Trattori. Toh, chi si rivede!  Antonio Di Pietro, 74 anni, ex di tutto: seminarista, garagista notturno, gelataio, lava macchine, cameriere.

E poicommissario di polizia, sostituito procuratore a Bergamo, magistrato, avvocato, deputato, ministro con Prodi, fondatore del partito “Italia dei valori “(quali?).

Fuori dalla mischia, si è ritirato in campagna a Montenero di Bisaccia, Molise; ed ora spunta come “padrino” degli agricoltori in rivolta. Dice: ”La politica non mi manca. Vado solo nelle scuole a parlare di Costituzione “. Sarà vero?

PROTESTA A FIANCO DEI TRATTORI
Di Pietro, un tempo protagonista della vita italiana, è sceso dal suo trattore per affiancarsi idealmente (per ora) alla protesta dei “colleghi”, risoluto come non mai.

In una recente intervista a QN ha detto: ”Ho scelto di condividere la protesta degli agricoltori perché il tema riguarda tutti, anche quelli che il trattore non se lo possono permettere. E l’ho fatto perché, a differenza di 30 anni fa, oggi avere un piccolo podere non basta più per mantenere una famiglia. Quindi o si interviene o si deve rinunciare a un settore importante non solo dal punto di vista alimentare, ma anche da quello ambientale. Perché alla fine chi tiene i prati puliti e in ordine in questo Paese sono gli agricoltori”.

LE RACCOMANDAZIONI DELL’EX PM DI MANI PULITE
Chiamato in causa dai rivoltosi, Di Pietro ha subito messo le mani avanti dicendo di non conoscere gli organizzatori della protesta. Tuttavia non ha mancato di fare loro delle raccomandazioni.

La prima delle quali è quella di “rimanere sempre uniti sotto la loro bandiera, senza andare l’uno contro l’altro. Solo così le istituzioni prenderanno atto del fatto che c’è una sofferenza a livello europeo. Perché con le regole che ci sono non è più possibile, per il settore, essere competitivo”.

LE COSE DA FARE, SECONDO L’EX PM
Il pensionato Di Pietro ha una sua ricetta. Primo: non si può fare la rotazione dei campi come chiede l’UE “perché le altre semine se le mangiano i cinghiali”.

Di Pietro ha una certezza. Eccola:” L’Unione Europea deve mettere tanti soldi per l’agricoltura. Se non si mettono in condizione i contadini di essere competitivi, la campagna scomparirà e rimarranno soltanto le grandi multinazionali“.

Tonino va oltre e suggerisce a Bruxelles di fare un embargo dei prodotti che non seguono le regole europee. Per Tonino si tratta di una “concorrenza sleale”.

Poi cita l’eterna questione dei Paesi poveri che comunque non hanno il diritto a inquinare il mercato e aggiunge: ”Ci sono multinazionali che li sfruttano ed è su questo che bisogna intervenire. Siamo in un momento storico di transizione. L’ambiente non si pulisce punendo i contadini. Se torno in politica? Non mi interessa occupare un posto. Sento di aver fatto il mio dovere e l’ho fatto serenamente; non ho mai fatto parte della categoria dei complottisti “.