggressione tra Vigonovo, a pochi metri da casa, e poi nella famigerata strada industriale di Fossò, da cui è poi iniziata la folle fuga dell'auto.

Una serata iniziata come tante quella in cui Giulia Cecchettin incontra "l'inaudita ferocia" di Filippo Turetta, cominciata con una cena veloce offerta da Giulia in un Mc Donald's al centro commerciale come testimonia un transazione per 17,80 euro sulla sua carta. E poi precipitata nel più nero degli epiloghi. Le grida d'aiuto di Giulia, e un'invocazione, "così mi fai male", vengono udite da un vicino di casa, Marco Musumeci, intorno alle 23.15, nel parcheggio di una scuola dell'infanzia a 150 metri da casa Cecchettin.

Secondo la ricostruzione cronologica effettuata dalla Procura, è presumibilmente alle 23.18 che il teste segnala al 112 l'aggressione: Sente le urla vede "calciare violentemente una sagoma che si trovava a terra" e poi la Punto allontanarsi. In quel punto poi sono state trovate tracce di sangue e un coltello da cucina di 21 centimetri, senza manico, assieme a un'impronta di calzatura, sporca di sangue. La scena si sposta poi a Fossò, a 6 chilometri di distanza, dove le telecamere di sorveglianza ritraggono Giulia, pare ferita ma non gravemente, cercare di fuggire venendo inseguita e raggiunta da Filippo, che la scaraventa a terra; lei cade all'altezza del marciapiede e non si muove più. L'aggressore la muove, poi va di corsa a prendere la macchina, la carica probabilmente nel sedile posteriore. Sono le 23.40. Sullo spigolo di quel marciapiede sono stati poi trovati ancora sangue con capelli, e un pezzo di nastro telato argentato intriso di tracce ematiche e ancora capelli, "probabilmente applicato alla vittima per impedirle di parlare" scrive il giudice, e infine ancora un'impronta di una calzatura sporca di sangue, compatibile con quella trovata nel parcheggio di Vigonovo. Alle 23.50 la Punto nera è uscita dall'area, poi è stata vista in vari punti delle province di Venezia, Treviso.

L'ultima inquadratura alle 9.07 del 12 novembre, da Cortina in direzione Dobbiaco e poi su verso la Germania, dove la fuga è terminata sulla corsia di emergenza di un'autostrada. Secondo il giudice, ricapitolando gli elementi di prova, Turetta deve essere arrestato perché "sussiste il pericolo che reiteri condotte violente nei confronti di altre donne", perché su di lui emerge "un giudizio di estrema pericolosità, che desta allarme, dato che i femminicidi sono all'ordine del giorno". E "l'inaudita ferocia" del giovane ne dimostra "la totale incapacità di autocontrollo". Da qui l'ipotesi di reato di omicidio volontario, fatto "infierendo con plurimi colpi da arma bianca" su Giulia, "scaraventandola a terra", poi "caricandola in auto" e infine "abbandonandola in un luogo isolato". Vi è poi l'aggravante del delitto "contro persona legata al colpevole da relazione affettiva", e infine il reato di sequestro di persona perché Giulia è stata trattenuta nella Punto nera "contro la sua volontà per un lasso di tempo apprezzabile". Ora l'ordinanza - la seconda, dopo quella relativa al solo reato di tentato omicidio - con il Mandato di arresto europeo tramite il Ministero della Giustizia è stata inviata in Germania dove Turetta si trova in carcere, allo scopo di farlo consegnare al nostro Paese. Il 22enne è in una cella da solo nel penitenziario di Halle, non per motivi particolari ma poiché si tratta di una modalità di detenzione "consueta" per chi è in custodia cautelare in Germania.