Il ministro Moavero ascolta, chiede pareri e prende appunti. Si svolge in un clima cordiale l’incontro privato organizzato all’interno dell’Istituto Italiano di Cultura di Montevideo. A ricevere l’illustre ospite ci sono i rappresentanti della comunità italiana invitati dall’Ambasciata: Renato Palermo, Aldo Lamorte, Alessandro Maggi e Filomena Narducci.

“Ci tenevo ad avere un incontro con voi per confrontarmi su vari temi” sostiene il ministro, “vista la grande italianità positiva di questo paese che conta anche con una vivace comunità”. Peccato, però, che sia una riunione a porte chiuse come fanno notare i rappresentanti: “Il luogo ideale sarebbe stata la Casa degli Italiani dove abbiamo ricevuto diversi presidenti”. Pur dicendolo scherzosamente, il ministro accusa l’ambasciatore Piccato che non è nuovo ad iniziative del genere come ci ha abituati in passato. Diffusione dell’italiano, cooperazione culturale ed economica e servizi consolari: sono queste le tematiche principali della riunione del pomeriggio.

“Sono tutti temi a noi vicini. Conosciamo bene le problematiche che vivono gli italiani in Uruguay. Dal pensiero alla soluzione occorre però una seria riflessione. Cero di essere molto concreto”. Il titolare della Farnesina tocca tutti i punti a cominciare dai servizi consolari, tema però affrontato abbastanza sinteticamente: “I tagli erano inevitabili vista la riduzione della spesa pubblica. Sappiamo che per le comunità locali si è trattato di una perdita di un punto di riferimento. Adesso l’obiettivo è quello di puntare ad avere servizi più efficaci, velocizzare i tempi anche con il supporto della tecnologia”.

Il vero grande tema su cui insiste il ministro è la diffusione della lingua su cui dedica buona parte del suo intervento: “Io ci credo molto. Ci dobbiamo credere molto. La lingua è un elemento importantissimo, è la nostra cultura, da dove veniamo. C’è una lettura molto sentimentale della lingua che spesso non identifica la complessità del tema. Studiare la lingua in un paese dove il 40% della popolazione ha origini italiane significa completare la propria identità culturale. L’identità uruguaiana è fatta anche dall’Italia e questo discorso vale per tutti, sia per coloro che hanno origini italiane come per tutti gli altri”. Prendendo d’esempio le trattative per un accordo di cooperazione economica tra la l’Emilia Romagna e il dipartimento di Canelones commenta: “Queste iniziative sono fondamentali perché dobbiamo rilanciare gli scambi commerciali”.

Un obiettivo, questo, profondamente legato alla diffusione della lingua: “La grande forza dell’economia italiana sono le piccole e medie imprese che però a volte, per diversi motivi, fanno fatica a proiettarsi verso l’estero. Immaginate che un imprenditore italiano venga in Uruguay e possa avere la possibilità di parlare in italiano, questo sarebbe un fattore molto importante di aiuto”. Moavero insiste sulla lingua come “elemento complementare dell’identità nazionale uruguaiana”.

Cosciente delle difficoltà, si appella ai rappresentanti: “Questa è una battaglia comune tra noi e voi. Anche voi dovete aiutarci a fare pressione sulla politica locale. Dato che l’italiano fino a pochi anni fa era obbligatorio nei licei dobbiamo insistere”. Un altro degli obiettivi su cui si sta lavorando è la possibilità della doppia convalida del titolo di studio, una rivendicazione storica dei rappresentanti. All’interno del protocollo firmato con Nin Novoa è stata stabilita una commissione che possa avanzare in questo negoziato: “Questa iniziativa sarebbe un’ottima opportunità anche in chiave regionale, sia per gli uruguaiani a cui si aprirebbero le porte dell’Europa che per gli italiani interessati al Sud America”. Poche parole anche sulla Dante Alighieri e del suo fallimento in Uruguay che sarà al centro di “prossime riunioni a Roma” per valutare eventuali iniziative future. Infine, un messaggio di speranza ai connazionali: “Sappiate che l’Italia è con voi anche se a volte non sembra”.

Matteo Forciniti