Dunque, dovremo abituarci a convivere con la mascherina. Dappertutto. Almeno fino a quando non finirà lo stato di emergenza, e cioè fino al 31 gennaio. Poi, si vedrà. Adesso, il governo non temporeggia più, è deciso a frenare, a dare maggiore sicurezza a tutti perché il virus non rallenta. E si teme che possa ancora aumentare. Ieri, i casi sono stati 2578 e 18 i decessi. Il che vuol dire che la curva non si placa e anzi minaccia di estendersi sempre più. E così via con la mascherina sempre e ovunque. Il premier, Giuseppe Conte, parlando ad Assisi nel giorno di San Francesco, è stato lapidario: "Sicurezza ed economia". Sono questi i due problemi che il Paese deve affrontare immediatamente prima che sia troppo tardi. La pandemia ha fatto disastri, l’Italia sta rischiando il tracollo perché troppi settori sono in crisi e c’è il pericolo che non riusciranno più a rialzarsi. Il presidente del consiglio convoca la maggioranza e detta, oltre all’obbligo di mascherina, le prime regole.

Innanzitutto quelle con le Regioni. Da oggi in poi, se l’esecutivo prenderà dei provvedimenti a Roma come a Milano, a Torino come a Firenze i governatori non potranno intervenire allargando le maglie. Bando al buonismo. Solo se le decisioni saranno più restrittive, Palazzo Chigi non metterà divieti. In caso contrario si. In parole più semplici si vuole evitare da oggi in poi che ci sia un conflitto tra centro e periferia. Le regole dovranno essere uguali per tutti, non si faranno sconti per nessuna ragione al mondo. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, segue alla lettera le direttive del governo e va ancora più in là, se possibile. Riferendosi al pasticcio che si è creato per un incontro di serie A tra Juventus e Napoli, dice con grande chiarezza: "La priorità assoluta è la salute non il calcio".

Certo, non dovranno più ripetersi circostanze come quelle del match fra piemontesi e campani. Un intreccio di mosse e contromosse che non hanno reso un buon servigio al nome Italia. La Juve che scende in campo e attende un avversario che non arriverà mai. Fermato da una ordinanza della Asl che sosteneva la pericolosità della trasferta dei giocatori del Napoli. Alcuni dei quali erano stati attaccati dal virus. Insiste il responsabile politico della sanità: "Se dobbiamo correre qualche rischio, meglio farlo per le scuole, non per il football". È chiaro quel che desidera Speranza. Vuole che si raggiunga un accordo chiaro fra il ministro dello Sport e i numeri uno della Federazione calcio e della lega di serie A. Di modo che non avvengano episodi di questo genere che rischiano di creare altra confusione in un Paese che non ha proprio bisogno di incertezze. Specie se queste interessano uno sport e non la tranquillità degli italiani.

Insomma, considerata la situazione che non accenna a migliorare, non si vogliono correre più rischi. E il premier, dopo aver deciso quali provvedimenti prendere, si recherà in Parlamento per avere il via libera dalle due Camere. Pugno di ferro, quindi. Tanto è vero che gli assembramenti saranno puniti con multe salate (ieri ne sono state elevate 186) e sarà l’Esercito a vigilare che tutto avvenga nella norma. In primis l’uso della mascherina. Il presidente del Consiglio ha parlato a nuora perché suocera intenda. In un periodo come questo, i partiti la debbono smettere di dividersi e di fomentare polemiche che non hanno nessun senso. Le liti da cortile dovranno cessare se si vuole il bene del Paese. Le critiche sono rivolte soprattutto ai Grillini che se le stanno dando di santa ragione. Ora pure Casaleggio è finito nella mischia e molti esponenti importanti del Movimento vorrebbero farlo fuori. "Me ne andrò se si vuol trasformare il Movimento in un qualcosa di diverso (leggi partito)". Una scissione che vedrebbe di buon occhio anche Alessandro Di Battista? Può darsi, ma oggi come oggi, non sono questi i guai che debbono preoccupare il Paese. Più chiaro di così!

BRUNO TUCCI