"Un muro di silenzio e di oblio - un misto di imbarazzo, di opportunismo politico e talvolta di grave superficialità - si formò intorno alle terribili sofferenze di migliaia di italiani, massacrati nelle foibe o inghiottiti nei campi di concentramento, sospinti in massa ad abbandonare le loro case, i loro averi, i loro ricordi, le loro speranze, le terre dove avevano vissuto, di fronte alla minaccia dell'imprigionamento se non dell'eliminazione fisica".

Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la celebrazione del "Giorno del Ricordo", al Quirinale.

"La ferocia che si scatenò contro gli italiani in quelle zone non può essere derubricata sotto la voce di atti, comunque ignobili, di vendetta o giustizia sommaria contro i fascisti occupanti; il cui dominio era stato - sappiamo - intollerante e crudele per le popolazioni slave, le cui istanze autonomistiche e di tutela linguistica e culturale erano state per lunghi anni negate e represse", ha aggiunto. "Le sparizioni nelle foibe o dopo l'internamento nei campi di prigionia, le uccisioni, le torture commesse contro gli italiani in quelle zone, infatti, colpirono funzionari e militari, sacerdoti, intellettuali, impiegati e semplici cittadini che non avevano nulla da spartire con la dittatura di Mussolini. E persino partigiani e antifascisti, la cui unica colpa era quella di essere italiani, di battersi o anche soltanto di aspirare a un futuro di democrazia e di libertà per loro e per i loro figli, di ostacolare l'annessione di quei territori sotto la dittatura comunista".

Mattarella ha ricordato che il Giorno del Ricordo è stato votato a larghissima maggioranza in Parlamento.  "Sono passati quasi ottant'anni dai terribili avvenimenti che investirono le zone del confine orientale e venti anni dall'istituzione del Giorno del Ricordo, deliberata dal Parlamento a larghissima maggioranza - ha affermato -. Giorno dedicato alla tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra".

Oltre alla premier Giorgia Meloni, seduta accanto al presidente della Repubblica, alla cerimonia hanno preso parte i ministri degli Esteri Antonio Tajani, della Difesa Guido Crosetto, degli Interni Matteo Piantedosi. In prima fila anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e quello dello sport Andrea Abodi.

Durante la cerimonia, condotta, dall'attrice Viola Graziosi sono state lette testimonianze degli esuli di Istria e Dalmazia e di familiari di vittime delle foibe.