La crisi degli ospedali, Italia senza medici. Il problema, acuto, diventa in estate acutissimo. Soprattutto nei pronto soccorso. Mancano ottomila medici, tra pensionamenti, blocco del turn over, carenza di giovani. Gli specializzati neo laureati preferiscono andare all’estero. Un tipico aspetto anche della fuga di cervelli precoci. In Italia, in questo momento, soffre in particolare il Molise. Pochi parti e solo tre ginecologi, l’ostetricia chiusa. Il lamento sa tanto di grido di dolore. "Per partorire dobbiamo andare a Vasto, non saremo più molisani". Da ieri a Termoli non si nasce più, la possibilità cancellata da uno sbrego scritto a penna dal Commissario ad acta. Mai più sorrisi dietro la porta del Nido. In tutto il Molise non esiste più un solo primario di ostetricia e ginecologia. Sono tutti "facente funzione", s’incazza di brutto un ginecologo tra le stanze vuote dell’ospedale San Timoteo, secondo piano. "Il guaio è che non sappiamo con chi prendercela. La politica è incapace di programmare. Fa amministrare la sanità da amici incompetenti".

Impossibile partorire a Termoli. Il punto di nascita più vicino è Vasto. Trenta chilometri, ma anche in un’altra regione, Abruzzo non più, Molise pieno. Un’incongruenza, l’assurda rappresentazione di distonie colossali. Ma valla a spiegare, e a chi, la storia del commissario ad acta che ha firmato lo stop. Ma come raccontarla la serrata? Una brutta storia quella dell’identità abruzzese. A Termoli, ospedale San Timoteo, l’anno scorso sono venuti al mondo 353 bambini; molto peggio quest’anno. Meno di un neonato al giorno. Così il reparto è scivolato sotto la soglia minima – mille nell’anno con deroga a cinquecento in situazione complesse – gli standard di sicurezza denunciano cali poderosi, l’esperienza non matura. L’investimento diventa davvero impossibile da sostenere. "Un ginecologo da orario ridotto; un altro l’hanno inviato a Campobasso". Quindi, tre ginecologi e mezzo in tutto. Laddove, una volta, al San Timoteo ne facevano nascere più di mille. "Poi è arrivata la crisi delle nascite, e i politici hanno distrutto la sanità molisana".

A Larino venivano a operarsi da mezza Italia. Come pure al reparto ortopedia. "L’arrivo dei politici ha rovinato tutto. Fanno quello che vogliono, la rigirano a mo’ di pizza". Il direttore amministrativo, fino all’anno scorso, era un carabiniere. Impensabile che possa gestire ospedali. A Vasto si fregano le mani. La classica palla presa al balzo. Per attirare le mamme dicono che fanno il parto in acqua. "Mica vero, è tutto folkore". L’aria di chiusura dell’ospedale di Termoli soffiava ormai da tempo. Le mamme non l’hanno buttato giù il rospo. "Chiamavano in reparto, preoccupate. Molte se ne sono andate, la chiusura era nell’aria". Fino alla mazzata finale del Commissario ad acta, Angelo Giannini. All’ospedale San Timoteo di Termoli continueranno a essere garantite solo le urgenze. Ma su quale base? Quella della situazione clinica. "Al pronto soccorso assicureranno il trasferimento dell’assistito verso il punto nascita appropriato. Il più consono possibile".

L’impegno è ribadito in una nota. Ma questo non placa la rivolta delle mamme. Pacifica, senza urla. Infuriate, a decine, chiedono che la politica abbia un ripensamento. Le mamme si sono date appuntamento nel gruppo "Voglio nascere a Termoli", su Facebook. Il gruppo può contare su 2.500 iscritte, tutte incavolate nere e decise ad andare fino in fondo. "Nulla e nessuno ci fermeranno". Le mamme chiedono che il punto nascite resti aperto. "Perché i burocrati che lavorano coi numeri non possono toglierci il diritto di fare nascere nostro figlio a Termoli", il tono della protesta sale attraverso la voce di Cinzia Ferrante, l’organizzatrice del vivace movimento "Voglio nascere a Termoli". Diversamente monta il rischio grave di far sparire il Molise. "Lo stanno smantellando un po’ alla volta, è un vero schifo". Tanti medici se sono andati. Altri ospedali offrono cose che Termoli non ha. Servizi che qui non esistono, il parto in acqua, il parto indolore…

Alla protesta delle mamme del Molise si unisce il governatore regionale Donato Toma. Di proprio pugno ha scritto una lettera ai ministri della Salute e dell’Economia. "Meglio tardi che mai, ma io preparo le valigie, vado via, me ne sbatto di Termoli, purtroppo". La voce di un medico nel coro che acquista consistenza giorno dopo giorno. Il canto di protesta per attirare l’attenzione su un problema serio. Di più, serissimo. A Termoli non si nasce più. L’ipotesi è dietro le spalle, davanti c’è la certezza. La chiusura di ostetricia come passo decisivo per cancellare la possibilità che si possa ancora nascere molisani. Vasto è Abruzzo, gente.

Franco Esposito