di ENRICO PIRONDINI

Conte desaparecido. Giuseppi in fuga. Travolto dalla sua stessa pretesa –  un Giuri’ d’onore per smascherare Giorgia Meloni e le “menzogne denigratorie “ dette contro i lui sul Mes -ha infilato un meschinoboomerang.

Addio (invocato)trionfo; fallita l’occasione di affermare la sua leadership di tutta l’opposizione; cioè di essere il più autorevole avversario della Premier, di scavalcare la segretaria dem e dire “qui comando io”. Gli è andata male.

E come facevano i bambini dispettosi e insaziabili, ha fermato la partita “ed è scappato col pallone” (metafora calcistica utilizzata dal presidente Mulé). Il leader Cinquestelle, intuendo la mala parata – l’intoppo imprevisto –  ha rovesciato il tavolo, ha sciolto la Commissione in zona Cesarini con il “ritiro della istanza”, ha girato tacchi e pochette “senza entrare nel merito”,  e via a Volturara Appula a curare i bernoccoli. Succede. Non sempre si può vincere.

DUE MESI GETTATI AL VENTO
Due mesi di audizioni, di scartoffie, di discussioni che non imboccavano la strada di un verdetto amico.  Di qui la decisione dell’abbandono in gran dispetto; il colpo di teatro che non ti aspetti, la svolta improvvisa.

Con un retroscena all’italiana. È accaduto che due membri della commissione – il piddino  modenese Stefano Vaccari e il romano Filiberto Zaratti di “Europa Verde” (il partito ambientalista di Bonelli) –  hanno scoperto la“non terzieta”della commissione presieduta dall’azzurro Giorgio Mulé e si sono dimessi.

Poco dopo arriva Conte, incassa l’assist (se concordato significa una grave violazione dell’obbligo di segretezza che hanno i componenti del Giurì), si rallegra per lo scampato pericolo di un avverso verdetto, ingoia la frittata e toglie il disturbo. Elly tira un sospirone di sollievo.

LA DIFESA DI GIUSEPPE CONTE
L’ex premier ha spiegato il clamoroso ritiro a modo suo. Respingendo l’accusa di una ignominiosa fuga, precisando che a sciogliere il Giurì d’onore è stato il presidente della Camera (e chi sennò?), che lui il pallone non l’ha portato via “semplicemente perché non l’ha mai avuto in mano”.

Infine ha ringraziato il presidente Fontana “per aver dimostrato sensibilità istituzionale tutelando le istituzioni “. Impietosi i commenti sulla sponda opposta. Due le metafore più gettonate. La prima: “Conte, un perdente di insuccesso”. La seconda:”In fuga per la sconfitta”. Poca roba. D’altronde è Carnevale e tutto passa e se ne va. Per fortuna.