Macchina del fango in azione con vista sulle imminenti elezioni regionali? In funzione o meno il perverso meccanismo, questa è una tegola, una pesante ombra che pesa su Salvini. Inchiesta Lombardia: arrestati i tre commercialisti vicini alla Lega.

Alberto Di Rubba, ex revisore dei conti del partito, Andrea Manzoni e Michele Scilleri. Una svolta, il poderoso smottamento nel caso Film Commission. Al centro dell’indagine, tutti ricorderanno, la vendita a prezzo gonfiato di un immobile. Utile riepilogare i fatti, nella successione cronologica di come si sono svolti. Punto primo, l’immobile di Cormano. Michele Scilleri nomina Luca Sostegni come prestanome della Paloschi srl.

La società sul bavero del fallimento dispone del capannone che sarà venduto a 400mila euro ad Andromeda, anch’essa una srl di Scilleri, ma intestata al cognato Barbarossa. Punto due, la vendita alla Regione Lombardia. L’immobile viene acquistato nel dicembre 2017 dalla Lombardia Film Commission a 800mila euro. Il doppio della cifra della prima acquisizione. Il presidente di LFC è Alberto Di Rubba.

"Un’operazione senza una giustificazione economica", obietta la Procura. Punto terzo e conclusivo, il denaro all’estero. Sta a significare questo: il denaro finisce sul conto di due commercialisti leghisti, Di Rubba e Manzoni, e su alcune entità estere riconducibili a Scilleri. Tramite rogatoria, la Procura ha chiesto ai colleghi svizzeri informazioni sui destinatari finali dei bonifici. Che non potesse scattare la retata non era un segreto nemmeno per gli avvocati. Sulla tempistica c’è stato silenzio assoluto. Il più giovane degli arrestati, Andrea Manzoni, testa fine, un dottorato di ricerca negli Stati Uniti, si era infatti presentato in procura la scorsa settimana. Alberto De Rubba, un passato da bancario si sarebbe presentato martedì.

Vecchia gloria della stagione di Mani Pulite, il cinquantasettenne Scilleri aveva chiesto di essere ascoltato la prossima settimana. Invece niente, andranno dal pm Giulio Fanales, per gli interrogatori di convalida. Il peso delle accuse, per i tre commercialisti, è cresciuto in maniera esponenziale, da quando Luca Sostegni, in chiare difficoltà familiari, ha attraversato una serie di traversie. Quel ristorante in Brasile incamera solo passività. L’operazione della Lombardia Film Commission ha garantito ai tre commercialisti "un drenaggio di fondi pubblici per 800mila euro". L’ha scritto il gip: accolta la richiesta del Procuratore aggiunto Eugenio Fusco e del pm Stefano; mandati ai domiciliari il trio e anche Fabio Giuseppe Barbarossa, cognato e prestanome pure lui di Scilleri. L’accusa per tutti è "peculato, turbativa libertà nel procedimento di scelta del contraente e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte".

Ricostruita nei dettagli dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf di Milano la "storia miracolosa di questo capannone industriale alla periferia del capoluogo lombardo. "Uno schermo giuridico dentro il quale occultare l’unico intendimento perseguitato". Uno schermo semplice, quasi banale. Dove è facile comprendere che chi vende e chi compra è sempre lui, Scilleri. Salvini come l’ha presa, è riuscito a incassare la botta? Finito il comizio a Signa, in Toscana, la regola gli è arrivata tra capo e collo. Muscolare la prima reazione, avevate dubbi? "Riparte l’accerchiamento, non mi farò intimorire". Mentre tutti i parlamentari, Salvini compreso, ovviamente, vengono convocati a Catania per la prima udienza del processo Open Arms.

Non si esclude l’arrivo di un’altra botta: Salvini e la Lega rischiano di essere tramortiti. La posizione di Alberto Di Rubba viene così riassunta dal gip: "Faceva parte di un unico centro di potere, con Scilleri. Sono anche i revisori contabili del partito di Matteo Salvini alla Camera e al Senato, entrambi vicinissimi al segretario del partito, Giulio Centemero". Manzoni, l’altro commercialista, ha liquidato "La Padania". Insieme, in tre, secondo gli inquirenti, hanno gestito i flussi di denaro del partito, anche in qualità di "custodi delle chiavi della cassaforte di contributi elettorali e fondi pubblici". L’inchiesta ha inoltre appurato che Fidrev, la fiduciaria elvetica ha fatto perdere le proprie tracce. Secondo la procura, la destinazione finale degli 800mila euro non ha mai incontrato la minima osservazione o opposizione dei leghisti di stanza al Pirellone.

Manzoni e Di Rubba avrebbero incassato 420mila euro; 133mila sono finiti nella pancia di Andromeda di Scillieri; 200mila sono stati spesi per lavori di ristrutturazione alla Baracchetti service. La società di Francesco Baracchetti, elettricista, ex consigliere leghista di Casnigo, "personaggio legato a Di Rubbia e Manzoni e più in generale al mondo della Lega", già al centro dei report dell’antiriciclaggio di Banca d’Italia. Quei report, gente, acquisiti dalle procure di Milano e di Genova, che indaga sui 49 milioni spariti dalle casse della Lega. Che storia, anche quella. La madre di tutte. Quanta bella gente c’è nella Lega di Matteo Salvini. Ma dov’è la notizia?

di Franco Esposito