Triplice fiasco su Juventus-Napoli. Al termine di una giornata surreale, il dato che emerge è che la Lega Calcio, organo composto da società private, può ignorare le norme di rango superiore rispetto ai suoi protocolli, le disposizioni di una azienda sanitaria locale e i richiami di due ministeri. Il Governo, contraddetto pubblicamente, non ci fa una bella figura, i vertici del calcio nemmeno, i club coinvolti rischiano di pagare il danno d’immagine maggiore, tra accuse incrociate di vittimismo e furbizia. E pure le Asl, responsabili della salute pubblica sul territorio di competenza come ribadito anche dal Cts, vengono travolte dalle polemiche per decisioni ritenute esagerate. In un contesto nazionale che vede la preoccupazione aumentare di pari passo con la curva dei contagi, a dare spettacolo - purtroppo imbarazzante - sono un po’ tutti: governo dello Stato, Governo del calcio e pure i club che nell’arco di due giorni non sono riusciti a trovare una soluzione di comune accordo. L’unica comunicazione tra il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis e l’omologo della Juventus Andrea Agnelli sta in un messaggino inviato dal primo al secondo: “Rimandiamo?”. Risposta: “La Juventus come sempre si attiene ai regolamenti”, ha detto lo stesso Agnelli a Sky.

La giornata è iniziata con le due squadre ferme sulle posizioni del giorno prima. La Juventus fin dalla mattina ha confermato di voler scendere in campo con o senza la presenza del Napoli, ha fatto svolgere la rifinitura ai suoi giocatori e ha rilanciato la lista dei convocati come se nulla fosse. Il Napoli è rimasto invece in isolamento. Perché gli azzurri non sono partiti per Torino? Eppure pochi giorni fa la Lega ha adottato un protocollo per far disputare le partite in caso di calciatori positivi in una o più squadre alla vigilia di un match. La circolare del 2 ottobre non difetta di chiarezza e anzi prevede che partite come Juventus-Napoli rientrino nella casistica dei match da giocare, in linea generale. In base a questa circolare, gli azzurri dovranno essere penalizzati con la sconfitta a tavolino per 3 a 0 e un punto di penalizzazione in classifica. Tuttavia, visto che la vigilanza e le responsabilità in tema di sanità sono com’è ovvio in campo alle autorità pubbliche, si prevede il rinvio senza penalità “fatti salvi eventuali provvedimenti delle Autorità Statali o locali”.

Dopo due casi di positività Covid registrati tra i calciatori (Zielinski ed Elmas) ieri l’Asl Napoli 1 ha disposto che i “contatti stretti” (cioè tutta la squadra) dei giocatori risultati positivi  “dovranno rispettare l’isolamento fiduciario”. “Pertanto - continua l’azienda sanitaria - si resta in attesa di conoscere il domicilio presso il quale verrà effettuato l’isolamento per poter avviare le azioni conseguenziali di sorveglianza sanitaria”. Si tratta di una decisione in controtendenza rispetto a quelle prese dalle Asl di altre regioni, dove ai club con casi di positività è stato comunque permesso di giocare.

La decisione spetta comunque alle autorità competenti per territorio e non è affatto detto che siano coordinate. Nella lettera dell’Asl napoletana si richiama la circolare del Ministero della Salute del 18 giugno, e qui si cela probabilmente il fallo interpretativo dietro il caso Juventus-Napoli.

Nella circolare si legge che per l’attività agonistica di squadra professionista l’Asl “può prevedere che [..] alla quarantena dei contatti stretti possa far seguito” il tampone per tutta la squadra il giorno della gara programmata “in modo da ottenere i risultati entro 4 ore e consentire l’accesso allo stadio e la disputa della gara solo ai soggetti risultati negativi”. Viene quindi definito un protocollo sanitario da seguire per consentire ai negativi di poter scendere in campo, ma non introduce un obbligo quanto una facoltà che resta ovviamente in capo all’Asl (non “provvede” ma “prevede che... possa... ”).

D’altronde che la volontà delle autorità sanitarie campane fosse quella di impedire la partenza dei calciatori per Torino è chiaro anche dalla lettera inviata questa mattina dall’Asl Napoli 2 alla società napoletana. “Tenuto conto che i calciatori del Napoli recandosi a Torino avrebbero inevitabilmente contatti con una pluralità di terzi (personale dell’aeroporto, equipaggio e passeggeri del volo, personale dell’hotel sede di ritiro, addetti e tesserati della Juventus) si ritiene che le condizioni non consentano lo spostamento in sicurezza”.

Il Napoli non poteva partire per Torino. Avrebbe messo a rischio molte altre persone”, ha chiarito ancora una volta il direttore generale della Asl Napoli 2 Nord Antonio D’Amore a Radio Capital.  Quindi non solo a rigor di logica, ma pure a rigor di norma (le due cose non sempre coincidono), il Napoli non poteva scendere in campo, a causa di un “provvedimento di una autorità locale” che rientra chiaramente tra quelli menzionati dalla circolare della Lega Calcio. Le regole, da questo punto di vista, sono chiare, anche se possono essere criticabili.

Per questo il ministro della Salute Roberto Speranza ha affermato in diretta tv a In Mezz’ora in Più che ”è già deciso che non si giocherà, è già una notizia consolidata. Ma ribadisco, attenzione perché le cose importanti sono altre”. Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora - che domani incontrerà Lega e Figc - ha preferito non schierarsi apertamente, ricordando da un lato che “alle Autorità sanitarie locali è demandata una chiara responsabilità e una precisa azione di vigilanza” e al tempo stesso che “spetta ora agli organismi sportivi decidere sugli aspetti specifici del campionato, sia sulla decisione di stasera che su eventuali ricorsi futuri”.

Alla Lega Calcio la posizione del Governo ha interessato quel tanto che basta. E anzi, dopo una riunione, ha contraddetto apertamente il ministro della Salute disponendo che la partita si disputasse anche con la presenza di una sola squadra in campo. Secondo l’organo rappresentativo delle società le norme per rinviare la partita “non si applicano” perché “non sussistono provvedimenti di Autorità Statali o locali che impediscano il regolare svolgimento della partita”.

Il Napoli invece prepara la battaglia legale mentre fuori dallo stadio San Paolo è apparso uno striscione: “Il peggior virus si chiama Juventus...20:45 Amuchina su Torino”.

Pessimo spettacolo, ed è appena iniziato.