di MATTEO FORCINITI

 

Il silenzio domina la seconda gara d’appalto per la costruzione del nuovo consolato di Montevideo. Dopo l’inatteso stop dell’ottobre del 2020 con nessuna offerta ritenuta idonea, il piano del sottosegretario Ricardo Merlo che non perde occasione per farsi un po’ di pubblicità va avanti. C’è una certa fretta a chiudere al più presto il discorso.

 

Nel marzo del 2021 l’Ambasciata italiana -al cui comando c’è da poco Giovanni Iannuzzi- comunica che l’affidamento dei lavori per la costruzione è stato dato alla ditta Ciemsa (Construcciones e Instalaciones Electromecanicas S.A.) che si è aggiudicata il bando secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. In base ai documenti ufficiali a scegliere la ditta è una commissione composta dall’ambasciatore Iannuzzi insieme agli architetti Antonio Licari e Diego Tarragó come decretato dal responsabile unico di questo procedimento, il primo segretario dell’Ambasciata Alessandro Costa. Erano state 7, inizialmente, le ditte ammesse alla fase successiva di questo secondo bando per presentare le loro offerte. Tra queste solo 4 hanno poi effettivamente presentato la loro richiesta: Possamai Construcciones, Mta, Conami e Ciemsa risultata poi vincitrice.

 

L’appalto viene definitivamente approvato il mese successivo in seguito ai dovuti accertamenti ma a colpire, ancora una volta è la modalità del tutto: una notizia di fondamentale importanza come questa viene pubblicata di nascosto sul sito dell’Ambasciata senza alcuna diffusione. La spesa prevista è di almeno un milione e mezzo di dollari nel bel mezzo della crisi provocata dalla pandemia.

 

Ancora una volta, i rappresentanti della collettività del Comites mai coinvolti dalle autorità nel progetto protestano: “È molto strano che il secondo bando non sia stato pubblicizzato dall’Ambasciata come invece era stato fatto precedentemente”. I rappresentanti ricordano l’intervento fatto da Costa al Comites nel novembre del 2020 con la promessa dell’apertura di una nuova nuova gara d’appalto.

 

Perché tutto questo silenzio?

 

A metà giugno del 2021 finalmente si parte. A dispetto dei trionfalismi, l’apertura del cantiere arriva in un momento delicatissimo: la realtà dei servizi consolari in Uruguay è estremamente complicata. A dare l’ennesima batosta a un problema che si trascina ormai da troppi anni ci ha pensato il Covid con il servizio per la cittadinanza sospeso e più di 500 appuntamenti da riprogrammare in un caos che non conosce fine. A completare il quadro c’è il nuovo sistema on line degli appuntamenti che sta soffrendo “problemi tecnici importanti” come ammesso dalle stesse autorità consolari. Di risolvere il problema e di aumento del personale non ne parla nessuno, l’obiettivo adesso è solo quello di costruire questa faraonica palazzina quanto prima.

 

Appena partono i lavori il primo a farsi vedere nella calle Cardona è il solito Aldo Lamorte sorridente a caccia del consueto selfie in vista delle imminenti elezioni del Comites che si terranno tra pochi mesi. Così come era successo con l’inaugurazione dell’ufficio affittato per la propaganda del Maie, a prestarsi al gioco questa volta c’è il nuovo primo segretario Alberto Amadei in posa per la foto, un ricordo memorabile per la collettività italouruguaiana.

 

Tutto fila liscio come previsto, l’inaugurazione della nuova struttura è prevista intorno alla metà del 2022. Poco prima, nel mese di maggio, chiude definitivamente i battenti Inform Italia, lo sportello informativo costato decine di migliaia di dollari solo per dare qualche informazione che ci lascia un atroce dubbio sulla sua effettiva utilità.

 

L’appuntamento con la storia sta arrivando. Il nuovo consolato di Montevideo sta per diventare realtà per la gioia dei politicanti falsari.

 

 

Fine sesta parte - Continua

 

Prima parte: Gli annunci e le promesse

Seconda parte: Progetto preliminare e trasparenza solo per pochi intimi

Terza parte: L’ufficio affittato per la propaganda del Maie

Quarta parte: Il mistero dello studio di architettura

Quinta parte: La pandemia non ferma il consolato, proteste trasversali