Torna a briglie sciolte, Beppe Grillo. E lo fa concedendo un'intervista al mensile francese "Putsch" in cui torna a invocare un referendum sull'euro: "Voglio che il popolo italiano si esprima. E' d'accordo? C'è un piano B? Bisogna uscire o no dall'Europa?", chiede il garante (e fondatore) del Movimento, rispolverando così un antico cavallo di battaglia dei pentastellati, archiviato da Luigi Di Maio, che, proprio in questi giorni, ha ribadito la linea -sposata ormai da mesi- "atlantista" ed "europeista" dei 5 Stelle, con un'Italia saldamente ancorata all'Unione europea (e monetaria), anche nel caso in cui i 5 Stelle dovessero andare al governo del Paese.

Ai primi lanci di agenzia rimbalzati in rete con le dichiarazione di Grillo sull'euro, le correnti anti-dimaiane si sono improvvisamente ridestate: "è una botta ai governisti e non è equivocabile", si dice convinta una parlamentare di vecchio corso. Perché la speranza, tra coloro che vorrebbero scalzare Di Maio dalla leadership, è che in loro sostegno arrivi proprio Grillo: "è l'unico che può farlo". In realtà - assicurano fonti vicine al garante del Movimento - l'ex comico genovese non avrebbe alcuna intenzione di scalzare Di Maio né di dare una mano a quanti lo vorrebbero fuori dal movimento, convinto, anzi, che il giovane capo politico abbia agito al meglio per portare il M5S a palazzo Chigi.

Nonostante questo però, il fondatore del Movimento ha tirato un sospiro di sollievo una volta fallite le trattative con i dem, un boccone amarissimo che comunque Grillo sarebbe stato pronto a inghiottire. E Di Maio? Come ha preso il ritorno all'antico del suo storico mentore l'ex vicepresidente della Camera? Dopo aver in un primo momento glissato - "Grillo è il nostro garante..."- Di Maio ha replicato così a chi gli chiedeva un commento sulla "giravolta" anti euro del fondatore dei 5 Stelle: "Grillo è uno spirito libero e lo conosciamo tutti, ma la linea sull'Europa e sull'euro resta sempre quella", ovvero "cambiare tutto".

"Tramontata l'ipotesi di un governo a trazione M5S - gli fa eco un deputato dell'ala dimaiana - lo stesso Luigi è tornato ad usare un linguaggio' di lotta', oltretutto invitandoci
a tornare nelle piazze. Grillo ha semplicemente detto la sua, senza farsi alcun problema visto che l'illusione Chigi è tramontata. Beppe è così, sbaglia chi fa dietrologie vedendo chissà quale tatticismo. Oltretutto il mensile è francese, magari quell'intervista risale a settimane fa...".

Fatto sta che le acque nel Movimento sono un tantino agitate in questa fase. E mentre in molti fanno gli scongiuri sperando non si torni subito al voto - il deputato palermitano Giorgio Trizzino, prima di fare dietrofront, ne ha parlato come di una "iattura" - lunedì in assemblea si rischia la conta, perché l'idea di lanciare una petizione su Facebook per raccogliere le firme "pro urne subito" potrebbe approdare in congiunta, con il beneplacito dello stesso Di Maio.

Difficile, in ogni caso, che le divisioni interne possano emergere nella riunione convocata per lunedì alle 19.30. A poche ore cioè dal terzo giro al Quirinale per le consultazioni del Presidente Sergio Mattarella. I falchi del Movimento, oltre a essere in minoranza, non sono organizzati e non hanno - con Roberto Fico ormai investito di una carica istituzionale - una guida forte al loro interno, pronta a lanciare il guanto di sfida a Di Maio. Tuttavia c'è chi è pronto a scommettere che la tregua apparente non possa durare ancora a lungo. "Luigi non è riuscito a capitalizzare il 32,6% di voti - dice una delle voci più critiche celandosi dietro l'anonimato - è il peggior fallimento possibile e prima o poi dovrà risponderne".