di Lucio Fero

Conte, il bambino, e la lettera su Babbo Natale. Chi ha pensato e scritto quella rispettosa e incoraggiante e stimolante e ossequiante lettera al presidente del Consiglio? Zingaretti di cui alcuni esegeti credono di trovare stilemi nel testo? Oppure il sospettabile è ovviamente il maggiordomo e cioè Rocco Casalino?

BAMBINO DI 5 ANNI CHE… SARA’ ANCHE VERO, MA SCRIVE DA ESSER PRESUNTO - Lettera di un bambino di cinque anni annuncia la cronaca ufficiale del mini evento. Bambino di cinque anni che sarà anche vero, in carne, ossa, nome, cognome, residenza. Ed è anche possibile nella realtà che un bambino di cinque anni abbia magari detto a casa qualcosa del genere: ma quest’anno Babbo Natale lo fanno venire? Fin qui nei confini del genuino.

Il resto però è con tutta evidenza fabbricato. A livello minimo ed ovvio: la lettera l’hanno scritta i genitori. Non senza qualche consulenza e super visione però non del mittente ma del destinatario. E cioè degli addetti stampa e propaganda di Palazzo Chigi. Il risultato, involontario, è un testo da Minculpop, se qualcuno ricordasse cosa fu il Minculpop e cosa per decenni si intendeva quando si battezzava così una comunicazione istituzionale molto indulgente e deferente verso il…caro leader.

Presunto bambino si sorridono reciprocamente Paolo Mieli e Simone Spetia al mattino di Radio 24, in effetti il testo della lettera fa di molto e di più per indurre il dubbio che il bambino possa essere definito “presunto”. Se non presunto lui, di certo la sua diretta mano a vergar quelle righe, queste righe.

“Caro Presidente, sono preoccupato per Babbo Natale, è anziano e per lui è pericoloso andar per  le case, ma è bravo e sicuramente metterà la mascherina per proteggersi…Sotto l’albero oltre al latte e biscotti metterò anche igienizzante… In famiglia e a scuola seguiamo tutte le regole delle Sue (s maiuscola ndr) disposizioni e igienizziamo le manine”.

CONTE E BABBO NATALE: DISPOSIZIONI E MANINE - Le Sue disposizioni a scuola e in famiglia, le manine… come si vede e si legge le tipiche osservazioni, i tipici pensieri e prosa, la forma, lo stile e il contenuto di uno scritto da parte di un bambino di cinque anni. Ma c’è ancora, eccome, da leggere.

Il bambino o chi ne fa le veci (tanto per usare terminologia scolastica) scrive in sostanza: Babbo Natale ha bisogno di una autocertificazione per circolare? Dal momento che il bambino o chi ne fa le veci nello scrivere sono entrambi sicuramente italiani, l’istinto e la prassi portano alla soluzione: chiedere a qualcuno che conta un passi. Quindi la lettera: “Può fare a babbo Natale autocertificazione per la consegna dei regali?”. E’ questo l’acme, lo scenico momento, il momento della partecipazione emotiva: su, tutti con il bambino che palpita e teme, magari con la voce che gli sta rompendo in gola, arriverà, potrà passare Babbo Natale?

LA RISPOSTA DELL’UOMO CHE FA PASSARE I REGALI - La risposta dell’uomo che fa passare i regali è il molto che resta da leggere: “Nonostante gli impegni…” si annuncia nei comunicati da Palazzo Chigi, nonostante gli impegni il premier premuroso ha letto la lettera del bambino, idealmente si è chinato sulla sua testa e su quella di tutti i bambini d’Italia e ha garantito che “Babbo Natale ha permesso universale di circolare”. Quindi stia sereno il bambino, stia sereno babbo Natale: a vigilare sulle strade dei regali ci pensa Conte.

LA MORALE DELLA LETTERA E’… - La morale della lettera (e della risposta) è…Difficile dire, ogni ipotesi rimanda ad una origine e ad una “morale” che si fatica a credere, accettare fino in fondo.

Ipotesi uno: una genialata della propaganda. Arriva davvero una lettera, qualcuno la legge a Palazzo Chigi e decide di raccontarci sopra la favola buona e bella di Conte che tiene aperte le strade ai regali di Babbo Natale. La genialata sarebbe comunicare così in via indiretta e mediante bambino che il governo salva Natale, comunicare sub e neanche tanto sub limine che a Natale si gioca. Può essere, può essere che sia così. Nel caso la “morale” è che i curatori di immagine e propaganda di Palazzo Chigi credono di dipingere come Michelangelo ma hanno la professionalità di un temperamatite.

Ipotesi due: una iniziativa della propaganda, qualcosa di costruito a tavolino. In questo caso, oltre alla professionalità di un temperamatite, anche la malizia astuta di uno che rimane con la mano incastrata nel barattolo, vuoto, della marmellata.

Ipotesi tre: un effetto collaterale della disperazione. Come quando si invita a cantar inni mentre arriva il peggio. La lettera salva Natale al bambino come riedizione in confezione natalizia dell’ormai usurato e inascoltabile “andrà tutto bene”.

Ipotesi quattro (la più probabile): l’eccesso di zelo. Darsi da fare, risollevare il morale del paese e qualcuno mumble mumble… Qualcuno si è messo a pensare, con le sue categorie concettuali, con i suoi canoni, sulla base delle sue esperienze e di quelle di uomini e donne del suo mondo. E deve aver pensato: una buona animazione sempre rallegra, migliora il clima, funziona nei villaggi, funzionerà anche nei villaggi globali. Più bambino, più premier soccorrevole e protettivo, più Babbo Natale: le tv ci si fionderanno su. E comunque dovere di intrattenimento è di intrattenere il paese, noi stiamo qui per questo.

Ecco, deve essere andata più o meno così.