"Gente d’Italia" chiude. Il quotidiano in lingua italiano diffuso in Uruguay in abbinamento con Il Pais e diretto da Mimmo Porpiglia cessa le pubblicazioni. La notizia crea un profondo sconcerto nella comunità italiana in Uruguay, da sempre terra di emigrazione. Il giornale, infatti, rappresentava una cinghia di trasmissione culturale con l’Italia con un flusso bidirezionale di informazione. Il racconto in Uruguay di quanto accade in Italia ed il racconto in Italia di quanto accade in Uruguay; consentendo, tra l’altro, a tutti i componenti della comunità italiana di avere una propria voce libera rispetto alla presenza istituzionale italiana a Montevideo.

Il giornale non chiude per il CoVid o per ragioni editoriali, ma perché ad oltre cinque mesi dalla scadenza non ha ancora incassato i contributi a favore dei quotidiani italiani all’estero previsti dalla legge italiana. Un legittimo supplemento di istruttoria si è trasformato in una modalità per rimandare sine die il pagamento nella più classica inerzia della burocrazia italiana. Chiudere senza creare ulteriori debiti nei confronti dei fornitori e dei dipendenti è l’unico modo per evitare un fallimento che tradirebbe quel senso di rispettabilità e di rigore che contraddistingue gli imprenditori italiani nel mondo.

La comunità italiana nel mondo richiede serietà e Gente d’Italia decide di essere testimonianza di serietà. Il ritardo nel pagamento, il supplemento di istruttoria impantanato nelle sabbie mobili della burocrazia sembra che sia nato da un’ostilità del nuovo ambasciatore in Uruguay che richiedeva una sorta di subordinazione della linea editoriale del giornale rispetto alle sue iniziative; in primis quella di costruire un nuovo consolato a Montevideo.

I toni aspri del dibattito su questa iniziativa hanno indispettito il Ministero degli esteri ed i suoi rappresentanti. E cosa meglio di qualche menzogna che son venticelli gettati qua e lì per far ritardare un pagamento e chiudere un giornale non funzionale alle esigenze dell’ambasciata? Un giornale funzionale all’autorità diplomatica, come un giornale asservito ai Governi non serve, è inutile. Ma il declino culturale delle istituzioni, basti pensare alla situazione delle posizioni apicali del Ministero degli esteri, è un dato di fatto. Su chi ha ragione deciderà a questo punto un Giudice con i tempi della giustizia italiana che sono parenti a quelli della burocrazia. Ma Mimmo Porpiglia è uomo coriaceo e questa volta rappresenta in pieno anche i sentimenti di una comunità a cui è stato tolto uno strumento di libertà.

ENZO GHIONNI