"Due anni fa la Santa Sede ha raggiunto un accordo con il partito Comunista Cinese nella speranza di aiutare i cattolici in Cina. Ma l'abuso del Partito Comunista Cinese sui fedeli è solo peggiorato. Il Vaticano metterebbe in pericolo la sua autorità morale se rinnovasse l'accordo". Parole di certo pesanti queste del segretario di Stato americano Mike Pompeo. In una dichiarazione pubblicata su 'First Things', il giornale religioso americano più influente, il segretario ha anche criticato la decisione della Santa Sede di "legittimare" sacerdoti e vescovi cinesi che erano nel Partito comunista cinese. Secondo Pompeo "la situazione dei diritti umani in Cina si è gravemente deteriorata sotto il dominio autocratico di Xi Jinping, soprattutto per i credenti'', tra sterilizzazioni forzate e aborti dei musulmani nello Xinjiang", ricordando poi abusi nei confronti di preti e laici cattolici e assalti alle chiese protestanti. Il tutto per mettere in secondo piano la Chiesa e promuovere Xi Jinping a "divinità ultraterrena". Per Pompeo "come nei regimi dittatoriali del passato, come a esempio il nazismo di Hitler, in Cina viene distrutta la dignità degli esseri umani dal partito comunista cinese. Ci sono campi di detenzione dove i cittadini vengono deportati e privati dei diritti fondamentali". Di certo la dura presa di posizione di Pompeo cade a pennello, dato che domani scade l’accordo tra Cina e Vaticano (ma c’è un altro mese di tempo per poterlo rinnovare) e la Santa Sede ha fatto capire che l’intenzione è comunque quello di confermarlo. Da sottolineare che il 29 e 30 settembre il segretario di Stato sarà a Roma ed è previsto anche un colloquio in Vaticano con Papa Francesco.

STEFANO GHIONNI