Miliziani Houthi (foto archivio)

Gli Stati Uniti avevano annunciato un attacco su larga scala e a più livelli contro i gruppi affiliati all'Iran e hanno mantenuto la promessa non solo colpendo in Iraq e in Siria ma intensificando l'offensiva contro i ribelli Houthi al largo dello Yemen.

Per Joe Biden è "solo l'inizio" della risposta americana agli attacchi contro le sue truppe nella regione e l'uccisione di tre di loro in Giordania ma il rischio di escalation e di un allargamento del conflitto non è mai stato così alto, con la Russia che ha chiesto ed ottenuto per lunedì una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sui raid americani .

"L'attacco è un'azione rischiosa e un altro errore strategico da parte degli americani, che non farà altro che aumentare le tensioni e l'instabilità nella regione", ha affermato in un comunicato il portavoce diplomatico di Teheran, Nasser Kanani, all'indomani dei raid ordinati dal commander-in-chief contro tre strutture in Iraq e quattro in Siria. La Casa Bianca ha assicurato di non volere una guerra contro l'Iran e di non avere intenzione di attaccare direttamente su territorio iraniano ma la dimostrazione di forza del Pentagono ha chiaramente voluto inviare un segnale al regime. La scommessa di Washington e dei suoi alleati è che Teheran non voglia un'escalation del conflitto né entrare in guerra contro una superpotenza, non è detto però che anche i gruppi supportati dai Pasdaran facciano la stessa valutazione e interrompano gli attacchi contro gli Usa. Fino a venerdì sera, ogni azione militare degli Stati Uniti era intrisa di calcolo e cautela, il segno distintivo dell'approccio Biden. La morte dei soldati americani in Giordania, però, e i continui attacchi da parte degli Houthi hanno forzato la mano al presidente. I raid hanno suscitato l'irritazione pure dell'Iraq che ha accusato gli Usa di aver violato la sua sovranità. La Casa Bianca ha replicato di aver avvertito gli iracheni prima degli attacchi ma Baghdad ha deciso comunque di convocare l'incaricato d'affari americano e ha denunciato che tra i 16 morti ci sono anche civili. In Siria, invece, secondo l'ultimo bilancio dell'Osservatorio per i diritti umani sarebbero stati uccisi 23 combattenti filo-iraniani. Alla vigilia della visita di Antony Blinken in Medio Oriente per portare avanti l'offensiva diplomatica e arrivare ad un'intesa per il rilascio degli ostaggi, anche Hamas ha condannato l'operazione militare affermando che l'amministrazione americana getta "benzina sul fuoco". Gli Stati Uniti "hanno la piena responsabilità delle ripercussioni di questo attacco aggressivo contro Iraq e Siria", ha affermato il gruppo in un comunicato. Solo poche ore quei raid il Comando Centrale americano, Centcom i hanno annunciato di aver distrutto venerdì otto droni al largo dello Yemen e quattro a terra per "proteggere la libertà di navigazione" dagli attacchi degli Houthi, quindi di aver abbattuto "sei missili anti-nave". Secondo un comunicato congiunto Usa e Gran Bretagna hanno colpito "una decina" di obiettivi dei ribelli nel Paese - stando alla Cnn sarebbero almeno 30 nel Paese tra i quali un deposito sotterraneo di armi - per "ristabilire la pace e la stabilità" nell'area. Media Houthi, citati da al Jazeera, hanno invece denunciato attacchi anche contro la capitale "Sanaa, bersagliata da raid americani-britannici", hanno detto citando in particolare la zona sud della città, mentre testimoni hanno parlato di forti esplosioni. Una situazione sempre più critica sulla quale, su richiesta della Russia che ne ha approfittato per accusare gli Stati Uniti di "seminare caos e distruzione" in Medio e "ad alimentare ulteriormente il conflitto", si terrà lunedì una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.