di GIANLUCA PACE

Qualche nuovo dettaglio sulla latitanza, se proprio vogliamo chiamarla così, di Matteo Messina Denaro. Si legge che un bel giorno il nostro andò di persona a comprare un’auto. E in effetti, spiegano, in concessionaria le forze dell’ordine hanno trovato i documenti consegnati dal boss, tra cui una fotocopia taroccata della carta d’identità con la foto di Messina Denaro incollata sopra. Neanche nelle barzellette. Questa è l’Italia. Senza contare l’acquisto anche di una moto, le varie visite mediche e il non calcolabile numero di amanti sparsi per la Sicilia. Cari italiani, ammettiamolo: a noi non interessa affatto combattere la mafia, ad eccezione di alcuni eroi sparsi qui e là per il bel Paese. 

Questa è la verità. Un boss ricercato che andava a curarsi in una clinica di Palermo. Abbiamo normalizzato anche questo. Ma è una follia stile Escobar in Colombia. Prima ce ne rendiamo conto, meglio è. Questa insomma è stata la latitanza dell’uomo più ricercato dell’Universo per qualche decennio. L’uomo, ricordiamo, della mafia corleonese di Totò Riina, l’uomo delle stragi contro Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. L’uomo, insomma, almeno a parole, più ricercato da qui al limite oscuro della materia. Ma siamo sicuri che sia stato anche l’uomo più cercato?